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Cambiare vita alla soglia dei 40

29 Marzo 2015 By Giovanna Rossi 2 commenti

Ci sono persone che vivono una vita nel solco della propria tradizione, storia, famiglia e altre che hanno un bisogno innato di reinventarsi, cambiare, partire. Ovviamente è una generalizzazione, ma se dovessi scegliere in quale squadra potrei dare il meglio sarebbe assolutamente nella seconda.

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Nel mio Dna c’è sicuramente il viaggio e la scoperta. Non credo sia un caso che sia nata nelle Marche, sia cresciuta in Romagna e da quasi due anni io viva a Reggio Emilia. Un viaggio verso nord che idealmente concluderò a Parigi dove, chi mi ama lo sa, vorrei fossero portate un giorno le mie ceneri. Mi piace da morire la sensazione, quando viaggio, di sentirmi straniera per pochissimo tempo e perfettamente a mio agio subito dopo. Non ho mai provato quel gusto, che molti invece provano, di aver voglia di tornare a casa. Magari voglia di ritornare da qualcuno, ma a casa no. Sono fatta così, la mia casa sono le persone che amo e che tengo sempre nel cuore, ovunque sia, ovunque siano loro.

Tutto questo non esclude che io sia immune ai cambiamenti, o che non ne abbia provato le difficoltà sulla pelle in tutti questi anni. Ma i cambiamenti del passato credo mi hanno reso una persona più elastica e capace di adattarsi alle situazioni. Un conto è viaggiare per piacere, per studio, per lavoro un conto è trasferirsi. Soprattutto se si fa quando si è già adulti, si hanno dei figli, un lavoro, gli amici e tante sicurezze.

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Ormai 3 e più anni fa ho deciso di cambiare città, io vivevo e lavoravo a Cesena con i miei due bambini, il mio compagno viveva a Carpineti (Re) con la sua bimba (che teneva a giorni alterni) e lavorava a Reggio Emilia, dopo 3 anni che stavamo insieme dividendoci su 2 case non era più possibile andare avanti. Mantenere 2 appartamenti grandi, entrambi allestiti per ospitare 5 persone (2 letti matrimoniali e 6 letti singoli tanto per capirci) a 250 km di distanza era diventato una follia in termini economici e di qualità della vita. Una decisione andava presa se volevamo essere una famiglia davvero. E non vorrei parlare ora del tipo di decisione, buona o cattiva, migliore o peggiore, vorrei parlare del momento in cui prendi una decisione importante e poi la persegui.

Credo che una decisione di questo tipo sia molto simile alla partenza di una gara. Ci vuole sicuramente una buone dose di follia per iscriversi, ma una volta che sei sulla linea di partenza non pensi alla fatica, agli ostacoli, ai pericoli, pensi che farai di tutto per tagliare il traguardo. E una ad una supererai tutte le difficoltà, anche quelle che non avevi messo in nota.

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Credo che sia questo lo spirito con cui sono arrivata a questo trasferimento. Una volta presa la decisione, sofferta e difficilissima, ne ho fatto un grimaldello su cui ancorare tutte le scelte necessarie. Ed erano infinite, tante da togliere il fiato. Ma le scelte in questi casi sono come i passi, quando credi che le gambe non reggano più basta concentrarsi, non sulla strada davanti, ma sul passo successivo che è sempre e solo uno. E uno alla volta vuol dire uno in meno fino all’arrivo.

Oggi guardo con infinita soddisfazione a ciò che sono stata capace di essere, oggi faccio tesoro di quella forza e la metto in borraccia ad ogni allenamento.

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Commenti

  1. Silvia Lanfranchi dice

    7 Maggio 2015 alle 9:15

    Si, decisamente. Io e te dobbiamo parlare. Lo sai, vero che fra me e Davide in questo periodo ci sono 250km? Puoi immaginare quello che mi passa per la testa, vero? 😉

    Rispondi
    • Giovanna Rossi dice

      7 Maggio 2015 alle 14:16

      Ma sai quante volte leggendo i tuoi o i suoi post penso a come era la mia vita prima? Ne ho parlato anche con il mio compagno, che non è amante dei social e fatica a capire che ci sono 2 “amici” che io sento così affini a noi, di cui so tante cose, ma che non conosco! Le classiche cose che solo un Social Media Coso può capire fino in fondo. Scherzi a parte, troviamoci! Facciamo un po’ di strada per uno. 🙂

      Rispondi

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Mi chiamo Giovanna.
Fino a qualche anno fa non sapevo cosa fosse il triathlon e trattavo lo sport con la diffidenza di chi è abituato ad usare solo il cervello. Ho cambiato idea grazie ad un intervento che mi ha costretto a ricominciare da zero per non finire sulla sedia a rotelle.
Oggi sostengo che le difficoltà possono essere meravigliosi trampolini di lancio e che lo sport mi ha cambiato la vita insegnandomi cose che nei libri non avevo trovato.
Lo racconto qui.

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