Qualche giorno fa rovistando nella mia libreria, il cui ordine è stato irrimediabilmente compromesso dal trasloco, tra le pagine di un libro ho trovato una busta bianca, più che una busta era un sacchetto chiuso e ripiegato con cura. Conteneva un foglio a righe, di quelli grandi da appunti scritto a mano. Una scrittura bella e giovane, famigliare.
Era una sera un po’ malinconica, di un periodo speciale, questo, in cui attraverso lo sport e il blog mi sento molto vicina a me stessa, alle mie emozioni. In una sera come questa cosa trovo? La lettera che mia sorella mi scrisse il giorno che mi ricoverai per il primo intervento. Gennaio 2008.
Premessa: ho due sorelle che hanno parecchi anni meno di me: 11 Elena e 16 Francesca. Per dire… quando è nata mia figlia Margherita la prima sensazione che ho avuto era che l’amore che stavo provando per lei era una cosa nuova ma non totalmente, era come l’amore che avevo provato per le mie sorelle, ma solo aumentato, quasi “incontenibile”. Sicuramente totalizzante. Ma non diverso.
Il legame tra fratelli è speciale, sempre, e sono convinta che ci sia sempre qualcosa di straordinario. A nascere vicini come età, lontani o gemelli. Avere in comune entrambi o solo un genitore o non averne affatto di legami di sangue. Trovo che il rapporto famigliare, vivere insieme giorno dopo giorno, condividere spazi e tempi con tutta la difficoltà che ne consegue, costruisca un sottile filo magico che unisce per sempre. Il tempo poi trasforma i bambini in adulti, i ragazzi in uomini evolvendo e arricchendo i rapporti. Ma i fratelli rimangono tali.
Adesso Francesca, a cui ho fatto quasi da mamma “in seconda”, è una giovane e brillante universitaria, che sta studiando per la laura specialistica, impegnata socialmente… ritrovo in lei tante cose di me. Ne parlerò sicuramente. Tengo una sua lettera nel portafoglio dal giorno che me la scrisse.
La lettera in questione però l’aveva scritta Elena, che nel 2008 era poco più che ventenne. Mi scriveva una lettera perché da sempre lei si commuove e non regge le circostanze ad alto tasso emotivo. Non è debolezza, non l’ho mai pensato, lo penso ancora meno ora che è cresciuta ed è una donna fatta, come si dice (la foto è del giorno del suo matrimonio esattamente 2 anni fa…). Mi scriveva perché sapeva che non sarebbe riuscita a salutarmi di persona, non sarebbe riuscita a guardarmi negli occhi sapendo dove stavo andando. E in quelle parole, lette ora, ho trovato una capacità rara di leggersi onestamente e stare davanti ai propri limiti. La capacità di starmi dai quei limiti estremamente vicino.
“Se fossi davanti a me basterebbe un abbraccio, stretto stretto, senza neanche una parola, per farti capire tutto ciò che vorrei dirti… e invece… non sono davanti a te, non posso abbracciarti… non ho abbastanza forza per farlo”
Quando ci si trova davanti un limite a volte è necessario superarlo, a volte si deve rispettare e gestire, si devono trovare strumenti e risorse per gestirlo. Ho trovato queste parole, lette oggi con tante esperienze alle spalle, incredibili.
“E ora chiudi gli occhi… immaginami davanti a te… e immagina un nostro abbraccio forte forte”
La mente e il cuore ci possono portare dove le braccia a volte non riescono, e ci sono abbracci scritti come questo che, anche solo rileggendo, ho sentito chiaro e forte più di tanti abbracci veri.
Più leggevo e più mi sembrava di vedere la donna che mia sorella è diventata, una mamma straordinaria: dolce e sicura, che si districa tra il lavoro, il marito e le sue splendide bimbe gemelle.
E ripensavo a noi, che siamo state figlie, sorelle e siamo madri ora. Che siamo diversissime e siamo così vicine. E ripensavo alla vita che è immensa nel suo avvicinarci e allontanarci come un elastico, nel tenerci vicini se lo vogliamo nonostante gli eventi e i chilometri. Mentre leggevo e piangevo sul divano del mio studio di Reggio Emilia mi passavano dentro tutte le emozioni di questi anni, i momenti belli e quelli intollerabilmente difficili. Che però passano. Sempre.
La lettera terminava con un augurio che oggi mi fa venire i brividi, non solo perché si è avverato ma perché è l’augurio che voglio farmi per questa sfida che sto intraprendendo e perché è l’augurio che vorrei fare ogni mattina a a mia figlia Margherita, a Sofia e a Susanna (figlie di Elena), che sono tutte e tre già sorelle e un giorno spero avranno l’onore di essere madri. L’augurio per ogni figlia, sorella, madre è questo:
– LOTTA con tutta te stessa…
– SOPPORTA
– SORRIDI sempre…
E…sii felice. <3
voler fare, provare e…
ottenere dei risultati, anche se non sempre sono quelli desiderati
questo è quello che ci fa andare avanti, quello che fa girare il mondo
quello che fa stare unita una famiglia
l’amore, le discussione, il sapersi comprendere e accettarsi…
Grazie Stefania!
Sono d’accordo, lo sport è uno dei modi per allenarsi alla vita!
Dove serve grinta da vendere, quella che a te non manca.