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E quando l’allenamento non va come dovrebbe?

17 Luglio 2015 By Giovanna Rossi 2 commenti

In questi mesi di training, nonostante siano i primi della mia vita, tutto è filato più o meno liscio. Tanto sudore, un po’ di dolore a volte, ma ho snocciolato gli allenamenti uno dopo l’altro secondo tabella. A volte carichissima, altre meno, qualche volta proprio controvoglia o sentendomi stanca. Ma ogni settimana la spunta si è ripetuta regolare su ogni casella, che contenesse nuoto, corsa, bici, combinato o core stability. Poi, qualche giorno fa, è successa una cosa che non doveva succedere e mi ha fatto riflettere.

Magari è una cosa di poco conto, ma per me è stato un insegnamento importante, di quelli che lo sport ti butta lì a sorpresa.

IMG_20150709_074059

Venerdì scorso, dicevamo, avevo il seguente allenamento:

WU – fartlek 10x(50mt S+ 50mt fl) – CD

In pratica 2 vasche veloci (nel mio caso si fa x dire!) seguite da 2 vasche lente con la funzione di recupero attivo, il tutto per 10 volte. 1.000 metri quindi. L’avevo fatto solamente un’altra volta qualche giorno prima. Difficile per me, che non sono brava a rallentarmi, che tendo sempre a voler finire, che non so gestirmi a dovere. La prima volta era andata tutto sommato bene, Gabriele mi aveva fatto notare che dovevo ampliare il gab tra le vasche veloci e quelle lente, ma in fondo avevo fatto il mio.

Venerdì invece?

Venerdì mi sono svegliata con un fastidioso mal di testa, ho lavorato tutta la mattina e poi in pausa mi sono diretta in piscina. Il mal di testa era ancora lì e faceva caldo, come sempre in questi ultimi giorni. Ero un po’ agitata sapendo che mi aspettava una grande fatica, ma alla fine sono entrata in acqua.

Le vasche di riscaldamento sono andate via lisce, poi appena ho attaccato con le 2 vasche veloci la testa ha iniziato a pulsare forte e la cuffia sembrava stringersi sempre di più. Ho pensato che avrei recuperato nelle 2 vasche lente e che avrei cercato di andare molto piano. Così ho fatto, ma il mal di testa era ancora lì. I seguenti 200 metri la storia si è ripetuta uguale: mal di testa feroce e defaticamento impossibile. Ho provato a resistere ma dopo 400 metri mi sono dovuta arrendere e sono uscita.

IMG_20150711_110954

Sapevo che era la cosa giusta da fare, ma allo stesso tempo ero infastidita e triste. Sono tornata al lavoro con la coda tra le gambe e solo l’allenamento del giorno dopo in bici mi ha ridato entusiasmo. Domenica non ho pensato al mio training presa da una bella giornata in famiglia. Dalla sera però ho iniziato a chiedermi come sarebbe stata la settimana seguente, lo faccio sempre, per cercare di preparami almeno psicologicamente e per incastrare tutte le altre cose della mia vita.

L’allenamento settimanale è arrivato lunedì. La casella nuoto recitava:

WU – fartlek 10x(50mt S+ 50mt fl) – CD

È qui che mi si è accesa una lampadina. L’allenamento che non avevo portato a termine era ancora lì.

hurdling-track-woman-01-300x305

Mi è sembrato portasse con sé due importanti insegnamenti:

  1. Un ostacolo non superato è un ostacolo che rimane lì finché non lo superi
  2. Un ostacolo non superato è lì per permetterti di dimostrare che sei in grado di superarlo

Martedì ho iniziato la settimana con il nuoto e con il mio ostacolo da superare. Fatto!

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Archiviato in:140.6 (il mio triathlon)

Commenti

  1. Laura dice

    23 Luglio 2015 alle 14:02

    Che bello! Mi ci voleva. Ieri sono uscita per la mia solita corretta di 5 km e dopo due km, senza motivo, mi sono fermata. Poi dopo un km di camminata ho ripreso e ho corso quello che dovevo e un po’ di più. Ma la sensazione di non aver fatto il mio è rimasta.
    Domani ce la farò! Grazie 🙂

    Rispondi
    • Giovanna Rossi dice

      24 Luglio 2015 alle 5:48

      Sono certa che ce la farai Laura! 🙂 Un abbraccio!

      Rispondi

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Mi chiamo Giovanna.
Fino a qualche anno fa non sapevo cosa fosse il triathlon e trattavo lo sport con la diffidenza di chi è abituato ad usare solo il cervello. Ho cambiato idea grazie ad un intervento che mi ha costretto a ricominciare da zero per non finire sulla sedia a rotelle.
Oggi sostengo che le difficoltà possono essere meravigliosi trampolini di lancio e che lo sport mi ha cambiato la vita insegnandomi cose che nei libri non avevo trovato.
Lo racconto qui.

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