Sono ansiosa e precisa quando si tratta di sport o più sinceramente: sono terribilmente insicura! Abituata ad affrontare le situazioni della vita da “pronta” vivo queste ultime settimane che mi separano dal mio esordio con una certa ansia. Così domenica scorsa sono andata a Riccione per provare il percorso di bici, anche se non prevede salite, anche se è breve, anche se so che probabilmente l’utilità di questo gesto è più mentale che altro. Una specie di ripasso generale, di interrogazione davanti all’amica del cuore. È stata una giornata importante che ha portato con sé qualche riflessione che voglio appuntare qui, in questo diario di viaggio verso il mio sogno che condivido con voi.
C’era mare mosso e tirava vento. Siamo arrivati un po’ come gli zingari, la macchina con le due bici, borsone e zaini con tutto l’occorrente. In spiaggia i turisti dell’ultima ora, privilegiati delle ferie a settembre a vederli, siamo a Riccione, uno dei cuori pulsanti della Riviera, belle donne vestite di bianco, nonni di classe e qualche pancia di troppo. Noi, del “popolino” che le ferie le finisce presto, parevamo un po’ clandestini.
Parcheggiamo in quella che immagino sarà probabilmente la zona di massimo fermento durante la gara (nella mia testa è già popolata di persone “bodizzate” ed emozionate) e raggiungiamo la spiaggia libera in cui nuotare. Ma prima anche noi dobbiamo metterre il body, abbiamo fatto due ore di viaggio ovviamente in borghese. Ci sta anche un caffè e se tutto fila liscio ci cambiamo nel bagno e non in macchina.
Il barista dell’ultimo stabilimento prima della spiaggia libera, con la simpatia residua della stagione che sta per chiudere i battenti:
“Vi do anche una pasta?”
Io: “Magari… dobbiamo nuotare. A proposito… c’è bandiera rossa, non è che il salvamento fa delle storie?”
“Può avvertirvi ma non impedirvi di entrare. Se vi succede qualcosa però dopo avervi salvato vi dà il rimanente!”
La Romagna, penso… Rispondiamo al sorriso, simpatico e schietto e poi si va. Entro nel bagno come una normale turista ed esco aspirante triatleta con un body che mi imbarazza un po’, portato lì tra tanti bagnanti inconsapevoli. Poi di corsa a mettere la muta in macchina.
Quando ripassiamo inizio a sentirmi un po’ di sguardi addosso. Un ragazzo, impegnato a distribuire ombrelloni, ci ferma: “Venite qui il 3? Siete venuti a farvi una nuotata?”
E si inizia a chiacchierare di triathlon, delle passate edizioni… prima di continuare il nostro viaggio verso la spiaggia. Un attimo… abbiamo la chiave della macchina da lasciare a qualcuno! Ci fermiamo nel bar dove abbiamo preso il caffè sperando in una preziosa cortesia, incrociamo il titolare, che capisce al volo e sorride:
“Dov’è la macchina? Giusto per andarci a fare un giro…”
“Piuttosto… se non torniamo la apra e prenda la bici, sono il nostro regalo per il disturbo…”
Adesso però basta chiacchiere, il mare ci aspetta! L’allenatore al mio fianco mi dice che, viste le onde, faremo un po’ di esercizi di respirazione e galleggiamento, di stare tranquilla. Sono tranquilla a dire il vero e dopo un po’ di prove di bracciata mi sento pronta a nuotare. E vado verso il largo con Gabriele che mi precede e mi fa da boa per allenarmi a tenere la direzione. Ad un certo punto capisco che sto raggiungendo il limite di stanchezza e faccio cenno che voglio rientrare. Cambio direzione e inizio a nuotare verso la spiaggia. A quel punto succede qualcosa che non mi aspettavo, la corrente mi blocca impedendomi di nuotare con efficacia, provo una, due, tre volte ma ho l’impressione di essere in balìa delle onde e per un attimo mi fermo incapace di trovare una soluzione.
I secondi passano come ore, lì, tentando di galleggiare nel nulla. Sono affannata, il fiato corto, la riva lontana e mi sembra di non avere soluzioni. Poi ricordo i racconti degli amici, quando mi dicevano “Se vado in panico mi butto a dorso” (e io non capivo, mi sembrava inutile…) ma mi fido e così faccio. Dieci bracciate a dorso e riprendo la via e la giusta lucidità per arrivare a riva.
Ho scoperto che la sensazione di essere in mezzo al mare, anche se tutto sommato in condizione di sicurezza, e non riuscire a raggiungere la riva è una brutta sensazione. Sono molto contenta di aver trovato una soluzione da sola e di avere un’esperienza in più nel cassetto. Al cronometro del nuoto ci pensiamo il prossimo anno!
Quando siamo tornati a recuperare la chiave al bar ci hanno accolto ancora chiacchiere e sorrisi, ma soprattutto un gesto mi ha stupito… sono arrivata con i piedi tutti insabbiati con la muta tolta a metà che grondava acqua e quindi mi son fermata sulla spiaggia, il pavimento era immacolato… il titolare, invece, ha insistito perché entrassi.
E ho capito perché la riviera romagnola è la Riviera Romagnola. Lo capisco ora che torno da turista, che non ci abito più, ora che la mia vita mi porta a scoprire altri luoghi, quando prima questa era la mia casa.
In Romagna le persone sanno essere speciali, sanno regalare sorrisi e sincerità insieme, sanno farti sentire a casa, meglio, di casa. Se ti devono dire qualcosa non te la mandano a dire i romagnoli, ma lo fanno sempre con una sorta di affetto. “Voi triatleti siete persone a posto, l’anno scorso c’era un casino di gente ma tutti in ordine, educati, è l’ultimo week-end di apertura e mi spazzolate via anche tutta la cambusa! Spero che andrà alla grande anche quest’anno.”
Non bisogna generalizzare, ovvio, ci sono triatleti maleducati e romagnoli antipatici, ma bisogna ammettere che è bello riconoscersi da sportivi nel principio della lealtà e riconoscere negli altri il seme dell’accoglienza.
Ed è bello capitare per caso in un luogo e pensare, qui voglio tornare! In queste ultime settimane mi è capitato due volte, ero sempre lì per motivi sportivi e sempre in Romagna.
Ah… ovviamente a pranzo, dopo il combinato abbiamo mangiato una piadina, questa volta a Cesena, la città in cui sono cresciuta. E mentre divoravamo la nostra ottima piadina veg ho pensato che ci vuole una marcia in più per rinnovare la propria tradizione. Per riuscire ad essere contemporanei e autentici insieme.
Ecco… un mare mosso che ti fa da maestro, un bagnino che ti fa sentire a casa e una buonissima piadina che ha il sapore di quando eri bambina e incarna ciò che sei ora.
Quante cose in un allenamento! Quanto mi sta regalando la strada verso il mio sogno!
comincio dalla fine, in bocca al lupo con sincerità per il tuo obiettivo, non sai quanto ti capisco.
Ci sarò anch’io a Riccione, ma sono più vecchio e navigato.
Navigato perchè il tuo percorso è simile al mio anche se è iniziato parecchi anni fa. Leggendoti scopro che abbiamo molte cose in comune, dallo scautismo e i suoi insegnamenti, a disabilità nascoste, alla famiglia, ai sogni e obiettivi, alla forza mentale che ti porta a superare le difficoltà quotidiane, e le fatiche degli allenamenti, e non ultimo l’alba mitica dell’Elba dello scorso anno.
A Riccione mi piacerebbe stringerti la mano
ciao
maurizio
Che parole emozionanti! GRAZIE! Spero davvero di vederci a Riccione. Fatti riconoscere, dare un volto a chi mi segue è una delle mie gioie più grandi. Viva il lupo!
Ok
Appena ho il pettorale vediamo se riusciamo ad incrociarci, per ora hai tutta la mia invidia per l’Elba
Se li incroci salutami Daddo e Marco (Scotti) per loro sono Icio
A presto e buona giornata
Maurizio(Icio)