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Inverno 2008 – L’intervento

9 Novembre 2015 By Giovanna Rossi 4 commenti

Continua il viaggio nei giorni che mi hanno messo alla prova, che mi hanno tolto qualcosa e dato la forza che mi mancava. Che mi hanno cambiato. Per sempre.

Tutto è cominciato nell’Estate del 2007, poi…

Inverno 2008 – L’intervento

Ci siamo. Gennaio è arrivato. Dopo settimane di preparazione è venuto il gran giorno. Padova mi aspetta. Ho fatto i 3 prelievi del sangue di rito per l’autotrasfusione durante e dopo l’intervento, incamerato ferro con le flebo, preparato la mia e la vostra valigia, ho fatto anche una sorta di testamento biologico. Perché l’idea di rimanere inerme attaccata a qualche macchina proprio non la posso sopportare, o forse è solo un modo stupido e scaramantico per stare un po’ più tranquilla.

DSCF1197

10 giorni senza i miei bambini per la prima volta. Alby hai appena compiuto 1 anno e tu Meggy non ne hai ancora 3. Vi ho preparato una borsa piena di pacchetti, sono da aprire uno al giorno per scandire il tempo. Cose piccole (caramelle, giochini) ma man mano che la borsa si svuoterà voi saprete che la mamma è più vicina. I pacchetti sono più di 10, gli altri li ho dati a vostro padre in caso qualcosa non funzioni. Ma andrà tutto bene. Deve andare tutto bene.

DSCF1173

Con me porterò due vostre foto (eccole qui nell’articolo) in un vecchia cornice da adolescente coi fiorellini, i vostri occhi. Ancora a darmi energia e tenermi attaccata alla vita.

…

Mi hanno portato in sala operatoria molto preso la mattina. Quando ho riaperto gli occhi era già sera, la prima cosa è stata muovere i piedi, capire che potevo ancora sentirli, sapere, poi, che era filato tutto liscio. Subito dopo il dolore infinito del recupero. L’immobilità, la morfina, le medicazioni. E io vi guardavo in quella cornice a fiorellini e cercavo la forza di sopportare e ricominciare a muovermi, a camminare. Piangevo la notte, che negli ospedali è insonne per eccellenza, mettevo la musica alle orecchie e vi guardavo con le lacrime che bagnavano il cuscino.

…

Dieci giorni lunghissimi e finalmente la gioia di riavervi davvero, senza potervi però vestire, cambiare, prendervi in braccio, portarvi all’asilo… Una mamma stesa a letto, buona solo per raccontare le favole e una grande famiglia quella dei nonni e delle zie che ci ha ospitato a lungo e si è presa cura di noi.

110

Ancora i vostri occhi mi hanno permesso di ritornare a camminare grazie ad una durissima riabilitazione, con l’obiettivo di riprenderci la nostra quotidianità, tornare nella nostra casa, essere di nuovo noi.

…

Il 1 settembre il ritorno alla nostra vita. Ricordo che vi cambiavo in ginocchio, che andavo a letto distrutta la sera, che mi straziavi il cuore, Alberto, quando facevi le scenate perché non potevo più prenderti in braccio. Ma stavamo ricominciando ad essere noi. Quelli di prima e mai più come prima. Il futuro è lì: da costruire, da vivere. Andrà tutto bene. Deve andare tutto bene.

Continua…

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Commenti

  1. marina dice

    9 Novembre 2015 alle 19:48

    Difficile commentare….prima rileggo,penso….poi cmq mi rimane tanta ammirazione,grandissima gio’

    Rispondi
    • Giovanna Rossi dice

      10 Novembre 2015 alle 10:40

      Grazie! L’ammirazione è un privilegio immenso, di cui ogni giorno cerco di essere degna. A volte vale ancora di più!

      Rispondi
  2. Gessica dice

    27 Novembre 2019 alle 15:22

    Scusa ma il”PERSONAGGIO”che ha mollato la famiglia che fine ha fatto.?felice?o è intervenuta la goustizia divina?

    Rispondi
    • Giovanna Rossi dice

      22 Marzo 2020 alle 12:10

      Io credo che ciascuno di noi “paghi” le proprie azioni. Nel bene e nel male. E anche per lui è così..

      Rispondi

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Mi chiamo Giovanna.
Fino a qualche anno fa non sapevo cosa fosse il triathlon e trattavo lo sport con la diffidenza di chi è abituato ad usare solo il cervello. Ho cambiato idea grazie ad un intervento che mi ha costretto a ricominciare da zero per non finire sulla sedia a rotelle.
Oggi sostengo che le difficoltà possono essere meravigliosi trampolini di lancio e che lo sport mi ha cambiato la vita insegnandomi cose che nei libri non avevo trovato.
Lo racconto qui.

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