Quanto tempo è passato dall’intervento a ripensarci ora! Così tanto che ce n’è stato un altro, nel 2012, per mettere a punto il primo, tornare ad aprire, cambiare qualche vite, raddrizzare la colonna nel punto in cui si attacca al sacro. L’avevano detto quasi scherzando che l’intervento era troppo grosso per farlo in una volta sola… e invece. Non era uno scherzo.
L’annuncio della seconda operazione è stato un colpo molto più duro del primo, perché in quel momento io stavo bene, anche se percepivo uno scompenso nella mia postura, ma non pensavo fosse così grave da poter compromettere nel giro di qualche anno l’anca. Di nuovo la prospettiva della sedia. Stavo bene, avevo mille progetti di vita davanti e conoscevo quel dolore. Ma andrà tutto bene. Deve andare tutto bene.
Quindi ad ottobre 2012 ancora sotto ai ferri, questa volta in forma fisica migliore, con voi sempre davanti agli occhi, e con un nuovo compagno al mio fianco.
Non scorderò mai quando ho incrociato il vostro sguardo prima di partire per Padova, tu Margherita rassicuravi Alberto perché ricordavi il primo intervento e sapevi che la mamma sarebbe tornata. Ricordo l’aiuto poi che ogni giorno avete saputo darmi, mentre di nuovo ricominciavo a camminare dopo i giorni di immobilità con l’obiettivo di una nuova vita davanti. E il vostro sguardo fiero quando facevo qualche progresso e un passo in più.
Poi nel 2013 la nostra nuova famiglia, una nuova città. Tante sfide in una. Notti insonni. Il corpo che ha sopportato 2 interventi e un trasloco pesantissimo, la mente che ha dato forma ad una rivoluzione dello spirito. Quelle barre dentro che rendono tutto più difficile ma che sembrano aver dato senso ad un sacco di cose.
Io, che non ho mai amato lo sport, se non quel minimo per tenermi in forma, io che secondo i medici non dovevo più portare in casa la spesa o prendere in braccio il mio piccolo. Io ho deciso che se avevo ricominciato a camminare e a vivere, dopo essere stata tanto male, potevo cominciare anche a correre, continuare a nuotare e provare la bici da strada. Soprattutto tagliare quel traguardo che mi aveva così tanto emozionato quando a tagliarlo era stato il mio compagno all’Isola d’Elba.
Io ho deciso che avrei preparato un triathlon. Che avrei dimostrato a tante persone come me che una volontà di ferro è la medicina migliore in tante occasioni, che non bisogna rinunciare alla propria vita e ai propri sogni. MAI.
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