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2015: in poche parole un bilancio.

29 Dicembre 2015 By Giovanna Rossi 2 commenti

Il 2015 è stato un anno importante, non solo per l’avventura sportiva di cui tutti siete stati testimoni, ma perché ha segnato dentro di me una serie di consapevolezze. Tutti gli anni ci cambiano e ci trasformano, alcuni però sono come delle boe. Che cambiano la direzione, segnano il passo, conducono alla meta.

Sono passati molti anni dal giorno in cui ho imparato che “mai dire mai”, in cui mi sono trovata a fare cose che non avrei mai pensato di fare, e non si trattava di cose invidiabili e onorevoli. Ho imparato che siamo tutti un mix spesso insondabile, di bene e di male, che la nostra vera natura è sfuggevole e dannatamente complessa. Sia chiaro, non sono diventata una relativista cinica quel giorno, ho solo imparato a sussurrare le mie opinioni e a non giudicare mai.

Perché questa mirabolante premessa? Semplicemente perché fare un bilancio mi sembra in effetti un po’ pretenzioso come concetto e quindi forse è meglio limitarsi ad alcune parole chiave che credo, meglio di altre, mi traghetteranno nel 2016.

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FATICA

È stato un anno difficilissimo. Emotivamente forse il più faticoso di sempre. 46percento ha messo nero su bianco gran parte della mia vita: turbato equilibri, creato nuovi legami, cambiato le cose, evidenziato l’essenziale… Come solo le parole, vere, sanno fare. La fatica fisica che lo ha accompagnato, mi ha insegnato a resistere, a capire che a volte bisogna concentrarsi solo sul respiro, guardare il passo successivo e poi quello subito dopo. Un passo dopo l’altro. Fino alla fine. La fatica è stata una grande maestra.

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COSTRUIRE

Quest’anno ho capito il valore di quello che ho costruito negli ultimi anni della mia vita. Il valore di costruire. Giorno dopo giorno. E proteggere. Ripercorrendo la mia vita grazie al blog mi sono accorta di quanto valeva ciò che avevo scelto, di quanto desideravo ciò per cui avevo pagato un prezzo così alto. La mia famiglia: la cosa per cui davvero ogni giorno apro gli occhi.

PERDONO

Quest’anno mi sono trovata a perdonare. Ancora. Perdonare significa guardarsi allo specchio, perché la rabbia e il dolore nascono prima di tutto dentro di noi. Poi accettazione, fatica (ancora!) e coraggio. Non ho ancora capito se perdonare mi viene naturale per codardia o per qualche surplus di coscienza ricevuto in dono alla nascita. Non fa troppa differenza in realtà. Credo che perdonare sia come una cicatrice. Il segno di una ferita, guarita e indelebile.

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AMICIZIA

Quest’anno ho capito quanto mi mancava avere degli amici intorno. Quanto io sia fatta per la condivisione, per il lavoro insieme, per il gioco di squadra. Il lavoro interinale, che da una parte mi ha permesso di riappropriarmi di tanta parte delle mie giornate, mi ha anche rilegato alla solitudine. Ho riscoperto così chi aveva deciso di rimanere vicino anche se lontano, sono nate nuove amicizie importanti, ho imparato ad individuare persone che mi piacevano, con cui condividevo valori e stile di vita, e far nascere dei progetti insieme. Ho visto il buio in alcuni momenti, ma c’erano stelle che lo illuminavano. Stelle amiche. Insostituibili.

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GIOIA

In pochi sanno quanto ho sofferto quest’anno, tanti sanno quanto ho gioito. Ho gioito perché ho visto un sogno nato per caso diventare realtà. Ho gioito perché ho capito che ciò che facevo era importante per qualcuno. Gioito perché ho realizzato che sto lavorando davvero (e finalmente!) per essere quella che vorrei essere.

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CAMMINO

Non sono una che per carattere si ferma o si sente arrivata. Mai. Il mio spirito è sempre in cammino, la mia mente vuole sempre imparare ed esplorare. Quest’anno ho imboccato una nuova strada e la sto percorrendo con determinazione, stupore ed emozione. Questa forse è la parola che ritroverò più di altre nel 2016. Mi sento davvero solo all’inizio, come un omino di latta appena caricato. So che ci saranno salite e battute di arresto forse, ma non mi fermerò. Troverò in ogni giornata un po’ di carica per proseguire il viaggio.

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RISCHIO

Perdonare, costruire, mettersi in cammino, provare gioia e far fatica. Tutto ciò significa assumersi un rischio. Il rischio di scegliere ogni giorno chi voler diventare e lavorare per raggiungere quell’ideale. Ogni volta che mi assumo un rischio ho paura. Paura di non farcela, paura soprattutto di rimanere delusa. Di puntare sul sogno sbagliato. Mi sono sempre assunta molti rischi e più vado avanti più mi sento forte e fragile insieme. Ma non posso certo smettere ora. Vivere appieno è il rischio più bello che ci si possa assumere.

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Per concludere…

Nel 2016 compirò 40 anni, farò un importante corso di formazione, cercherò di raggiungere un nuovo obiettivo sportivo, poi verso fine anno dovrò tornare a Padova al controllo per la mia schiena. Nel frattempo mia figlia Margherita inizierà le scuole medie, il mio compagno Gabriele si cimenterà in nuovi compiti professionali, Alberto e Matilde vedranno montato il loro nuovo canestro! E chissà cos’altro… chissà. Prima di tutto? NOI!

 

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Commenti

  1. Sebastiano dice

    29 Dicembre 2015 alle 22:41

    Bei pensieri … ci leggo tanto di quel che penso anch’io … sogni, futuro, famiglia, figli, coraggio, rischi … contro tutto e contro tutti. Perché #noncesconfittanelcuoredichilotta e la nostra gara – quotidiana e non solo sportiva – non è arrivare primi ma esserci. Perché rischiare vuol dire anche perdere ma chi non c’è ha già perso. Buon anno e buonissima vita

    Rispondi
    • Giovanna Rossi dice

      1 Gennaio 2016 alle 22:35

      Grazie Sebastiano!
      Davvero una sfida bellissima la vita, quotidiana e sportiva. Ricambio di cuore i tuoi auguri! #noncesconfittanelcuoredichilotta

      Rispondi

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Mi chiamo Giovanna.
Fino a qualche anno fa non sapevo cosa fosse il triathlon e trattavo lo sport con la diffidenza di chi è abituato ad usare solo il cervello. Ho cambiato idea grazie ad un intervento che mi ha costretto a ricominciare da zero per non finire sulla sedia a rotelle.
Oggi sostengo che le difficoltà possono essere meravigliosi trampolini di lancio e che lo sport mi ha cambiato la vita insegnandomi cose che nei libri non avevo trovato.
Lo racconto qui.

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