46percento

Il mio bicchiere mezzo pieno

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Prima di tutto: così ebbe inizio il sogno.

11 Gennaio 2016 By Giovanna Rossi 6 commenti

Prima di tutto: vi ricordate gli indizi? 3… donne… 8 maggio. È cominciato a pieno titolo il 2016, stiamo tutti scaldando i motori delle nostre preparazioni e, visto che qualcuno domanda, altri mormorano, credo sia giusto iniziare con qualche anticipazione che riguarda la nuova avventura che attende 46percento e tutte le persone che con affetto seguono e sostengono questa triatletica follia.

marina davolio prima di tutto
foto di Giuliano Ferrari

Vorrei raccontarvi soprattutto come è nata questa idea e perché. Il mio punto di vista più intimo sulla faccenda. Vorrei raccontarlo a chi ha imparato a conoscermi qui sulle pagine del blog. A chi mi ha visto diventare con grande fatica e gioia una triatleta. A chi, credo, si meriti il primo “dietro le quinte” di questa nuova sfida.

Tutto è cominciato a ben pensarci un anno fa.

Tra le persone legate allo sport che avevo conosciuto su Facebook c’era una persona con la quale mi sembrava di avere più affinità di altre, nulla di strano in effetti, capita: ci si commenta qualche post, si sperimenta, pur non conoscendosi di persona, una simpatia particolare. Questa persona mi trasmetteva positività e passione. Amore per lo sport.

Un giorno capii da un suo post che stava male e che si trattava di qualcosa di serio. Non resistetti e le inviai per la prima volta un messaggio in privato.

Le scrissi qualcosa del tipo: “Ciao Mariagrazia (non sapevo ancora che per gli amici è Marina!), ho capito che c’è qualcosa che non va e anche se ci conosciamo solo virtualmente volevo dirti che mi dispiace e che ti sono vicina”

Lei mi rispose subito con l’immediatezza che ho poi imparato essere una delle sue migliori doti distintive: “Ho un tumore ovarico. Un ospite non gradito. Sto facendo la chemio, probabilmente mi opereranno. Spero che i miei 47 kg reggano…” Poi… “Allenati anche per me”

Sbang! Credo di aver provato un attimo di smarrimento, poi una fitta di dolore. Ho fatto mille pensieri terribili seguiti da mille pieni di speranza. Non la conoscevo, ma quel carico di energia che lei incarnava era come se in quel momento venisse a mancare proprio mentre ero riuscito a raggiungerlo.

Foto 13-11-15, 20 19 42

Da quel giorno ogni volta che non avevo voglia di allenarmi pensavo a lei e al suo “allenati anche per me”. Mentre io sudavo per il mio primo traguardo, lei affrontava il cancro, l’intervento, la fatica, le cure, la paura.

Quando lo scorso anno mi capitava di pensare a cosa avrei fatto nel 2016 pensavo certamente che avrei provato ad allungare le distanze, a fare il mio primo olimpico. Il giorno del mio esordio ho capito che non era ciò che dovevo fare. Ho capito che ero diventata sì una finisher, ma che avrei dovuto misurarmi ancora tanto e seriamente con il triathlon. Che nel 2016 avrei dovuto abbassare la testa e macinare un po’ di gare sprint, capire tante logiche che ancora mi mancavano. Imparare con umiltà e sudare ancora. E questo farò.

Ma sentivo che non era abbastanza… sentivo che sarebbe arrivata un’idea. Che c’era qualche seme che stava germogliando in me.

Un paio di mesi fa, mentre pensavo ad altro, lessi per caso l’annuncio dell’apertura delle iscrizioni al Challenge di Rimini: 8 maggio 2016. Il Challenge di Rimini è una specie di grande famiglia, che ha avuto un ruolo importante nelle mie avventure. È una gara meravigliosa organizzata benissimo, che trasuda passione e professionalità.

Sbang! Si è accesa la lampadina! Voglio fare la staffetta, la voglio fare con Marina. La voglio dedicare a tutte le donne in difficoltà. Voglio che diventi una conquista di tutti, una cosa importante, non solo mia.

Scrivo a Daniele Tosi e chiedo il suo appoggio. Lui c’è! Il Challenge pure.

Marina. Aiuto… mi ha detto pochi giorni fa che non può correre se non qualche chilometro. Che faccio? Tutto questo è nato per lei… glielo dico ora? Aspetto? Le parlo tra qualche mese? No, le devo parlare ora (Gabriele insiste, dice che è meglio). È novembre e ancora non mi sono resa conto di cosa sto mettendo in piedi (né di cosa mi dovrò mettere nelle gambe).

Marina. Usciamo per mangiare un boccone… facciamo due chiacchiere.

Ti devo dire una cosa.

Dimmi.

Vorrei fare una staffetta con te…. bla, bla, bla… voglio fare qualcosa per sensibilizzare alla prevenzione del tumore ovarico… bla, bla, bla… vorrei che fossi d’esempio a tante donne in difficoltà e…

Non scorderò mai i suoi occhi lucidi e questa frase fra le tante “Io so di dover vivere giorno per giorno ora, ma con un obiettivo si vive meglio. Ci sono! A costo di camminarli tutti i 21 chilometri”

Sbang! Il giorno dopo ricevo la sua telefonata che mi annuncia: “Ho scoperto che l’8 maggio è la giornata mondiale del tumore ovarico”. Brivido…

Quel giorno “Prima di tutto” ha iniziato a prendere forma e ci sono altri mille dettagli che vi racconterò, soprattutto come si è unita a noi Catia, che nuota da sempre e combatte dal 2011, che aveva un esame clinico di controllo a metà dicembre per scongiurare un’altra recidiva. Catia il cui esame è andato bene. Catia che ha detto sì e ha ricominciato a nuotare. Catia con i suoi occhi potenti e fragili. Con la sua risata folle, le sue parole, i suoi silenzi.

46percento diventa #primaditutto

Quindi Marina, Catia ed io faremo una staffetta al Challenge di Rimini l’8 maggio su distanza mezzo ironman (1.900 metri di nuoto per Catia, 90 km di bici per me, 21 km di corsa per Marina). La faremo con fatica e con la coscienza che per ognuna di noi qualcosa potrebbe andare storto in questi mesi di allenamento, la faremo grazie all’aiuto di moltissime persone (associazioni, aziende, professionisti…) che sono già al nostro fianco, la faremo perché vogliamo dare il nostro piccolo ma sincero contributo a cambiare le cose.

Il sogno è che tante persone si mettano in gioco con noi. Che ognuna si chieda cosa vale per lei #primaditutto. Lo condividesse. Spingesse le nostre bracciate, le nostre pedalate e i nostri passi fino a quel nuovo traguardo.

Sogniamo che questa impresa aiuti a sconfiggere un po’ di pregiudizi che riguardano il tumore, dia speranza a chi pensa di mollare, faccia riflettere chi non ci ha mai pensato. Accompagni chi sta lottando. Riporti l’attenzione sulla vita e sulla sua meraviglia.

E poi vogliamo divertirci! Grazie allo sport, che abbiamo imparato ci può salvare ogni giorno, grazie all’amicizia che è il motore delle nostre vite e grazie a quel briciolo di follia che ci ha sempre riacceso quando arrivava il buio.

Presto ci saranno conferenze stampa, interviste, ringraziamenti ufficiali… non so bene dove ci porterà tutto questo, ma so che tutto nasce da qua. Da un messaggio su Facebook e da una donna che meritava di essere conosciuta, una donna a cui non si può rimanere indifferenti, destinata a cambiare il mondo di chi la conosce. Il mio, da mesi, lo sta già cambiando.

Rimanete con noi!

 

 

 

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Archiviato in:10 righe Contrassegnato con:#primaditutto

Commenti

  1. Lorena Cocconcelli dice

    11 Gennaio 2016 alle 16:31

    Cara Giovanna,
    ho il privilegio di aver conosciuto Marina ormai 20 anni fa.
    La considero una donna straordinaria e una persona dal punto di vista etico e mentale unica.
    Io non valgo un millesimo al Suo confronto , non merito l’amicizia che mi ha sempre dimostrato ma ne vado fiera e provo per lei un’ ammirazione che di giorno in giorno si rinnova, senza fine.
    Trovo il Tuo racconto perfetto e sono felice che Vi siate incontrate.
    Ti ringrazio e , nel mio caratteriale silenzio, tifo per Voi , come donne, come persone , come atlete.
    Con sincero affetto .
    Lorena Cocconcelli

    Rispondi
    • Giovanna Rossi dice

      11 Gennaio 2016 alle 17:15

      Grazie Lorena,
      un grazie sincero, silenzioso, amico, senza fine.

      Rispondi
  2. Paola pastore dice

    11 Gennaio 2016 alle 20:33

    Care ragazze, le vostre frasi mi hanno emozionato…. Io 3 giorni fa ho festeggiato i miei 2 anni dal l’asportazione di un sarcoma al ginocchio ma il pensiero è sempre vivo ” grazie” ai controlli che devo fare ogni 4 mesi per recidiva locale e rischio di metastasi polmonari. Ma vi dico una cosa…. L’hanno scorso ho iniziato a fare triathlon e nel luglio 2016 provo a fare un ironman…. Per me ogni gara è una sfida sempre e solo con me stessa e posso dirvi che questa malattia mi ha lasciato il grosso insegnamento di ringraziare ogni giorno in cui posso fare sport e stare bene. Perciò Con tutto il cuore…. Forza ragazze!!!!!!

    Rispondi
    • Giovanna Rossi dice

      11 Gennaio 2016 alle 22:19

      Ciao Paola!
      Chi più di te può allora capire cosa passa nei nostri cuori e nelle nostre teste. GRAZIE di queste belle parole, di aver condiviso con noi la tua storia, ma soprattutto… In bocca al lupo! Con tutto il cuore…

      Rispondi
  3. claudio dallaglio dice

    7 Marzo 2016 alle 9:27

    un abbraccio a tutte e tre, scopro solo ora il vostro percorso e il vostro progetto che è e deve essere uno splendido esempio per tanti anche solo per l’energia e la “voglia” che si legge nei vostri splendidi sorrisi
    un abbraccio in particolare a Catia che colpevolmente non vedo da tanto tempo

    Rispondi
    • Giovanna Rossi dice

      7 Marzo 2016 alle 22:14

      Grazie Claudio! Grazie infinite.

      Rispondi

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Mi chiamo Giovanna.
Fino a qualche anno fa non sapevo cosa fosse il triathlon e trattavo lo sport con la diffidenza di chi è abituato ad usare solo il cervello. Ho cambiato idea grazie ad un intervento che mi ha costretto a ricominciare da zero per non finire sulla sedia a rotelle.
Oggi sostengo che le difficoltà possono essere meravigliosi trampolini di lancio e che lo sport mi ha cambiato la vita insegnandomi cose che nei libri non avevo trovato.
Lo racconto qui.

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