Ogni tanto mi escono gli articoli sui fatti di cronaca. Raramente. Non mi piace parlare di ciò che non conosco, soprattutto non mi piace parlare di ciò che non appartiene alla mia vita. Quello semmai lo faccio su commissione. Stamattina però mi sono svegliata come tanti con la notizia dell’attentato di Nizza. Un attentato appartiene alla nostra vita?
Qualche minuto per informarmi, leggere qualche news. Cuore e mente in silenzio. Poi ho svegliato i bambini come tutte le mattine, la solita canzoncina, il bacio, le finestre che si aprono e fanno entrare il sole. Colazione e le solite raccomandazioni: finite il latte, non litigate per il bagno, prendete su le felpe che stanotte c’è stato il temporale.
Poi, in bagno, apro Facebook. Ognuno a dire la sua sui fatti di Nizza, sugli attentati, a scegliere il modo più bello, l’immagine più figa, le parole più appropriate. Solidarietà a…
Ecco in quel momento ho pensato che la solidarietà del giorno dopo fa più morti delle bombe. Perché la maggior parte delle persone, per fortuna non tutte, che citano il Papa, che non sanno come dirlo ai bambini… queste persone sono quelle che fino al giorno prima non hanno mosso un dito per rendere il mondo un posto migliore. Che attaccavano i colleghi, che pensavano solo al proprio vantaggio, che lasciavano correre i comportamenti scorretti dei figli. Cosa insegniamo ai nostri bambini e alle nostre bambine? Ad abbinare il rossetto e ad avere il taglio giusto quando entriamo in campo o insegniamo il rispetto dei compagni, tutti!, delle maestre, degli sconosciuti incontrati per strada.
Quanto vale un altro essere vivente in una scala da 1 a 10? Per noi. Non per un attentatore. Dipende? Appunto… Se vale meno di noi lo posso deridere, calpestare, annientare, uccidere.
La gente non saluta più nei negozi, o dal dottore, i bambini a 10 anni li vedi come automi ai cellullari o ai tablet mentre i genitori fanno le loro cose. Se si perde è colpa dell’arbitro, o al massimo del meteo, del terreno o di un alibi qualsiasi. Le armi giocattolo sono una cosa data per scontata e non ci diamo mai una regola, non facciamo fai un cazzo di fatica. Mai. Ci deve pensare sempre qualcun altro. I politici, il capo, il vicino… Ecco, per cambiare il mondo si deve far fatica. E non si deve andare da nessuna parte. Si deve fare fatica in casa, ogni giorno, nel nostro piccolo e dannatamente complicato universo.
Anche la solidarietà è una cosa comoda, maledettamente comoda. Chi non sarebbe solidale contro le vittime di un attentato o di una strage. Chi? Ma questa solidarietà opera qualcosa in noi? O è solo il modo più semplice per placare le nostre coscienze?
Questo mi chiedo oggi. Quella bambola a fianco di una bambina morta per me è uguale al pensiero di tutti i bambini che muoiono ogni giorno. Io non ce la faccio a sentirla diversa. Potrebbe essere mia figlia. Vero. Ma ogni bambino lo è. È morta perché qualcuno l’ha deliberatamente uccisa? E chi ha ucciso l’ultimo bimbo annegato al largo dell’Adriatico? Chi quello abbandonato dai genitori espropriati dai loro terreni dalle multinazionali che ci nutrono ogni giorno? Chi?
Allora non possiamo fare nulla? Neanche piangere delle vittime innocenti? Ovvio che non è così. È come dopo una sconfitta, certo che è giusto piangere. Ma piangere davvero, in silenzio e col pensiero pronto a cambiare le cose. A cambiarle nella nostra vita. Ma cambiarle costa fatica. Perché il mondo non si cambia il giorno dopo una strage si cambia ogni giorno. Con l’esempio soprattutto. Non c’è scampo. Con piccoli gesti quotidiani. Piccoli e costanti. Piccoli e instancabili. Come i bambini.
Avranno la meglio se noi non iniziamo a riprenderci la nostra cultura, che non ha nulla a che fare con la religione, con la solidarietà, con l’Occidente. È una cultura fatta di autenticità, di sudore, di semplicità, di rispetto per il mondo e i suoi abitanti. Di rispetto per la vita. Di amore. Quello che ci è stato tolto non ce l’hanno tolto gli estremisti islamici, abbiamo fatto tutto da soli. Ma è una buona notizia, da soli possiamo tornare noi. Tornare umani.
Foto di Matteo Galacci
Finalmente!
sono d’accordo su tutto, ma avrei cambiato il titolo dell’articolo
Daria. Anche io. Il titolo sembra scritto per generare più clicks. Un peccato considerando la qualità del testo..
Ciao, ho scritto questo titolo, che è certamente una provocazione, per cercare di trasmettere il messaggio di sdegnarci ogni giorno per ciò che accade.l’ho scritto di getto, senza pensarci, facendo uscire tutta la rabbia e l’impotenza davanti a ciò che accade. Appigliandomi a ciò che posso fare io, visto che non possiamo fare nulla contro la pazzia altrui…
La mia convinzione è che possiamo fare. Le persone che si indignano dovrebbero pensare perchè un uomo decide di morire, che sofferenza ha sopportato per arrivare a tanto. Non è una depressione che ti dice basta la faccio finita, ma odio contro il mondo contro chi ti lascia solo chi non ti vede, chi non ti regala neanche un sorriso. Quando vedi che tutti ti calpestano, che vince sempre il più forte, allora dici oggi sono io il più forte e pagheranno i deboli come te. Allora la soluzione è unirsi per diventare una famiglia un popolo e coalizzarsi contro chi è organizzato a sopprimere l’altro, solo uniti si è forti. Oggi i forti ci dicono” i partiti non servono, le associazioni non servono, i sindacati non servono, e noi come pecore ad ubbidire.
Sono d’accordo. Grazie.
Grazie Giovanna, credo oggi di aver trovato una sorella non nel senso biologico ma in quello più profondo dell’anima, quella parte dell’essere umano che non si ferma alla superficie e cerca sempre di vedere la verità nelle cose che ci circondano liberandola dalle palude dei luoghi comuni che occludono la coscienza fino a soffocarla. Un abbraccio pieno di gratitudine
Ricambio l’abbraccio. E anche la gratitudine.
Volevo solo dirti che hai espresso alla perfezione tutto il mio sentire. GRAZIE
È una bella lezione di falsa retorica Giovanna. Non condivido. Non amo i giornalisti perchè sono i servi di chi paga. In me hai suscitato fastidio sia per il titolo che per l’esposizione. Anche i morti dell’incidente ferroviario in Puglia sono vittime dell’incuria e della sciatteria di altri uomini che non erano lì quel giorno e meritano di essere ricordati a monito di chi ha scentemente per proprio profitto, agito per causare la loro morte. Siamo tutti vittime quotidiane nel nostro inconsapevole agire per abitudine e spicciola convenienza. Ti consiglio un bagno di umiltà scendendo fra i comuni mortali.
Invece , ho percepito che era proprio una provocazione, perché, come si fa ad essere distaccati?
Una parola sola…..grazie x quello che hai scritto
Chi voleva capire ha capito..titolo o non titolo..personalmente..e credo di non essere solo..ho sentito la forza e la purezza di chi parla con la pancia..brava Giovanna..
Grazie Alessandro, grazie davvero!
Io non so cosa intendi tu per “cambiare le cose giorno per giorno”. Io nel mio piccolo cerco di farlo con il mio quotidiano. Educare mio figlio nel miglior modo possibile, rispettando il prossimo, comportandomi educatamente con tutti. Tu generalizzi troppo. Ma tu credi veramente che i “piccoli gesti quotidiani” possano evitare le stragi degli estremisti? Tu puoi fare tutti i buoni propositi che vuoi e questo ti servirà per crescere bene i tuoi figli e vivere con serenità i rapporti interpersonali ma non potrai mai fare nulla contro le menti bacate di questa gente. Credi che cambiare la società sia così semplice? No lo è. E’ vero che ogni giorno purtroppo muoiono migliaia di bambini innocenti ma, credimi, non riesco a restare indifferente alla visione di un corpo di bambina coperto da un telo. Mi indigno eccome e mi indignerò sempre. Il tuo sfogo mi pare una più una lezione di vita un tantino pretenziosa che non condivido. Una persona vale sempre 10 e fatti come Nizza appartengono eccome alla nostra vita. Sicuramente alla mia.
Non è affatto semplice e se non avessi generalizzato avrei dovuto fare un trattato di sociologia politica. in realtà è stata una riflessione molto spontanea su cosa possiamo fare per rendere il mondo migliore… Sono piccole cose? Gocce nel mare? Forse sì, ma sento che oggi sono le uniche cose che possiamo fare noi nel nostro piccolo. Poi certo possiamo votare, fare scelte commerciali, etiche… Tante altre cose. grazie della tua riflessione.
Giovanna , tu con questo titolo hai fatto la stessa cosa di coloro che han postato la foto con la bambolona a terra. Rifletti. Il contenuto è meritevole di esser letto ma nn è
In sintonia con il titolo. Un vero peccato
Il titolo è una provocazione che è nata spontanea. La riflessione partiva da quelli che per forza dicono sempre la loro quando succede qualcosa… se dai un’occhiata al mio blog e alla mia bacheca noterai che per me non è così… Questo articolo è nato dal cuore ed è molto spontaneo, forse per questo ha suscitato tante riflessioni. Grazie della tua!
Grazie a questo titolo ho letto l’articolo, e finalmente ho trovato qualcuno che esprime ciò che penso. Grazie!!!!
Grazie a te!
Cara Giovanna Rossi, l’articolo può anche essere interessante, ma purtroppo nelle menti offuscate del 90% della popolazione non riesce ancora a passare il concetto che QUESTE BESTIE NON HANNO LA NOSTRA CULTURA DEMOCRATICA E ANCOR MENO VOGLIONO ASSORBIRLA.
Qua ancora non abbiamo capito che questi sono pazzi criminali che stanno pensando di eliminarci in quanto infedeli, e noi continuiamo a crogiolarci nel nostro “idilliaco” mondo fatto di tolleranza, educazione e comprensione e rispetto verso l’altro.
Sarà pur vero che il mondo lo dobbiamo cambiare prima di tutto cambiando tutti noi singolarmente, ma mi pare che con qualcuno che sta progettando il prossimo attentato mentre sto scrivendo viene difficile pensare di intavolare un “DIALOGO”.
Quindi finiamola con questi discorsi teorici, scolastici e da oratorio che potevano andar bene fino a venti o trent’anni fa, oggi il mondo è cambiato e ci stanno attaccando, sono spietati e sanguinari e non si fermeranno fino a che ce ne sarà uno solo vivo.
Che facciamo allora mentre ci sparano addosso, ci fanno saltare per aria e ci “stirano” con i camion ? Gli proponiamo tutta questa nostra bella “teoria democratica” ? O forse possiamo già incominciare a gridare basta e incominciare a pensare seriamente a DIFENDERCI CON LA FORZA ?
Non so, forse tutte le centinaia di vittime degli ultimi tempi e tutte le migliaia di cristiani uccisi per mano loro nel mondo sono un film d’azione di Hollywood ?
Articolo pieno di retorica spiccia. Titolo pensato per i like e i clik..una miseria di pensierio..non per forza dovevi dire la tua..non sei diversa da chi si fa i selfie nei luoghi del massacro..non so se sei una giornalista, spero di no, ma se di solito ti dedichi ad altro continua su quella strada..che di opinioni balorde ne è pieno il mondo
Non dovevo farlo per forza, ho sentito di volerlo fare… le mie parole hanno innescato inaspettatamente una grande discussione. Lo considero un dono. Prendo le critiche costruttive come un regalo, quelle più dure faranno corazza.
Condivido pienamente il contenuto dell articolo. Il titolo è troppo “spinto”.
Grazie
Io non voglio essere solidale con i vivi di Nizza.
Io non sono solidale con i vivi di Nizza.
Bravaaaa… Semplicemente..bravaaa
Grazie… di cuore.
Non avresti scritto una così vera realtà. Le critiche servono solo a ribadire la profondità del tuo concetto. Brava Giovanna!
Grazie Filippo, grazie davvero.
La moda dei “Je Suise” non l’ho mai condivisa, perché identificarmi in queste tragedie asseconda solo la mia indignazione. Preferisco rimanere lucida nella mia identità e guardarmi intorno con occhio vigile e attento per comprendere e capire ragioni e responsabilità; attivarmi come cittadino, affinché l’orrore non si attutisca una volta spenta la TV o chiuso un social o una pagina di giornale. Je Suise io con o miei dubbi, le mie incertezze, le mie paure, ma anche con la determinazione di orientarmi in questa società complessa e liquida, resa precaria dal re Mida dello sfruttamento e del capitalismo.
Credo di aver colto. Il tuo non vuole essere il piccolo manuale per salvare il mondo, è solo la tua opinione verso il popolo dei leoni da tastiera che poi di concreto non sanno fare nulla. Danno molto fastidio anche a me. È l’effetto dei social.
Grazie Maurizio.
Invece io l’ho letto proprio per il titolo….incuriosisce avevo capito che era una provocazione ma hai ragione tantissima ragione purtroppo…
Respect..
Buongiorno Giovanna.
Cercavo le parole per rispondere ad un post. Ho letto quanto hai scritto e mi sono permessa di condividere, perché è quello che sento. Hai perfettamente ragione. Spero che leggano tutti quelli che dopo le stragi si sentono Charlie, Parigi e altro. Per quanto mi riguarda, “Je suis stufa”
Massima stima!
Grazie!
Grazie Helene! Grazie di cuore.
Non condivido e lo voglio dire. Io sono libero, sono libero di essere arrabbiato oggi e domani no, e se oggi sono arrabbiato sono libero di poterlo dire e se domani voglio tornare alla mia quotidianità sono libero di poterlo fare. Se voglio organizzare una protesta sono libero di organizzarla o di aggregarmi a quella di qualcun altro. Ma chi lo ha detto che la sofferenza deve avere una forma uno stile una coerenza? Ma stiamo scherzando? La gente che scrive queste cose vorrebbe un mondo piatto senza diversità individuali, ma non è così basta con queste caxxate. Io sono libero di insegnare a mia figlia l’abbinamento delle cose che voglio e a volte se si perde è colpa dell’arbitro e allora? Che c’è di male se un giorno sono sgomento per i morti a Nizza? Ma come osa questa giornalista/blogger che chi esterna la propria sofferenza a modo suo non ha fatto nulla per rendere il mondo un posto migliore? ma cosa diavolo ne sa lei delle lotte che tutti i giorni le persone devono fare per cercare di rendere la loro vita e quella dei loro figli decente? Chi giudica il comportamento delle persone e sentenzia cosa è giusto e cosa è sbagliato fare o pensare non è diverso da un pericoloso fondamentalista, e lascia sanguinante a terra la stessa vittima del terrorismo…la libertà.
Siamo assolutamente liberi e dobbiamo esserlo. Di scrivere. Parlare, tacere.
È il motivo per cui ho condiviso la mappa del sole24ore sugli attacchi terroristici nel mondo…non solo Nizza. Purtroppo.
invece di menarla tanto lunga.. Bastano i versi già scritti dai grandi poeti…
I giusti (Jorge Luis Borges)
Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
Hai scelto il titolo perfetto, non cambiarlo. Va dritto al punto del problema.
Solidarietá tanto per essere di moda, con un click su facebook che sovrappone una bandiera alla foto del profilo. Ahh… ora si che mi sento di aver cambiato il mondo..
Grazie…
Sono d’accordo con la provocazione del titolo… è una delle finalità del titolo di un testo.
Cercare di mettere un “filtro”, come suggerito, sarebbe (nella mia umile opinione) cercare attenuare la indignazione che dobbiamo rivolgere a noi stessi. Basta di auto indulgenze! Dobbiamo prendere le nostre responsabilità! Bellissimo testo, complimenti!
Grazie Carlo! Grazie davvero.
Condivido tutto.
Il titolo mi ha interpellata, scandalizzata e nello stesso tempo datosi che il mio principio e di ascoltare il più possibile per capire l’ho letto e sono rimasta colpita dal tono così giusto dal modo così giusto di ricordare a tutti cos’è veramente la vera autentica Umanità. I nostri imprescrivibili doveri di Umani , genitori, fratelli, sorelle, cognati , insegnanti, vicini di casa , negozianti, imprenditori….Umani. Grazie.
Grazie a te! grazie di aver letto e di essere andata oltre il titolo.
Con il tuo articolo mi hai commossa. E hai ragione. Ognuno di noi puó, anzi deve fare la sua parte nel proprio quotidiano. Non assocerei il post del Papa con chi non fa niente per cambiare le cose. …..non puoi sapere che sia realmente cosi!
Ciao! Ho citato il Papa, semplicemente perché le frasi del Papa, Bergoglio come Wojltyla, sono frasi che possono essere incredibilmente colme di senso vero, di vita, ma anche le prime che vengono svuotate se postate senza coglierne la vera essenza, oppure perché fanno scena… Fare di ciò che si dice la propria vita. Questo è difficile. Per tutti, me per prima. Lascia tutto quello che hai e seguimi… Papa Francesco recentemente ha detto “Dio ti dirà quel migrante ero io…” Frasi come queste se entrano nel cuore ti cambiano la vita! Postiamole e viviamole. Grazie delle tue parole.
Visto che le critiche aiutano a crescere, accetto questa Le consiglio di scrivere con la testa, dopo aver digerito quello che pancia ingurgita. Argomentazioni prevedibili e inutilmente retoriche sono il rischio che si corre, puntualmente confermato dal suo articolo.
Accetto certamente la critica, credo che a volte sia necessario a volte sia meglio togliere il tappo. In questo caso si è scatenato un dibattito che considero un grande dono.
Vista la qualità, il fatto che il titola serva ad attirare click fa solo del bene !
Pure io.
Questo doveva fa le visualizzazioni …forse con quel titolo davvero gli interessavano più della solidarietà
Sai perché alla fine ho scelto quel titolo? perché sempre di più le persone condividono gli articoli senza leggerli. Le mie parole andavano lette, anche criticate, ma lette. Sono state lette, più diogni immaginabile aspettativa mia. Non scrivo di politica né di cronaca. Ho fatto quasi saltare il server del mio blog, per capirci. Non c’era nulla di studiato, ma volevo che le persone almeno leggessero. L’avete fatto in tantissimi. E ora prendo con coraggio tutte le critiche e ne faccio tesoro. Le visualizzazioni saranno un picco che guarderò sorridendo quando tornerò al mio tran tran sportivo. Nel mio blog parlo di sport, che pratico pur essendo invalida.
Il Papa? I figli ? Ma lei non ha capito quasi nulla! Io non posto mai bandiere e neanche i ” Je suis ” perché parto dal principio che non voglio morti di serie A o di serie b : un bambino siriano ha lo stesso valore di quello francese! E fin qui ci siamo….ma la retorica sterile stile maestrina , non si può leggere! Le consiglio di erudursi un po di più sul “tema ” papa e sull islam lasciando stare le tazzine sporche della colazione perfetta fatta con i figli perfetti della casa del mulino bianco
Il titolo serve ad attrarre lettori, quelli del giorno dopo ovviamente… 😉
Il titolo è una provocazione.. oggi la maggior parte della gente condivide senza leggere. Se fosse stato così, l’articolo sarebbe stato la solita cosa inutile, proprio quella che volevo evitare. Invece sorprendentemente tantissimi hanno letto. Qualcuno ha criticato, ma credo sia giusto così. Discutere, non essere differenti. Crescere nella diversità.
Confermo , il titolo al inizio mi ha urtato i nervi , lo letto perché una amica , di qui mi fido, ha cliccato se no lo avrei snobbato , pero condivido il tuo pensiero , pancia o cervello hai perfettamente ragione ….
👍
Sono d’accordo. Nessuno vuol fare fatica. Non si fa niente senza impegno e fatica.
Si il titolo ė fuorviante: per chi non legge poi l’articolo.
Esatto anch’io avrei cambiato il titolo.
Non me ne avere ma io sono d’accordo su niente. Non ho capito alcunché. Un titolo da sciacalli. Io penso che quando non si sa, come nel tuo e nel mio caso, un decoroso silenzio vale più di mille futili esternazioni.
Anche io lo cambierei. Il titolo mi ha shockata… Poi in realtà è un bellissimo articolo, molto profondo r sensato
Anche io sono d’accordo ma il titolo da’ adito a credere che non ci sia sdegno e commozione per quanto è accaduto. Lo cambierei .
E che c’entra scusa questo col proclamarsi solidali ?
Facebook è un social ed ognuno vi esprime ciò che vuole …
Mi sembra molto più retorico quello che dici tu che in maniera snob prendi le distanze ….
Ben vengano tutte le foto ….ben venga tutto lo sdegno …facciamo capire con tutti i mezzi e in tutti i modi che una religione che ti impone di massacrare e massacrarti per un dio e per la salvezza è una grande cazzata …e chi mette in atto un proposito del genere non è che una bestia nelle mani di abili manipolatori …….
Noi dobbiamo mettere in atto una massiccia contro informazione……altro che snobismo a non pubblicare foto o ritenersi solidali ….
Secondo me Antonella non hai capito il senso. Non c’è differenza se non le modalità e il numero tra questo scellerato e chi taglia il tubo del gas in casa per farla finita lui, la famiglia ed il vicinato. Siamo malati di protagonismo ed adesso vogliamo essere più grandi anche nella morte. Più ne porto con me e meglio è……
Contro informazione a cosa?
La religione poi non impone niente, sono loro stessi, tramite una delle tante possibili interpretazioni, a fare quel che fanno. E ad ogni attacco è sempre più palese che lo Stato Islamico usa la religione come pretesto e l’estremismo come mezzo, attaccano la nostra cultura occidentale e non gli “infedeli”.
Comunque, bell’articolo
Sono pienamente d’accordo. Sarebbe ora di finirla di credere alle fate e al gioco della loro religione. Questi sono semplicemente dei pazzi, il problema che sono diventati un po troppo numerosi.
Però a Giovanna vorrei dire che quello che ha scritto può essere molto bello e forse lo è anche, ma pensaci 1 attimo quanti miglioni siamo nel mondo e, forse sbagliando, non vedo una % così alta di gente brutta. Intendo d’animo. Poi quello che hai scritto sul cominciare a cambiare ognuno di noi nel ns piccolo quotidiano è sacro santo e doveroso. Soprattutto x quanto riguarda l’educazione ns e dei ns figli. Mah scusa io usando molto in vari contesti vengo corrisposto da 1 saluto. Poi x essere solidali o no con le vittime di Nizza , anche in quel caso essendo umani penso sia una reazione normale. Qualcuno ha scritto, difronte alla vista di una bimba stesa a terra sono rimasto/a colpita. Certo i bimbi sono più innocenti e senza colpe, quindi ti fa salire 1 cristo vederli a terra privi di vita. Mah che colpa avrebbe il padre o la madre x aver portato il figlio/a adelle uno spettacolo di festa e anche con 1contesto storico?
Grazie Marco… Episodi come questi sono immensi e non è possibile parlarne in senso assoluto e considerando tutto. Aver aperto una così grande discussione è bellissimo per me.
Hai ragione ANTONELLA…trovo questo articolo falso e ipocrita come pochi…chi lo dice a questa qui che la gente non lavora,non suda non fatica per cambiare il mondo? Chi si crede?la depositaria della verità’?
Il dolore ha mille facce,anche quella pubblica..e ognuno può’ esprimerlo come crede…certo che così ha attirato un pubblico!!…lquella che non commenta,non dice,non parla…ma fosse stata zitta pure ora!
Sono pienamente d’accordo, mettere il proprio sdegno su Facebook non ci fa sentire migliori ma è un modo di partecipare al l’orrore e non solo per Nizza certo, anche per il resto del mondo.
Chi è condannabile sono i vertici di questa nostra società che manipolano per scopi non proprio sociali.
Consentimi di correggere una informazione non esatta. La religione islamica, cosí come quella cristiana e qualsiasi altra religione non insegna ad uccidere.. Chi lo fa in nome della religione non è considerato musulmano dai musulmani stessi… C’è purtroppo troppa confusione nel modo di fare informazione.. L’importante è fare sensazione…
Marianna, la scusa che se compi atti che vanno contro gli insegnamenti del corano allora non sei considerato musulmano è la stessa minchiata della scomunica. Un modo facile per lavarsi le mani del problema. I terroristi si identificano come musulmani e basano la loro ideologia sul corano (si, si, su interpretazioni errate del corano ma comunque..)
Ovviamente non sto dicendo che siccome i terroristi islamici sono musulmani allora i musulmani sono terroristi, questo è va contro ogni logica.
Onestamente se vogliamo andare alla radice, è facile estremizzare una mente abituata a non fare domande, ad accettare un’ideologia senza ragionare sui contenuti, solo perché parola divina, solo perché scritta in un libro vecchio di millenni, solo perché gli è stata inculcata fin da bambino con comunioni, catechismo, oratorio… ops, devo aver fatto un po’ di confusione..
Ma ancora con sta religione??? Ma possibile che l’informazione vi manipoli così facilmente?? L’attentato di Nizza non ha nulla a che fate con l’Islam e l’IS. Trattasi di uno squilibrato con problemi personali, tra l’altro poco religioso, non osservante nemmeno del Ramadan. Sveglia! Il vero terrorismo lo fanno i media
Non esiste alcuna religione che ti impone di massacrare qualcuno. È la interpretazione che ne danno alcuni fanatici rabbiosi che porta a questi gravi lutti. Anche alcuni papi imperatori per secoli in nome della religione cattolica hanno massacrato e oppresso quei popoli che oggi, sempre in nome di un malinteso senso religioso ci stanno dando pam per focaccia
Antonella, ma a che servono le foto, lo sdegno, la solidarietà da social network, se il giorno dopo già ci facciam di nuovo la guerra (in casa, a lavoro, per strada)?
io preferisco chi, in silenzio, cambia ogni giorno un po’ della sua vita e prova un po’ a migliorare il mondo partendo dalla famiglia, dal quartiere.
Gli stati su facebook servono solo agli esibizionisti che vogliono sembrare socialmente impegnati, quando in realtà non fanno nulla di concreto.
Eccola qui… Non hai capito proprio nulla di quello che ha detto in questo articolo… Né di quello che succede nel mondo… Invece di sentirti colpita perché probabilmente sei una di quelle persone che scrive post ad ogni disgrazia, dovresti provare a riflettere sulle parole di Giovanna, dovremmo imparare tutti a ragionare su quello che ci viene detto prima di attaccare per dofendere i nostri ideali, a volte si arriva a capire che nella vita abbiamo sempre ragionato nella maniera sbagliata! Vale per questo come per tanti altri argomenti. Inoltre prima di affrontare un argomento sarebbe bene informarsi in modo da poter parlare con le giuste nozioni… Ti dico questo perché hai parlato di religione, senza sapere che la religione in questo caso è solo una scusa, le motivazioni di questi attentati hanno radici più profonde della semplice religione… Soldi e potere…
Credo che siano ottime affermazioni, condivido i tuoi pensieri. Eviterei solo di giudicare chi scrive sui social, e come “condivide” il proprio dolore. Non ho figli ma se li avessi la prima cosa che mi interesserebbe insegnare loro sarebbe la libertà di accettare il prossimo, diverso o uguale, chiunque esso sia!
Ho letto con calma tutto quello che chi scritto e devo dire che dovremmo pensarla tutti come te io la peso cosi ma c’è molta tanta troppa gente che è diventata un atoma. Esinceramente non si va e non si fa ne fara niente non è essere codardi ma catturati dalla propria serenita e comodità
Complimenti x la bellissima lettera.
Ma credo che quanto ho letto nelle tue righe sia nella mente di tantissime persone che …forse…come me hanno cercato di far capire quali sono i valori fondamentali della vita che mi hanno insegnato e a mia volta ho insegnati ai miei figli.
Sai come…condividendo una foto con una frase simbolica di un Uomo che rappresenta i miei valori…Giovanni Paolo II.
Questo vuole essere un mio monito x far capire …e x chi vuol capire…che tutto il resto e frasi fatte solo in questi estremi momenti …Non conta!
Ma dove vivi? Cosa pensi? Cosa ti manca della vita? Non approvo niete di quello che hai scritto solo per avere dei “like”… fossi in te mi vergognerei! Già il titolo del tuo testo fa pena e induce soli a leggere i tuoi pensieri confusi. Tutta la mia solidarietà alle famiglie che hanno perso i loro cari una sera di festa in una delle vie più belle del mondo per colpa di un povero pazzo fuori dal mondo e spero ora all’inferno!
Ciao Massimo, il titolo era una provocazione e il senso è che non solo voglio essere solidale ma partecipare davvero al loro dolore facendo qualcosa per rendere migliore il mondo ogni giorno.
ti dovresti vergognare tu, ma per te stesso non solo per un articolo! Sei talmente ottuso che nn hai capito minimamente quello che ha scritto Giovanna, hai dimostrato proprio di essere una di quelle persone che nn sa insegnare ai figli come vivere e stare al mondo, la cosa brutta è che siamo pieni di persone come te, tante belle parole su Facebook ma poi nn siete capaci di rispettare neanche il “vostro vicino di casa” … Troppa presunzione
Si, ogni giorno, e tanti lo fanno. Ma non puoi sorvolare davanti a questa follia. Menomale che non restiamo insensibili, io penso. Un bambino ucciso così o singolarmente è uguale, certo… Ma un estremista che con un gesto ne uccide tanti ha ancora la sua rilevanza rispetto al singolo. Deve essere così. E attenzione a darci la colpa di questi attentati, perché mi sembra il gioco, ancora una volta, di chi scrive o pubblica la cosa più originale.. Questo non ci serve, la solidarietà sempre.
Mah.. Finalmente che? Si vede che lei signora Rossi predica bene.. ma straparla abbastanza da urtare la sensibilità di uno come me che difficilmente abbocca e scrive su questi blog democratici. Condivido sul fatto che questa società é allo stesso tempo vittima e carnefice di se stessa, come lo sono io che scrivo da un tablet, come lo é lei che posta le foto più belle per il suo articolo, che mette titoli provocatori per far leggere il suo pensiero contraddittorio a più gente possibile, per un pò di likes, di condivisioni!! Io vivendo a Parigi nel decimo, tra Charlie Hebdo e Bataclan per capirsi, ed avendo perso qualche anno fa il mio migliore amico, morto ammazzato per mano di un pazzo psicopatico con 22 coltellate alla schiena, posso permettermi di dire che la sua semplificazione del dolore altrui e la sua strafottenza sono nocivi e non fanno altro che alimentare l’odio e l’indifferenza. Tante belle parole, tanti pipponi da mulino bianco, ma se il suo pensiero da maestrina borghese é questo mi chiedo se lei davvero può permettersi di dare consigli su come educare i figli altrui!? Abbassi il profilo signora Rossi, c’é bisogno d’amore, non di popolarità e di likes si rischia altrimenti di diventare quello che si addita e che si cnsidera il male.
Buonagiornata
Buongiorno Manuel,
la mia migliore amica di sempre, siamo più che sorelle, è stata coinvolta nell’attentato di Bruxelles. Per fortuna è risultata illesa. Ho passato ore infinite nell’attesa di mettermi in contatto con lei… Posso solo immaginare quello che ha provato. L’abbraccio sinceramente. Nel mio blog mi occupo di sport e di invalidità. Per questo articolo, diverso dal solito, ho chiesto ad un amico di utilizzare le sue foto, non è un professionista, ama come me la fotografia ma è molto più bravo di me. Non volevo essere buonista. Volevo solo chiedermi cosa posso fare davanti a tanta efferatezza o follia… Cosa posso fare io dalla provincia italiana, nel mio piccolo. Cosa possiamo fare come cittadini. Non volevo fare la maestrina, i limiti di cui parlo sono soprattutto i miei. Grazie di aver partecipato alla discussione e grazie di aver condiviso un episodio privato e forte.
E anche tu hai trovato il tuo momento di notorietà. ..perché andare contro corrente da fighi …. Penso che ognuno sia libero di piangere ed esprimere solidarietà come crede, questo non vuol dire che non si porti alcun cambiamento. Ognuno libero…senza giudicare gli altri. Anche tu libera …ma senza giudizio…
Condivido pienamente l’articolo. Il disastro della società occidentale è la perdita dei valori.. Il credere di essere tutti buoni, senza in realtà occuparci di chi siamo, di quali sono le nostre responsabilità. Tutti puntano il dito contro gli attentatori (giustamente). Ci sentiamo solidali con la Francia, ma non ci sentiamo solidali con paesi più lontani, dove il terrorismo è all’ordine del giorno.
Non solo. L’occidente, per quanto mi riguarda, non è così differente dall’estremismo islamico. I mezzi certamente sono differenti. Ma siamo in grado di procurare guerre per il petrolio, di lasciare che nei paesi in via di sviluppo lavorino bambini dieci ore al giorno per poter avere il telefonino di ultima generazione.
Ci lamentiamo della crisi che c’è qua, ma difficilmente guardiamo un po’ più in la per capire ciò che accade.
I telegiornali parlano ogni giorno degli attacchi terroristici, ma raramente sprecano parole per spiegarci cosa sta veramente accadendo nel mondo.
E la gente, senza sapere che stati occupi l’Isis, chi sia il loro capo, cosa stia accadendo in Turchia, cosa stia accadendo in Libia, cosa stia accadendo in Siria… Posta su facebook parole, parole belle, ma parole inutili e false.
In fin dei conti questa ignoranza ci fa comodo. I max media la divulgano, e noi, la assumiamo come i fedeli assumono la particola in chiesa per la redenzione dei peccati. E poi ci sentiamo meglio.
Ma chi vende le armi ai terroristi islamici? Chi continua a tenere in piedi l’Isis (perché ammettiamolo, con un po’ di serio sforzo internazionale, l’Isis, forse non lo avremo debellato come ideologia, ma come “stato” concreto e fisico certamente).
E allora, si, sono d’accordo con l’articolo. Invece di sprecare molte parole, informiamoci, istruiamo i nostri figli sui veri valori. Cerchiamo di sentirci un po’ più colpevoli di ciò che accade nel mondo, e non a sentirci sempre povere vittime, e gli unici detentori dei veri e giusti principi.
Con questo non voglio condannare la nostra bella e amata civiltà occidentale. Io ne faccio parte. Ma interroghiamoci anche su come realmente possiamo cambiare le cose.
Sì, forse non possiamo uno ad uno debellare il terrorismo. Ma finché ogni uno di noi pensa per se, al suo lavoro, e alla sua famiglia, e sempre meno alla politica e a ciò che ci circonda… Questa società è destinata a cadere. E non credo per mano degli estremisti islamici. Ma per mano nostra.
Samuel
Sono francese ,e sono d’accordo sul fato che l’occidente e partial mente colpevole..Ma! Ne che queste povere persone, questi bambini schiacciati sono Colpevole! Questo discorso mi Stralunata! L’ho e gia sentito molte volte
Questi datori di lezzioni vanno questa serata fare il loro pieno di Benzina ! E mangiare la loro pasta senza Vergogna con la mamma. …
Oggi , si e insegnato che questo matto guardava su internet ,delle scene di orrore e che picchiava il suoi bambini e la sua donna contre violenza, aveva un amanti di 73 Anni! Fermate con i vostri buoni sentimenti
E troppo facile
Dite ” questa societa e destinata a cadere “…..Si! E nelle mani degli islamisti radicali, a causa dei complici come voi….
Complimenti …magari il mondo riuscisse a interpretare cosa lei ha scritto ….purtroppo il 70% circa di adulti sono mediocri ..per non dire altro..ed allora questi giovani quanta fatica debbono fare per vivere in un mondo migliore fatto con le nostre mani ?
Maurizio, ho scritto questo articolo di pancia, chi mi conosce me lo ha detto: Cavolo, si capiva che hai scritto senza neanche rileggere, eri proprio tu! Non credevo che avrebbe scatenato questa discussione. La considero un grande dono, anche se non è semplice gestire la ferocia di certe critiche. Mi riempie il cuore al contrario, quando qualcuno coglie il senso delle parole. Grazie!
Grazie! Hai espresso ciò che ho dentro. Da sempre cerco di date nel mio vivere il buon esempio convinta che solo partendo da me posso educare al meglio mia figlia gli amici chi mi osserva. Mom importa il titolo…forse nn lo ricordo già. Più … È come mettere un cappello …ciò che conta è il contenuto l essenza …. Grazie
Grazie a te!
Leggendo il tuo articolo un po’ sono rimasta infastidita e ho voluto, prima di scrivere, leggere alcuni commenti. Il sig. osvaldo la pensa esattamente come me….i suoi stessi pensieri sono i miei….noi madri di famiglia abbiamo cercato di educare i nostri figli al rispetto, ad amare l’altro senza barriere religiose o pregiudizi….ogni giorno cerchiamo di migliorare e anzi, ogni giorno vorremmo vedere un’integrazione più vera con i nostri figli. Devo purtroppo constatare che gli sforzi servono a poco e le belle lezioni ci lasciano solo sgomento e morte….e se è vero che nel mondo muoiono tanti bambini, e’ altrettanto vero che non si può rimanere indifferenti a morti non voluti….Nizza fa parte della nostra vita in quanto vittime di follie estremiste….non dobbiamo convertire i loro cuori e le loro menti ma dobbiamo soltanto mandarli a casa loro e li facciano quello che vogliono!!!!!
scusa ma ancora una volta hai dato la prova che i giornalisti sono ….CAPRE… e non hai capito lo spirito di facebook, inventato da studenti americani per ritrovare e risaldare vecchie amicizie universitarie e no, cosi tu dimostri di essere la solita eccentrica che non apprezza chi scrive in facebook, magari che scrive ed urla il dispiacere per queste stragi e atti di estrema violenza, fatti commessi da psicopatici che nessuno ha rinchiuso e curato con psicofarmici, permettendo il crescere del loro assurdo demoniaco comportamento, scusa ma io preferisco un commento spontaneo e sincero di un amico di facebook al tuo blaterare assurdo su cose che sono ovvie a tutti.
Bell’articolo Giovanna il problema è che non credo che quello che hai detto tu possa cambiare il mondo ed evitare che menti malate compiano delle stragi (in famiglia,per strada,isis o no)..io cerco di essere sempre gentile,di aiutare la gente quando posso,di sorridere per strada etc etc ma non basta.
Francamente non condivido quello che dici: l’incidente del treno di Bari che sia un errore umano o un incidente colposo non ha nulla a che vedere con un tizio che si fa esplodere nella folla o che prende un camion e si butta sulla folla con l’intenzione di uccidere.No. non ha nulla a che vedere lo sappiamo benissimo e ti parlo perché vivo a Nizza e quella sera ho visto tutto l’orrore dal balcone di casa mia il camion che falciava le persone, francamente ti dico che e’ facile parlare tutte belle parole ma poi quando ti capita sotto i tuoi occhi nella città dove vivi be’ questo ti cambia la vita. per cui si anche io ho cercato di condividere sui social la strage e tutto quello che ho visto e tramite i social ho potuto informare i miei amici da tutte le parti del mondo che stavo bene. E sono andata a mettere i fiori dove c era ancora il sangue per terra dove qualche ora prima c erano i cadaveri. Ti parlo da sopravvissuta che non riesce a capire il perché di tanta rabbia e follia.
Ciao Angela,
la mia riflessione non voleva negarne un’altra, ben più articolata, sul perché delle stragi e sulla follia di questi gesti estremi. Il senso di impotenza che questo episodio mi ha fatto provare mi ha riportato alla nostra quotidianità, a ciò che possiamo fare noi. Certamente non è la sola strada, e sicuramente non è risolutiva, ci mancherebbe. Non oso immaginare cosa puoi aver provato… La mia migliore amica è stata coinvolta nell’attentato a Bruxelles… Ti abbraccio forte.
Ho provato fastidio nel leggere il tuo titolo e il tuo post reperito nelle pagine di FB
Il tuo problema è che come tutti noi provi difficoltà nel digerire quanto è accaduto a Nizza e questo è umanaente comprensibile.
Nello stesso tempo però affermi che il responsabile di Nizza è per te il resto del mondo che non educa bene i figli come fai tu.
In altre parole il significato del post è “sempre colpa degli altri ” e l’educazione che stai impartendo ai tuoi figli non sono le presunte belle idee di cui fai sfoggio e che ti fanno sembrare migliore degli altri..ma sono le tue difficoltà, la tua inutile polemica ” su come è riportata la notizia” . Ecco l’esempio che assorbono e assorbiranno i tuoi figli.
L’articolo non voleva sollevare i colpevoli dell’atto in sé, ma partire da questo orrendo episodio per cercare di capire come questo dolore potesse cambiare la mia vita e renderla migliore. Rimango convinta che una società diversa potrebbe fare tanto per arginare alcune dinamiche che possono sfociare in gesti folli. Non posso fare una disamina socioculturale perché sento di non averne i mezzi, la mia era una semplice riflessione per prendermi la responsabilità del mio comportamento quotidiano.
Una verità che va oltre le maschere che ogni giorno indossiamo per credere di essere “diversi”, più buoni e differenti da chi il male lo pratica. A parer mio siamo tutti praticanti che hanno dimenticato “come si sta con gli altri”. Da piccola mia madre portava in casa nostra, a turno, i figli più piccoli di una numerosa famiglia che abitava nel nostro cortile. Li nutriva, li lavava, a volte cuciva i loro vestiti, e la sera li rimandava a casa. Era la norma prendersi cura, accudire, salutare, stringere la mano per ringraziare. Dici bene, cara Giovanna, quando scrivi che il mondo si cambia ogni giorno, coi fatti e soprattutto con l’esempio. Vado a condividere il tuo articolo nella certezza che qualche animo in attesa di svegliarsi possa sbadigliare e aprire finalmente gli occhi. Grazie 🙂
Che bel ricordo e che bella immagine. Credo davvero che questi gesti cambino il mondo. Grazie!
sostanzialmente d’accordo, anche se l’articolo non prende assolutamente in considerazione il perche dell’odio/ disperazione degli attentatori di turno, chi gli bombarda la casa al loro paese, chi li affama e gli toglie ogni futuro etc.
Molti nodi verrebbero al pettine.
Hai ragione Valerio, però non credo che Giovanna volesse fare un articolo di quel genere 😉
Ma quali perché di odio e disperazioni. Forse non si è capito che alla base dell’islam c’è il proselitismo e l’idea stessa che chi chi non è mussulmano, e di quella parte, è un infedele e o abiura o è morto. Se noi non siamo tutti sotto il loro tallone è solo perché loro sono i primi nemici di sé stessi. Perché i paesi con la ricchezza pro capite più alta del mondo non hanno nemmeno un rifugiato anche se ogni anno milioni di pellegrini ci passano ma poi se ne vanno? Loro vogliono conquistare il nostro mondo per farne il loro tanto è vero che quando arrivano non cercano l’integrazione ma di imporre, col numero, le loro tradizioni pretendendo che noi cambiamo le nostre. Il resto sono tutte belle parole in qualche caso anche vere, per carità, ma per fare il mondo migliore bisogna essere d’accordo da una parte e dall’altra e quì l’altra parte non vuole. E’ una guerra di ideali e di religione fra dei forti loro e dei deboli noi, Ecco cosa dobbiamo imparare da loro: essere forti e consapevoli della nostra forza e delle nostre idee. Dopo possiamo parlare di dialogo e non di monologhi fra sordi.
Ciao Giovanna ho trovato questo blog per caso….sarei curioso di sapere se avevi scritto qualcosa anche sul fatto del ritrovamento del bambino ritrovato con il suo pupazzo di fianco, annegato dopo una traversata con una carretta del mare! Te ne sarei molto grato!
Ciao! In questo blog scrivo di sport. Io sono invalida e pratico triathlon. Non scrivo di cronaca, tranne in rarissimi casi, quando proprio mi scoppia il cuore. Come in questo caso. Sai perché non scrivo di cronaca abitualmente? Proprio perché non voglio fare sciacallaggio, la cosa di cui molti mi accusano qui ora. La questione degli immigrati mi sta molto molto a cuore. Ma no non ho scritto nulla, anche se ogni giorno vedo foto e penso. Le guardo e piango.
Veramente un post illuminato e realistco. Molto bello. Un commentatore ha scritto che avrebbe cambiato il titolo dell’articolo. Capisco II perché, ma penso anche che nella Superficialità imperante sia proprio il titolo ad incuriosire spingendo alla lettura.
Grazie Andrea!
Siiiiiiiiiiii! Grazie♡♡♡
ha una pessima visione del prossimo, è per questo che non riesce ad esprimere solidarietà, riesce solo a criticare anche quando è il momento di tacere, convinta che le sue siano riflessioni. Sta farneticando
Pessimo articolo
Gabriele amo il prossimo, lo amo così tanto e in ogni forma… Il titolo è una provocazione. Vorrei essere capace di essere solidale ogni giorno. Non solo il giorno dopo.
Condivido!
È evidente che sei tu che non sai leggere… O peggio non capisci cosa leggi… Abbiamo proprio bisogno di gente come te… ? Di altri che tempestano i social di #prayforstocazzo? Apri la mente non solo la bocca!
Caro Paolo, la risposta che hai dato la dice lunga anche su chi come voi, illuminati dalla vita, snobba la “solidarietà del giorno dopo” .
Gabriele, leggi l’articolo prima di scrivere, magari poi riesci a parlare a proposito…
Sono d’accordissimo con te!!! Per me questa è una pazza che veramente non sa cosa scrive e tutti quelli che la pensano come lei!!!
Bellissimo articolo che condivido pienamente !
Ottimi pensieri che devono fare riflettere giustamente tutti noi nessuno escluso👏👏👏
Grazie di queste considerazioni… Pienamente d’accordo!!!
Chapeau ….
Grazie!
Che dire, nulla…..vuoto…….nulla.
Se non ritorniamo a lavorare sui fondamentali, quali amore, rigore, disciplina,sacrificio,rispetto , onore ……………non ne veniamo fuori.
Questo è quello che è ed è quello che ci meritiamo. Ripartiamo dal leggere un libro, dal scrivere una lettera, una semplice cartolina e ripartiamo con amare il prossimo e la nostra patria.
Io odio fortemente la nostra società americanizzata e chi ha inventato internet. Un abbraccio e grazie per quello che scrivi.
Internet non c’entra nulla. E’ uno strumento come lo sono la televisione o le auto. Dipende solo da noi come usiamo questi strumenti.
Internet è un’enorme risorsa. Grazie ad Internet è più facile accedere alla conoscenza, scambiare idee ed accorciare le distanze.
Penso che il senso di questo articolo sia prima di tutto guardare a noi stessi e cercare di dare un contributo tutti i santi giorni della nostra vita. Il problema siamo noi stessi, non l’americanizzazione della nostra società o quant’altro.
Condivido i pieno
Mi piace Rossano, come mi piacciono le tue foto…..insieme bisogna aiutarsi a capirete anche cosa cambiare……soprattutto bisogna avere l’aiuto di uno già cambiato…..un esempio…..un San francesco ….certe cose ci sembrano impossibili finché non vediamo un nostr simile cambiato .
Marco
Non vedo cosa c entri il commentare un drammatico evento(che sì ci appartiene perché è un fatto sociale di cui è parte l’uomo),col fare qualcosa per cambiare il mondo!
Gia parlarne è di per sè fare qualcosa; poi cosa intende Lei col fare qualcosa? Ma Lei, cosa fa?
Il contribuire a rendere migliore il mondo rendendo migliori i nostri figli attraverso l’educazione è un gesto silenzioso e importante, ma ciò cosa ha a che vedere con l’ inutile e sterile critica ai diversi commenti del volgo sui social?
Ritengo sia molto più deplorevole il “non voler essere solidale” se non su commissione. Abòrro.
Fabiola Raggi
Grazie del commento Fabiola. Il non voler essere solidale è una provocazione. Il senso è che vorrei essere solidale e fare qualcosa ogni giorno.
Onestamente il senso che Lei voleva lasciar trapelare io non L ho colto, ho “letto”altro.
Punti di vista, modus scrivendi, comprensione ed interpretazione del linguaggio e dei fatti diversi, comunque rispettabilissimi. Grazie per la risposta.
aborro anch’io… mi auguro che la signora in questione sia stata motivata da buona fede, e non caccia a click e quant’altro.
Brava condivido.ho letto questo articolo e mi sono arrabbiata nel vedere come una strage sia stata presa x fare prediche che con essa non c’entrano nulla….
Quanto e’ vero tutto cio’! Ma il mondo e’ strano e siamo in pochi a pensarla cosi’ , a pensare che i confini , i dogmi, le regole, il male stesso , e’ solo il frutto di millenni di odio e di potere generato da noi stessi! Dal genere umano . Dal Potere! Noi , burattini che crediamo di essere liberi e non ci rendiamo conto che siamo svhiavi , pedine che i potenti decidono di sacrificare per i loro sporchi affari!!!
il senso dell’articolo sarebbe quindi che i morti di ieri non sono più importanti di quelli che ci sono in altre parti del mondo? e che bisogna iniziare a cambiarlo insegnando ai bambini a dire grazie e a non utilizzare il cellulare? che puttanata di articolo
grazie!
Ma che significa? Come si fa a cambiare il mondo se un arabo pazzo decide di salire su un camion e ammazzare gente a caso? Cosa dovevo fare, farci una bella chiacchierata prima? A me leggendo queste cose cadono le braccia
Allora se vuoi indignarti ed essere solidale, fallo prima con le vittime della mafia della.nostra cara italietta, o indignati con chi con la mafia ha stretto accordi per governare il paese, con chi al tuo “arabo a caso” gli ha fornito le armi o è andato da lui in missione di pace o con le bombe intelligenti a sterminarli famiglia, amici e conoscenti…poi sii solidale con le vittime di Nizza, di Bagdad, della Siria, della Palestina, di Parigi, Londra, brussell ecc.
Bell’articolo ma estremanete qualunquista ed inutile, che si poteva scrivere per qualsiasi vicenda e per nessuna: per un attacco terroristico, per un disastro ambientale, per un cataclisma, per un incidente o anche solo per un litigio in strada.
Ciò che è scritto è vero, la cultura dell’educazione e del rispetto è una cosa importantissima e fondamentale: il rispetto verso tutto e verso tutti, soprattutto verso l’altro diverso da noi, rispetto, non tolleranza….Ma nessun rispetto contro chi mi spara in faccia, contro chi deliberatamente uccide, contro chi cresce ed alleva la cultura dell’odio e del terrore, contro di loro nessuna pietà!
Tu puoi tentare di fare un mondo migliore, è doveroso provarci e non attendere sempre qualcosa dagli altri, ognuno nel suo piccolo per ciò che gli spetta, ma come mi diceva mio padre da bambino “attenzione che tra buono e coglione il passo è breve!” , quindi una cosa è cercare di agire e vivere rettamente, un’altra di farsi sparare in faccia senza muovere un dito.
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Alla fine è sempre colpa nostra….allora i buoni sono loro????….sempre a dare ragione a chi ammazza e fa stragi di questo genere….siete patetici….solo perché non avete il coraggio di dire che bisogna nient’altro senza pietà! !!!
Ma cosa significa questa distinzione “noi”-” loro”? Siamo tutti colpevoli e tutti dobbiamo impegnarci a migliorare il mondo.
Senza distinzioni.
Condivido bravo
Ciao Giovanna,
grazie per lo splendido spunto di riflessione. E per il coraggio. Mai facile esporsi in questo modo ed essere compresi.
Devo dire che il titolo ci aveva lasciati un po’ perplessi ma, leggendo il post, ci siamo ricreduti e abbiamo concluso con un sorriso sarcastico e la voglia di continuare a rimboccarci le maniche per “fare qualcosa”. Dobbiamo riscoprire concetti quali Solidarietà e Condivisione, farli nostri e sperare che i nostri figli crescano nell’intelligenza vera.
(p.s. fa piacere vedere che anche per te il bagno è luogo di riflessione!)
un abbraccio
gli amici di Casa Mazzolini
Tutto quello che è scritto ha un suo fondamento. Ma cosa centra con quello che è successo a Nizza? Piangero’ e piangero’ ancora! La follia di un singolo o di un’organizzazione estremista nn riguarda certo l’educazione che impartiamo ai nostri figli ! Siamo tutti uguali in quanto esseri umani ma nn siamo come loro in quanto a cultura e rispetto della vita umana e, soprattutto, rispetto alla vita democratica che ci appartiene. Cresco le mie figlie insegnando loro il rispetto per gli altri, qualsiasi essi siano! Loro nn lo fanno. Incitano all’odio e gli fanno imbracciare fucili e altro ancora! I moralisti nn servono a nessuno e, tantomeno, ai bambini morti ieri sera! Ciao
Condivido in pieno quello che ha pubblicato Rosario Format
Lei dice cose giuste e sono d’accordo con quello che scrive e vorrei chiederle cosa sta facendo lei di concreto per cambiare il mondo?
Non è una critica ma sarei interessata a sapere come si muove.
Credo davvero che il mondo si cambi nelle piccole cose. In casa mia non è mai entrata un’arma, neanche un’arma giocattolo. Cerco di trasmettere ai miei figli l’amore per il pianeta e ogni forma di essere vivente, il rispetto. A prendersi le proprie responsabilità. Sono invalida, ho rischiato la carrozzina, e cerco di condurre una vita normale. Di aiutare gli altri, fare conoscere più culture ai miei figli. Vivere nel rispetto della diversità. Stare attenta a ciò che metto nel carrello… Piccole cose. Coltivare lo stupore e l’amore. Forse sono una illusa, ma non voglio arrendermi.
Che tristezza… trovo questo articolo banale e completamente inutile. Parole fritte e rifritte. Come converrà solo chi risuona con questo ed eltri eventi in modo speciale per ragioni che ometto e che, checchè ne diciate, cambia le cose (tutti brava a dirsi toccati, ma poi quando la tragedia ti arriva in casa, tutti reagiscono in modo ben diverso) lasciate almeno piangere i morti, col buon gusto di evitare, almeno in questo momento, di proporre predicozzi dal sapore tanto scontato. Che dobbiamo, anzi, siamo in cammino per diventare esseri umani migliori, nonostante stragi guerre e conflitti, lo sappiamo già. Grazie comunque del tentativo.
Idem
Io non ti condivido, perchè se la nostra società è in genere sbagliata e su questo posso essere d’accordo con te, non mi schiero dalla parte di chi mi odia e mi annienta con tanta ferocia, non sono comprensivo verso di loro, non li giustifico. Perchè cara amica, per loro tu sei come tutti gli altri, e il giorno che si tratterà di farsi saltare in aria o di esplodere dei colpi di mitra, o di guidare un camio contro te e i tuoi figli, ricorda che non ri salverà l’essere stata comprensiva. Ti salverebbe odiarli e sterminarli tutti prima che arrivino sulla tua strada. Morte tua vita mia…
Colpevolizzare l’occidente é diventata una moda…. Non nego che vi sia un nesso tra il nostro stile di vita e ricchezza e la povertà in altre regioni del mondo. Colpevolizzare le persone però non ha senso.
Su dai siamo sinceri, cosa può fare la massaia di Pordenone per combattere guerre e povertà che alimentano i flussi migratori, che a loro volta sono terra fertile x i terroristi?
Nulla, anche se alleva figli super sani ed equilibrati questo non cambierà il fatto che viviamo al di sopra delle nostre risorse sfruttando il sud del mondo.
C’è chi dice che per questo ci meritiamo i terroristi e l’ondata di profughi…. Beh io sarò cinico ma dico di no, meglio loro che noi, teniamoci stretto quello che abbiamo raggiunto.
Se non lo avete capito siamo in guerra, é un po’ come la rivoluzione francese e noi siamo i nobili a cui salterà la testa.
Tutto vero quanto scrivi, ma mi spiace veramente dirti che sei anacronistica, soprattutto con il titolo che hai dato.
C’è troppa rabbia nelle tue parole ed è facile essere arrabbiati. Tutti lo siamo in questi momenti. Ma questo è un giorno in cui non ci possiamo permettere di vomitare così le parole. Il senso di responsabilità ci invita a fare la nostra parte in silenzio. Oggi è un giorno per ” piangere davvero, in silenzio e col pensiero…” Sono parole scritte da te nello stesso testo in cui inciti gli occidentali a riprendersi la cultura dell’autenticità.
L’autenticità è la cultura di tutti i popoli del mondo e non è solo prerogativa dell’occidente. Ma bisogna saperla riconoscere e praticare. Anche tu sei balzata su una piccola ape ed hai scorrazzato per qualche chilometro sul boulevard di Nizza passando sopra a quelli che erano già cadaveri. Torna in bagno, entra su fb e cambia almeno il titolo …
Questo c’è lo devi a tutti: ai vivi e ai morti!
Sarebbe bastato un ‘soltanto’ scritto fra parentesi…
“IO NON VOGLIO ESSERE (SOLTANTO) SOLIDALE CON LE VITTIME DI NIZZA”…
…e molto senso, soprattutto di equilibrio, avrebbe riportato l’articolo…
Bah…
Pratico la solidarietà ogni giorno e profondamente.
La lezioncina sui sensi di colpa che tutti dovremmo avere e un ulteriore modo per scaricare la propria colpa e la propria coscienza.
Vivo ogni giorno facendo del mio meglio per essere concretamente migliore e per essere solidale con gli esseri umani vicini e lontani e francamente non ho sensi di colpa e non comprendo il senso di questo articolo…
I miei figli non sono alienati al cellulare, non guardo e non ho mai guardato solo al mio ‘orticello’ e ogni giorno la mia vita è concretamente orientata da una visione critica, onesta, solidale e leale nei confronti del prossimo, per cui i contenuti di questo pezzo, con tutto il rispetto, mi appaiono più qualunquisti, populisti e ipocriti dei commenti circolanti sui social che lo stesso pezzo pretende di criticare e di condannare.
Invito chi l’ha scritto a scendere dal piedistallo, rinunciando a giudicare la gente che emotivamente, forse sbagliando, dice la propria, per iniziare concretamente a ‘sporcarsi le mani’ per la solidarietà. Quando si incontra il dolore da vicino, nelle pratiche quotidiane reali, la voglia di pontificare sul bene e sul male o su cosa é giusto o sbagliato vi posso assicurare che passa.
Questa strage resta un fatto brutale e terribile, come ahimé infinite altre tragedie di questo presente.
Un po’ di umiltà, di riflessione aperta e, soprattutto, di silenzio sarebbero forse reazioni più adeguate, apprezzate….forze necessarie.
Anch ‘ io come te … Non capisco a chi voglia dare lezioni con questo articolo …. È da una vita che faccio volontariato ! Non mi sento per niente in colpa .. Anzi mi sapere invece di tante parole piene di astio che cosa sta facendo lei per questa società!
Ciao! Non voglio dare lezioni, era solo una piccola riflessione rivolta prima di tutto a me stessa. Cosa posso fare io per migliorare questo mondo che sembra andare alla deriva?
Il blog non serve per riflettere in se stessi (per questo c’è la meditazione), ma per richiamare alla discussione. Con toni, modi e finalità più o meno leciti/appropriati.
Completamente d accordo con te
Innanzitutto ciao. Direi che non è la mia abitudine commentare i blog o i post … ma questa volta mi sembrava davvero necessario. Mi dispiace vedere questo tipo di articoli girare su facebook quando ci sono vittime, famiglie in lutto, un paese ferito. Questo è il mio paese, è la mia patria perché sono francese… Ma ciò non vuol dire che non sono davvero afflitta dai conflitti nel mondo, dalla povertà, dalla guerra, e dalle persone che muoiono nel Mediterraneo o altrove. Mi dispiace davvero, perché non voglio creare una polemica e capisco la tua intenzione, capisco che tu non voglia offendere nessuno. Ma come succede ogni volta che ci sia un attentato c’è sempre qualcuno per scrivere questo tipo di articoli. Da una parte, avete ragione perché una tragedia in Francia è terribile quanto una tragedia in altri paesi in Asia, in Europa, in America, in Oceania. Ma noi non viviamo nel mondo della fiabe, non viviamo nel mondo della Disney ! Io leggo, io mi informo, faccio beneficenza, e provo a fare del mio meglio ogni giorno per aiutare gli altri. E non credo che “Quello che ci è stato tolto non ce l’hanno tolto gli estremisti islamici, abbiamo fatto tutto da soli. Ma è una buona notizia, da soli possiamo tornare noi. Tornare umani.”. Ma credi veramente, che noi facendo il bene saremmo riusciti a salvare le vittime di questa tragedia … Io te lo dico subito la risposta è no ! Fare polemica con questo tipo di articoli non farà tornare alla vita le vittime, non toglierà le lacrime a decine di genitori, di amici, di innamorati. Questo è peggiore dell’aiuto che descrivi come un po’ ipocrite. Perché ora come ora, Nizza e tanti altri posti nel mondo hanno bisogno di sostegno. E il miglior modo per aiutare Nizza e tutte le zone coinvolte in questa tragedia se per te non è cercare la migliore foto di lutto per pubblicarla su facebook, scrivere un post di sostegno, e lo posso assolutamente capire, allora potrebbe essere il silenzio e il rispetto. Perché questi articoli, oltre essere polemici, non fanno andare il mondo avanti. Cari Saluti. Héloïse.
Ciao Heloise, non volevo essere irrispettosa, mi scuso con te se lo sono sembrata. Volevo solo far capire che la solidarietà non è abbastanza se si ferma al giorno dopo. Il popolo francese, e quello occidentale in genere, sta subendo una serie di lutti che vanno non solo rispettati ma condivisi. Io volevo riportare l’attenzione su ciò che possiamo fare noi davanti a tutto questo. Davvero non ci resta che piangere un giorno i nostri morti e poi tornare alla nostra vita? Cosa possiamo prendere da queste cose che accadono? Cosa mi insegnano questi morti? hai presente l’attentato a Bruxelles? La mia migliore amica di sempre era lì, in quella metropolitana… Ecco, io quel giorno non ero solidale, io stavo male come un cane finché non l’ho sentita. Ecco, voglio stare male come un cane, questo era il senso. Voglio star male per ogni vittima del terrorismo, così male da voler fare qualcosa. Grazie delle tue parole, sono state un gran bello spunto di riflessione.
Sono così in disaccordo che dovrei asciugarmi il sangue dal naso, per quanto respiro forte mentre leggo questo insensato esempio di anticonformismo di massa. L’autrice dell’articolo dovrebbe illustrarci su come le migliori maniere del mondo e i valori più profondi instillati nell’intera nazione coinvolta avrebbero potuto salvare le vittime da questa fine inutile, selvaggia, crudele, imprevedibile e terroristica. Perché di terrorismo stiamo parlando. T-E-R-R-O-R-I-S-M-O. Di omicidio. Di un reato volontario, premeditato, concepito e messo in atto. Della soglia del possibile che scende sempre di più verso qualunque persona del pianeta, nessuno escluso. Non della solita pippa dei valori perduti, dei bambini che maleducati oggi, non si dice più buongiorno e buonasera, ah, signora mia, se sapesse, l’inverno è la nuova primavera… Se poi l’autrice voleva esprimere semplicemente il suo dissenso su quanta copertura mediatica si dia a una cosa invece che a un’altra, e sul fatto che ci sono più morti a lungo termine altrove che nei singoli atti terroristici degli ultimi anni, mio Dio, quanto l’ho interpretato male. Così tanto che ho pensato che chi ha scritto questo pezzo fosse un’insensibile, tipo una che non chiama la polizia quando vede un ragazzo che picchia una sua vicina di casa [sto citando questo blog]. Sono questi i valori che avrebbero evitato questa strage? Doveva intitolare questo articolo semplicemente “Io non sono solidale con nessuno”. O semplicemente postare due righe per lamentarsi di quanto, all’indomani di ogni tragedia, tutti si rivendano latori di indignazione e sofferenza e poi tornino a cianciare di pochezze. Ma sarebbe stato un altro articolo, che avrei anche condiviso – magari per poi tornare alle mie pochezze anch’io. Non questo.
Ha ragione… sarebbe stato un altro articolo. Magari lo scriverò. In realtà scrivo ciò che sento fortemente e ciò di cui riesco a parlare. Lascerei le disamine storiche e sociologiche a chi ne capisce più di me e può fare analisi migliori. Le cose da dire sono sempre troppe. E siamo così fallaci e limitati. Io per prima. Ma voglio continuare a provarci, Grazie del messaggio e di avermi letto.
Cara Giovanni Rossi, grazie per l’articolo, lei ha dato voce a tante persone che la pensano come lei. E mi dia retta ascolti sempre la voce del suo cuore e non quello che le viene imposto dagli altri. Come lei ha detto, la solidarietà va data a tutti e con i fatti, una preghiera va fatta ma in silenzio e in maniera sentita e non con un “copia e incolla”sbandierandola a tutti.
Grazie per il coraggio nell’esposizione delle sue idee e complimenti per l’articolo
Grazie Enrico! grazie davvero. È la prima volta che scateno tanti commenti e per la prima volta leggo commenti negativi. Il suo letto ora mi ridà il sorriso… Grazie!
Ci credo che sia la prima volta a scatenare tanti commenti!
E’ per il suo volontario uso della provocazione del titolo (e in misura inferiore da parte del contenuto del suo esposto) , che secondo me… e dopo aver letto anche tutti gli interventi di risposta, è stata condotta in maniera troppo leggera nei confronti del rispetto per chi ha perso la vita e nei confronti di chi oggi rimane con il dolore (che non è ‘solo quello del giorno dopo’, ma da oggi per sempre).
Mi sono arrabbiato per il suo tentativo di portare al solo livello intellettuale (e virtuale) l’etica del dolore di fronte all’insania, che invece porta a perdite reali e che coinvolgono tutte le sfere dell’essere umano, usando un titolo di forte richiamo… ma per poi perdersi a parlare di cose che guardando bene non sono coerenti con il senso di provocazione che avrebbe voluto ottenere, facendola sembrare davvero irrispettosa, con un discorso generalista, per questa fattispecie di dolore, di fronte alla quale vi sono pochissimi modi per mostrare la propria umanità: o il cordoglio silenzioso e (per chi crede) la preghiera, o un intervento solidale scritto, di denuncia, di partecipazione. Non certo di moralismo sul dolore altrui.
Sì hai ragione, è proprio ora di fare basta con il vomito del giorno dopo, dovuto alla rabbia, allo schifo e ad un indegno perbenismo, che ci riempie la bocca con tanti bla bla bla e poco più.
Stiamo facendo tutto da soli, con la troppa superficialità con cui stiamo attraversando, ciascuno di noi, la nostra vita, spesso, troppo spesso passando sopra la pelle di tante altre vite.
Ho il cuore pieno di pianto e la mente piena di pigrizia, ma non mi copro la faccia con la bandiera francese. Dovrei coprirmela con le mille bandiere del mondo, tanti sono i posti dove ogni giorno c’è un attentato, una guerra, una rivolta, un’ingiustizia, una morte o tante morti per indifferenza. C’è ancora tantissimo da fare per vivere in questa nostra terra in modo pacifico
Ho scritto questo articolo senza pensare troppo. Avevo bisogno di far uscire la rabbia, di trovare qualcosa a cui appigliarmi davanti ad un fatto che può solo lasciare ammutoliti e inermi. Avevo un senso infinito di impotenza, da lì sono partita. Non credevo che avrebbe avuto tanto seguito, questo blog parla normalmente di sport e di vita. Di sport che cambia la vita per renderla migliore. Ha un suo seguito, ma la via è quella del diario non del sensazionalismo.
Il mio intento era di guardarmi allo specchio. Sono io quella che commenta, quella che guarda la foto della bimba morta sull’asfalto con la bambola da inutile guardia. Sono io che mi dico ogni volta solidale e poi il giorno dopo penso già a dove andare in vacanza. Io e io solo. Solo a me imputo una critica. A quella parte di tutti noi che è così.
E solo a me ricordo di dover cambiare il mondo. Questo blog è dedicato alla mia avventura sportiva, al progetto #primaditutto: un team di pazienti fragili (malati di tumore, cardiopatici, invalidi come me). malati che fanno sport per ritornare a vivere. Questo ferma i terroristi? No di certo. Ma una cultura di pace e di aiuto cambia il mondo. Almeno io lo credo. Io voglio provarci!
I bambini nascono già così, siamo noi adulti con i nostri pregiudizi e col mondo che gli offriamo che cambiano. Ma se non siamo noi è la scuola a farlo. Di certo non possiamo isolarci o isolarli. Infine quello che conta è il re denaro. Noi facciamo tutto ai fini di ottenerne. Tutti dietro a ciò che è futile. Siamo tutti bravi a parlare e a tirar fuori frase fighe da dire. I peggiori sono i ricchi che giocano a fare gli alternativi. Fanno la parte di quelli di sinistra quando la loro vita è totalmente di destra. Case da milioni di euro in centro città, magari barchetta al mare, vacanze di due mesi tutte le estati, tutti firme e tecnologia e poi fanno i buonisti, del tipo salviamo gli immigrati, ospitiamo gli immigrati, capiamo gli immigrati. Ok la pace, ma loro fanno decisamente la guerra e stanno uccidendo molti innocenti tra di noi. Non siamo noi i colpevoli.
Adesso ha più senso, la cosa.
…ma non è assolutamente vero quello che scrivi,Giovanna! Perlomeno per me.Non mi sono mai comportato nella maniera descritta.”…queste persone sono quelle che fino al giorno prima non hanno mosso un dito per rendere il mondo un posto migliore. Che attaccavano i colleghi, che pensavano solo al proprio vantaggio”…. MA QUANDO MAI ??? …addirittura a me non viene neanche da pensarla ,una frase simile. Buon pomeriggio.
Odiamo questa società poco solidale e tanto americanizzata? Prego,in Siria vi accoglieranno a braccia aperte! Anche a me non piacciono molti aspetti della nostra società,ma,perdio,siamo LIBERI. Liberi di viaggiare,nuotare,leggere,scrivere ma anche di andare da McDonald’s,di comprarci l’ultimo Iphone,di perderci su facebook,di parcheggiare in doppiatripla fila…..insomma,LIBERI. Che piaccia o no,ma a chi non piace….prego,accomodarsi
tutta cultura 🙂 Iphone, doppia fila e mcdonald’s. Un commento senza eguali……..
Ho due figli e sono stanco di leggere che le persone con i valori contenuti in questo scritto continuino a dire che sono perduti, che non ci sono più, ecc ecc. Io ogni giorno provo, anche sbagliando, a trasmettere l’educazione civica ed i valori che reputo importanti ai miei figli, anche nelle piccole cose. E incontro tante persone che agiscono con educazione civica e con valori. Come purtroppo incontro anche le persone maleducato e piene di tutte quelle caratteristiche che le fanno sembrare in un percorso tutto egoista e personale, incurante delle vite intorno. Sono stanco. Stanco perché anche questo articolo contiene disincanto, inutile disincanto. Oggi chi vuole essere educato e trasmettere i valori è libero di farlo, semmai si è perso l’orientamento, la guida e soprattutto il tempo per mettere tutto in ordine. Corriamo come matti e sotto gli occhi di tutti c’è che i momenti di “comunione/condivisione” che possono essere anche solo una chiacchierata sul pianerottolo di casa sono sempre meno.
Ho uno strano rapporto con la religione, ma gesti in essa contenuta come il trovarsi insieme in un luogo dove tutti si è uguali, l’essere caritatevoli ed altre cose, oggi sono viste come “banalità” o anche come “cose fastidiose”, ma quando la cultura era inferiore e la fame molto più alta, erano cose indiscutibili che prevedevano socialità. Comunione. Rispetto. Anche bigotto se vogliamo ma come costa fatica in certe giornate del piffero essere gentili e sorridenti allo stesso modo “fare fatica” per fare branco e far nascere una coscienza nazionale lo trovo comunque costruttivo.
Detto questo, sono spesso in giro per l’Europa per lavoro e particolarmente in Francia; mescolare il dispiacere di una tragedia con il dovere morale che abbiamo di trasformare il mondo in un posto migliore lo trovo fuori luogo.
È giusto che ognuno possa esprimere il proprio dolore, la propria vicinanza alle vittime ed il proprio disappunto. In fondo è leggere che ha portato alla creazione di questo scritto ed alla riflessione di chi lo ha commentato in un modo o nell’altro. È ancora troppo nuova questa sfera social ed è ancora lontana dalla vita reale. Semmai il problema è che si sta allontanando ancora di più da essa. Una volta espressi i nostri valori digitali siamo con la coscienza 2.0 a posto e possiamo tornare a testa bassa a bestemmiare su tutto e su tutti. Su una cosa però sono d’accordo: i bimbi. Il presente che continuerà il nostro presente. L’educazione. La riflessione. Il vivere i sentimenti ed i valori. Approcciare la vita da vivi e non da combattenti perenni. D’altronde i bimbi ci insegnano proprio questo: vivono quello che sentono, senza teorie o schemi. Sono liberi. Ed in libertà scelgono di ridere e giocare insieme, crescendo.
Scusa la lungaggine…ma sono dispiaciuto di leggere tante belle cose “in risposta” ad una tragedia che è normale che faccia male.
Buona strada a tutti
Per essere una che si indigna dell’indignazione degli altri, mi sembra che si sia indignata un po’ troppo, ricadendo in quella indignazione che tu consideri indegna perché l’unica indignazione autorizzata è la tua, che è indignazione autentica, non come la falsa indignazione degli altri…
L’indignazione fine a sé stessa trovo che sia pericolosa, non l’indignazione in sé. Il giorno che saremo indifferenti a queste cose sarà un giorno orrendo…
Bellissime parole.
Le ho copiate e condivise
Davvero belle
Purtroppo anche questo non sarà sufficiente a cambiare il mondo. Il mondo è fatto di persone , ognuno la pensa diversamente. Noi non possiamo fare nulla per cambiare i governanti anche se ci è stato dato il voto, non dipende da noi ed anche se avessi rispetto per tutti questo non cambierebbe le cose. Non sono d’accordo sul fatto della solidarietà. Bisogna esserlo nei confronti di tutti e non solo degli immigrati che scappano dal proprio paese. Noi non siamo colpevoli di tutto questo, è una cosa più grande di noi e noi siamo impotenti. Siamo tutti uguali ma solo i potenti possono scegliere e decidere le sorti del mondo. Noi moriamo per strada, nelle guerre inutili e prima che ci venga concesso di realizzare i nostri sogni.
Condivido in pieno le tue parole, da tempo detto il contesto che manca il rispetto quotidiano tra noi, nel nostro vivere, guardiamo le liti condominiali, per strada, al semaforo, tra la gente, basta una miccia per far esplodere la rabbia, il calpestarsi perché non si ha più il valore della vita stessa, hai descritto quello che accade ogni giorno nella vita di tutti noi, senza conoscere quel sudore quella fatica, quella semplicità di vita che era un tempo, abbiamo perso ogni sensazione di emozionarci, siamo freddi incalcolabili, si prende in giro si deride le persone che camminano per strada. L’educazione e il rispetto non esistono più. Questo è agli occhi di tutti e come le tue parole dobbiamo noi in pirmis ogni giorno a cambiare anche dalle piccole cose, un seme se viene irrorato coltivato crescerà sano e rigoglioso,ma dobbiamo continuare anche dopo la sua crescita a non fargli mancare quel sostegno se no marcirà, questo è quello che sta succedendo alla nostra società odierna.
Perche’ siamo tutti arrabbiati? Perche’ manca il lavoro , la serenita’ nella vita quotidiana , sei arrabbiato quando I tuoi diritti vengono calpestati , quando sei sopraffatto dalla mala educazione , dai soldi che non bastono mai , dalla politica che e’ quella che e’ quando I malfattori sono fuori e I piccoli delinquenti dentro , potrei continuare all’infinito , nei miei quasi settant’anni Mai avrei immaginato un mondo cosi ipocrita e corrotto
Condivido l’articolo, soprattutto quando dice che il modo si può cambiare ogni giorno, ma con fatica, quella che non vuol fare più nessuno, neanche quella di salutare.
La fatica, l’impegno da forza e senso di appartenenza, non diamo la colpa agli altri per tutto.
quando ho visto il titolo non volevo leggere l’articolo. Poi ho accettato la provocazione e l’ho letto fino in fondo e sono d’accordo per buona parte. Per la stessa ragione per cui, questa sera, ho cambiato il titolo dell’incontro settimanale e ho deciso di “lanciare” la meditazione del cuore”. Una meditazione per connettere più cuori possibili e per mandare Luce a TUTTI coloro che sono coinvolti e non solo alle vittime. Perché senza amore, senza rispetto, senza comprensione non si va da nessuna parte e perché anche i carnefici sono delle Anime, purtroppo devianti: ma non spetta a noi il giudizio e non è maledicendo che risolviamo il problema. Un problema non risolvibile con la rabbia, con i giudizi di parte e peggio con la religione. Risolveremo i problemi quando avremo imparato che ciò che si fa, anche la più piccola azione, entra in risonanza con l’Universo. Quando impareremo la fratellanza, l’Unione e la compassione. E ognuno di noi, se vuole, nel suo ambito può incominciare a far sentire la differenza, con l’esempio e la consapevolezza di chi siamo e di come agiamo.
Come evitarlo? Noi da una Parte, Islam dall’altra, L’integrazione non esiste, l’integrazione con la cultura islamica non e’ possibile, haime’, loro ci stanno schiacciando, e noi non facciamo nulla , dico nulla per prevenirlo. Ho il cuore a pezzi, sono un normale cittadino, per di più invalido come te, ma ho un cuore, un educazione che non mi fa neanche immaginare lontanamente di commettere atti come questi, ed e’ per questo che perderemo sempre con loro, loro sono uomini come noi, amano come noi, hanno affetti come noi, ma un giorno si alzano e sanno fare questo…. perderemo sempre contro di loro.
Sono d’accordo su alcune considerazioni dell’articolo ma non sulla sostanza. Cioè che piccoli gesti cambiano il mondo. Il mondo che si può cambiare è il proprio e la propria sfera (forse questo è il senso dell’articolo) o la propria visione di esso. L’esempio è che io posso andare in bicicletta (e anche tanti altri come me) ma ciò non ha influito minimamente sulla politica energetica delle lobby del petrolio. Così come la possibilità di votare ai neri in sudafrica non ha tolto il controllo di esso da parte delle stesse multinazionali in regime di apertheid. La forma di difesa psichica umana che si ha per rimuovere un trauma è la “negazione”. Quello che tutti psicologi, sociologi, intellettuali, animi nobili etc. stanno negando è che c’è una guerra in atto dichiarata ampiamente con tutti i proclami degli Imam e gruppi armati etc. e con una discreta scia di vittime. Le pongo delle domande. Quanti morti servono per dichiararla una guerra? E’ al corrente che molti, non tutti, degli attentatori sono addestrati militarmente? Il Vietnam si è concluso per le marce pacifiste di Jane Fonda? Mi piacerebbe pensare di essere parte di una umanità cosciente e consapevole ma nella realtà è una difesa che serve a farmi dire precipitando “andrà tutto bene”..
Assolutamente in disaccordo! Un articolo pieno di ovvietà!! Spero bene che la giornalista non pensi davvero le cose che ha scritto…ben poca è la fiducia verso il prossimo…ben grama sarà la sua vita. Purtroppo la follia c’è sempre stata e c’è ogni giorno. Ognuno è libero di esprimere il proprio cordoglio come e quanto crede. Cara giornalista si deve imparare ad accogliere ed accettare anche questo..perché anche wuesto è rispetto dell altro. E se realmente e profondamente ci rispettassimo non si arriverebbe all orrore.
Pienamente d’accordo. .. dare l’esempio ogni giorno con i fatti
Condivido e ti ringrazio
Spettacolare grazie per quest articolo sperando che la gente apra gli occhi!!!
Complimenti da un fallito.
Uno che ci sta provando da tutta la vita a lasciare il mondo uno sputo migliore di come l’ ha trovato. Uno che lo fa perchè è fatto così: testardo, irriducibile ed ingenuo. Tanto da credere che si possa fare. Che basti combattere.
Uno che non si aspetterebbe certo il successo o la ricchezza dal poco che tenta di fare, ma che, comunque, ci resta male, anzi malissimo, ogni volta che la realtà si gira indietro e lo schiaccia infastidita.
Non è bello sentirsi una nullità perchè si reagisce con “mezzi civili” al sopruso quotidiano.
A volte verrebbe la tentazione di provare anche come ci si sente dopo aver risposto a suon di legnate….
Che perplessità !
Quanto ti capisco. Un grande abbraccio!
Cara Giovanna, ho capito benissimo il senso delle sue parole. Come lei anche io stamattina ho provato rabbia e dolore. Sono sotto shock. È vero che noi dichiariamo solidarietà e poi andiamo avanti nella nostra vita. Ma andare avanti è legittimo. Conta come invece. Io scrivo molte mie impressioni e pensieri sui social. È giusto è importante che chiunque possa esprimere ciò che prova. Qualunque cosa è comunque un modo per farsi sentire e anche un bisogno. Certo che mai come in questo momento l’umanità chiede una trasformazione. Un cambiamento che necessita partire da ognuno di noi. Come possiamo pensare di fermare questa guerra se perfino tra noi riusciamo a farcela con le parole. Il disarmo parte dalle piccole cose e solo con grande fatica e coraggio, con determinazione e fiducia può diventare globale. Sono solidale con ogni dolore e sofferenza. La mia vita deve andare avanti ma voglio anche essere ambasciatrice di umanità ogni istante della mia vita. O almeno questo proverò a fare. Sempre.
Penso al prossimo ogni giorno, insegno il rispetto alle mie figlie, con l’esempio e con le parole. L’educazione, i giusti valori e la bontà d’animo non mi mancano.
E sì, dopo una strage di questo tipo ho sempre il magone, perché i bambini che muoiono, ma anche gli adulti, sono uguali per me, che siano turchi, siriani o francesi. E sì, anch’io non so cosa spiegare alle mie figlie, e son contenta che non sappiano ancora cosa significhi la parola “ammazzare”, perché non saprei cosa dire loro.
Non mi sento in colpa se non sono stata in silenzio, se ho condiviso il mio pensiero. Non si può fare di tutta un’erba un fascio e giudicare tutti quelli che spendono una parola in casi del genere. È sintomo d’intolleranza anche questo.
Non volevo certo fare di tutta l’erba un fascio. Anzi… Mi riferivo ai tanti che spesso utilizzano post, commenti, condivisioni come lava coscienza. In realtà credo che ognuno di noi sia pieno di sfumature e quando parlo in generale so bene che c’è un intollerante, un razzista, un qualunquista in ognuno di noi. Grazie del commento. Mi ha fatto riflettere e lo apprezzo.
Bello, intelligente, profondo. Ce ne fossero di persone così. Brava.
Ciao Giovanna, a me il tuo articolo è molto piaciuto.
C’è chi dice che questo articolo sia sbagliato perché non porta a nulla, io non la riesco a vedere così.
Io credo come te che siamo noi, con i piccoli gesti a cambiare il mondo.
Forse nell’immediato non potrà cambiare avvenimenti grandi quanto un attentato, ma credo nelle persone, e che un mondo migliore possa esistere.
Se fossimo più vicini agli altri, se riuscissimo a aiutare le persone a noi vicine, potremmo cambiare il mondo…
Certo non è una cosa veloce ma è possibile con l’ impegno costante per un mondo migliore.
Dove ora abbiamo l’ignoranza e la paura per il diverso, se riuscissimo a provare dei sentimenti più positivi forse potremmo cambiare ciò che ora abbiamo come futuro.
Aiutare una persona in difficoltà, e, se fosse parente di un terrorista forse lui cambierebbe il suo modo di vedere le cose per la nostra buona azione, sicuramente non tutti e non subito, ma per me il mondo può essere cambiato.
Se lo facessimo in tanti cambierebbe qualcosa…
Ma dobbiamo essere noi a volerlo.
E per tutti quelli che pensano che bisogna uccidere per salvarsi, dovremmo uccidere ogni musulmano?
È proprio la violenza che scatena altra violenza…
Quindi saremmo gli stessi carnefici che tanto odiamo.
Grazie Susy,
certamente è una strada lunga. Sai, io da poco ho iniziato a fare triathlon, nonostante sia invalida, lo sport mi ha insegnato che ci sono obiettivi che sono lontanissimi, ma non per questo impossibili. mi ha insegnato anche a lavorare sodo ogni giorno, anche a costo di fare piccolissimi passi. Ma ogni piccolo passo ti avvicina alla meta. GRAZIE!
Questo articolo è mostruosamente qualunquista.
Solito post da italiano radical scic ignavio.
Tutti colpevoli, nessun colpevole.
Edulcorare la colpa, non fà meno colpevole chi sbaglia e non fà di te una persona migliore perché non prendi posizione contro il colpevole.
Essere sfortunati, oppressi, sfruttati, non ti dà il diritto di essere stronzo. Non ti dà l’assoluzione.
Non nel 2016.
Ciao!
la mia riflessione riguardava ciò che ognuno di noi può prendere da una storia come questa. Non credo che siamo tutti buoni, né che vada bene così… Ma è un’altra riflessione. Molto più ampia, che andrebbe fatta seriamente, da chi magari ha competenze storiche e sociologiche. Io quando le cose sono più grandi di me, tendo a chiedermi. C’è qualcosa che posso fare? Nel mio piccolo? Ho cercato di darmi una risposta…
Ottimo articolo. Il resto sono esattamente le parole che l’autrice non voleva né sentire né leggere. Sta dicendo che siamo tutti ipocriti e narcisisti ogni volta che scriviamo al posto di essere un esempio. Se poi riesci fare entrambe le cose… Chapeu, come ha scritto qualcuno.
Belle parole. Bellissime. Peccato che come al solito si tende a generalizzare su tutto e su tutti, dando per scontato che nessuno abbia fatto o stia facendo qualcosa di concreto per provare a cambiare questo mondo. Come a dire “tutti bravi a dire #prayfornice ma poi cosa cambia?”. I leoni da tastiera non li sopporto, esseri saccenti che pensano di conoscere chiunque…io nel mio piccolo cerco di essere una persona migliore, cerco di crescere mio figlio insegnando tolleranza e rispetto verso tutti, sostengo associazioni in tutto il mondo per le popolazioni che vivono continuamente guerre, fame, carestia. Non voglio un premio, non voglio medaglie né tanto meno complimenti, e sono una di quelle che oggi ha pubblicato una foto di mio figlio e di mio nipote sperando che sia la loro generazione a salvarci. Quindi sono una brutta persona, vero?
Ciao Laura!
Non sei una brutta persona, ovviamente. La mia riflessione, uscita con rabbia, si riferiva a quanti si dicono solidali, ma questa solidarietà dura un giorno. Un lutto vero, un dolore, ti cambia la vita. Io mi sono chiesta… se davvero questo dolore fosse mio, come potrei cambiare la mia vita. Non credo che siamo tutti uguali e ci sono tante persone che pubblicano le frasi del Papa o che mettono post di vicinanza alle vittime che stimo. Come te credo che dobbiamo investire sull’educazione dei nostri figli.
Sinceramente quello che scrivi è molto generico .. Non tutti agiamo come stai dicendo tu anzi c’è un sacco di gente che aiuta il prossimo , che è rispettosa nei confronti di chi lo circonda e che cerca di crescere meglio che può i propri figlio . Ognuno reagisce alle tragedie a modo suo . Questo articolo probabilmente rispecchia te … Non siamo tutti così ..
non per dire ma anche se sono belle parole,quello restano, esattamente come il 90% dei post e commenti trovati oggi su facebook riguardo alla vicenda di nizza.
Quanta verità in questo articolo… cambiare il mondo si può… ma dobbiamo iniziare da noi stessi e dal nostro piccolo… Agendo concretamente nella nostra Vita di tutti i giorni… Grazie ! <3
Grazie a te!
Bell’ articolo, se l’ autrice avesse scritto una qualsiasi cosa avversa al terrorismo tout court avrebbe ricevuto meno critiche e più applausi (e quanta gente scrive o dice cose non provando la minima empatia; è sufficiente vedere le solite passerelle mediatiche). Gli attentati sono atti orrendi, è indubbio, ma non peggiori di tanti altri accadimenti che passano quasi sotto silenzio (se tuo figlio muore per colpa di una bomba o perchè avvelenato dall’ inquinamento prodotto da uno stabilimento industriale è poi così diverso?). Personalmente il senso dell’ articolo l’ ho capito, il fatto che venga criticato dimostra solamente che non è allineato al pensiero comune. Un’ ultima cosa: leggendo in rete rilevo tantissima sofferenza e solidarietà, tuttavia oggi non ho visto nessuno piangere per strada, nei bar o in piazza. Personalmente ho sempre pensato che quando si verifica una strage – ad eccezione di parenti, amici e conoscenti delle vittime – alla maggior parte delle persone freghi poco o nulla (e molti soffrirebbero di più se perdessero 10 euro).
Grazie Olmo! hai colto in pieno il senso delle mie parole… GRAZIE!
Io sono d’accordo su tutta la linea: dal titolo (scritto di getto per questo autentico) al co tenuto (scritto di getto, come il titolo, e per questo autentico).
Per chi critica il titolo, io aggiungo, e chiedo: “Cosa fa più paura: leggere ed essere “alquanto” d’accordo o rivedersi nella mancanza di attenzione verso la vita nella quotidianità (per cui il titolo spaventa)?”
Dire, io condivido il contenuto dell’articolo ma il titolo no, equivale a nascondere le proprie mancanze quotidiane quando non si vive il rispetto. Quando non si Educano i figli al saluto, al sorriso, alla partecipazione attiva (invece che tappargli la bocca con i videogames).
Quando non si riesce ad Essere l’Esempio per Se Stessi, non si può dire di no a chi lo fa notare anche velatamente, anche fra le righe, anche attraverso un titolo.
Quel No equivale a nascondere ancora la testa sotto la sabbia, equivale a non assumersi la responsabilità del cambiamento della quotidianità, dell’invenzione… dell’attenzione.
Equivale a dire: “Io sono solidale con le vittime di Nizza”, ma poi non cambia nulla….
L’autrice dell’articolo ci invita a Riflettere…ma Maggiormente ad AGIRE.
Trasparenza, Decisione, Azione di questo c’è bisogno!
Ottimo Articolo Giovanna.
Ottimo Titolo.
Grazie Stefania, un lungo brivido leggere le tue parole. È la prima volta in assoluto che un mio articolo suscita tanto interesse e con l’interesse anche alcune critiche. Che apprezzo, ma che a volte fanno soffrire. Aver letto ora il tuo commento, che è riuscito a cogliere esattamente il senso di ciò che ho fatto mi ha emozionato sinceramente. GRAZIE!
Grazie per queste parole, esprimono con semplicità e schiettezza quello che sento e che io non avrei saputo scrivere. Provo sdegno e impotenza e cerco nel mio piccolo di trasmettere il piacere e il senso di essere umani, con un cuore, delle emozioni, anche se di vario genere ma confrontabili e accettabili in nome della differenza e della ricchezza che da essa proviene. Mi guardo intorno e cerco di immaginare le persone aldilà dei cellulari, della scortesia, dell’ignoranza, tento di andare oltre ma a volte è davvero difficile. Le tue parole, però, mi hanno dato un altro pò di forza per non mollare e portare avanti ciò in cui credo, trasmettendolo ogni giorno a coloro con i quali lavoro e che cerco di aiutare a migliorare la propria vita.
Grazie Giulia. Di cuore.
Il titolo NON mi invita a leggerti. La persona che lo ha condiviso si. Perché la stimo e so che sceglie di riflettere. nel mondo della comunicazione questo titolo rischia di non fare soffermare le persone sul contenuto vero della tua riflessione.
Ciao! Ho messo proprio questo titolo perché sempre più spesso le persone condividono gli articoli senza leggerli. Questo articolo ha portato alcune critiche ma ha fatto in modo che centinaia di persone leggessero le mie parole. E riflettessero. Questo è un dono grandissimo che ci siamo fatti. Abbiamo discusso. Abbiamo agito. Non ci siamo limitati a dire “Sono con loro”. Grazie di aver letto anche tu!
Articolo orribile. Pieno di retorica e di ipocrisia. Erano bambini anche quelli massacrati a Nizza, e non certo per la mancanza di valori dell’occidente. Vergognati.
Ciao Francesco, non intendevo certo dire che non erano bambini degni di tutto il dolore. Il senso era che il dolore deve essere vero e un dolore che cambia la vita… Che ci porta ad essere migliori ogni giorno.
Qualsiasi cosa si scrive o si pensa c’è sempre fatto 100 un 30% che non è d’accordo che sia il titolo oppure il contenuto.Ma guarda caso nessuno prima ha espresso un pensiero in merito.Detto questo il tuo messaggio è stato letto da molti proprio per il titolo,e per quanto mi riguarda il contenuto appartiene alla vita quotidiana ed è pura verità.Potrei continuare ma per me basta quello che hai scritto.Grazie
Un bell’articolo Punto. ma la realtà e diversa….siamo anche capaci di grande generosità e di amare il nostro prox e nn è vero che i nostri figli nn hanno valori che pensano solo ai giochi play station, cellulari e Droni nn so se scrive così…..e x finire canne…. nn è vero che le femminucce pensano a che tipo di rossetto mettere… nn facciamo tutta erba un fascio…. sai ci sono ancora genitori che cercano di educare al meglio i figli e dargli quella sensibilità che se persa durante gli anni della consumismo….. quella responsabilità di farli maturare… verso un mondo fatta alla rovescia…Ma una grande verità e dietro le tue parole che ci siamo fidati dei nostri 1,2,3,4 governi…. abbiamo creduto ci siamo fidati e siamo stati inc……..e ora ci rendiamo conto che siamo diventati CARNE DA MACELLO…..quindi nn colpevolizziamo sempre le generazioni….i genitori… fino a certo punto e vero…. ma anche falso quando in primis chi sono da condannare e la politica nostra….. nn estera…. chi impone e chi si sottomette sono i grandi traditori della storia….questi genocidi si possono attribuire solo a loro… quando e sempre la povera gente che ci rimette e nn certo il politico corrotto, la mafia… e a breve entrerà il cartello….i banchieri sono i + mafiosi….ma x favore nn dire che siamo bravi solo a parole…. io aspetto che tu scendi in piazza che tutti scendono in piazza x protestare tutti insieme la nostra libertà…..da solo nn fai nulla…. da sola nn faccio nulla ci vuole coesione unione di pensiero e di azione tutti x fare la rivoluzione….. le chiacchiere stanno a zero….
Mah…..
commentare un fatto o sindacare sulla massa che commenta è sempre commentare,e non è meno banale.
E comunque è meglio essere solidale per tutti i morti,piuttosto che per nessuno di loro.
Ciao! il senso era quello. il titolo era una provocazione per fare in modo che le persone leggessero e non solo condividessero. Non cercavo consensi, mi piaceva condividere un pensiero. Grazie di averlo letto.
Complimenti per questo articolo, chiaro e preciso, mi spiace che proprio le persone che hai “criticato” non abbiamo capito minimamente cosa hai scritto, probabilmente acciecati dallo loro presunzione e offesi perché si sentono presi in causa.
Sono proprio loro quelli che fanno tante belle parole sui social e poi nn Son capaci di fare un sorriso a chi gli siede accanto sul tram.
Grazie! Di cuore.
Il solito articolo che non aggiunge nulla di più rispetto ai molti contenuti letti in fb, insito di retorica spiccia, moralismo e qualunquismo, avrai pure scritto di pancia come riporti ma lasci trapelare quel l’atteggiamento buonista di chi ti vuole insegnare qualcosa di nuovo, sforzati di più se questo è il tuo lavoro, diversamente non proiettare la tua rabbia travestendola da critica costruttiva.
Davvero! A me non sembra anzi, il messaggio è chiaro e semplice, è che per molti è meglio mettere la bandiera francese sul profilo e poi continuare ad agire e comportarsi come sempre.
e comunque anche queste sono solo parole…
Le parole sono parole sulla carta e sul web. Poi c’è la vita, la mia, la tua, quella di chiunque. È li che possiamo fare la differenza. Cercherò di farla…
Sono d.accordo su quello che hai scritto ma non mi piace il titolo che hai dato a quello che pensi!! Comunque io penso che una cosa non esclude l’altra…si può fare ogni giorno qualcosa, essere diversi con chi si incontra x strada , educare i figli in maniera diversa e con più valori…tutto vero e devo dire che io x quello che posso fare ci provo ogni giorno !!!! ma una parola di solidarietà un questo momento sui social o in altre maniera ci sta.
Ciao Orietta, grazie della tua osservazione. Sono d’accordo, il titolo era provocatorio e intendevo che non ha senso la sola solidarietà se è fine a se stessa. Non intendevo ovviamente la solidarietà in senso assoluto. Grazie di aver contribuito a questa ricca discussione.
Sfruttare una simile tragedia per avere visite e commenti è’ anche peggio ed è’ terribile, dopo questa figuraccia , medita va
Cara Elisabetta, questa è l’unica accusa che non posso sinceramente accettare, non ho interesse ad avere visite sul mio sito o commenti per un articolo di cronaca, questo è il mio diario, sono invalida e faccio sport. prova a leggere qualche altro articolo o la mia storia se ti va. Ho creato un team che riporta alla vita malati di tumore o invalidi come me attraverso lo sport. Di questo sì vorrei si parlasse. Mi piacerebbe che la gente mi seguisse per questo. Poi questo è il mio diario e ogni tanto scrivo di cose che mi colpiscono profondamente. In due anni ho scritto soli due articoli (uno è questo) che riguardavano la cronaca, entrambi davano una lettura assolutamente intimista delle vicende, come in questo caso. Non credo di aver da meditare sull’uso che ho fatto di questa vicenda. Ci sono invece tanti intelligenti commenti, anche contrari a ciò che ho scritto, su cui mediterò.
Una scrittura certamente di getto, come si nota dalla sintassi frammentaria e qualche trascurabile errore di battitura. Mi chiedo però se questo testo non emuli, pur esprimendo di non farlo, i richiami alla solidarietà presenti in ogni altro scritto sugli attentati. Il richiamo alle tragedie del mondo rimane infatti vago, distante, come lo sono le immagini che si vedono in TV e in Internet, e non capisco come questo dettaglio possa essere concepito diversamente. Si cade inoltre nel paradosso del vedo-non vedo in quanto se da un lato il riportare quanto successo scatena patetici appelli solidali, dall’altro è uno dei pochi modi per farci confrontare con quanto accade.
Condivido tuttavia la critica alla mancata educazione dei propri figli. Anche se il concetto di bambino è relativamente recente e problematico di per sé, perfettamente decostruibile e assolutamente nulla di naturale, trovo che la ricerca di un’etica a livello sociale possa portare i suoi frutti. Attenzione solo a non ricadere nei soliti cliché di iperprotezione, perché è vero che i bambini sono il futuro, ma è anche vero che siamo noi a seminare il terrore adesso.
Certamente è scritto di getto e certamente ci sono generalizzazioni e imprecisioni. Non è scritto però in maniera furba, chi mi conosce lo sa. Di solito scrivo di triathlon e invalidità, perché sono invalida appunto e da qualche anno faccio sport. Con il progetto #primaditutto cerco di aiutare persone come me a ritornare alla vita attraverso lo sport. Ieri mi è uscito questo articolo particolare, ha scatenato una grande discussione. Lo considero un grande regalo. Prendo i complimenti e le critiche come un insegnamento.
Visto che non mi avete pubblicato il commento precedente, a dimostrazione della vostra tolleranza e comprensione verso il prossimo, te lo ripeto: vergogna.
Cara Giovanna, vedi….un attentato, un fatto di cronaca aberrante che stronca vite in quel modo chiamerà sempre solidarietà. Quella vera intendo, non quella di facciata e circostanziale dei politici. Che ti piaccia oppure no. La tua analisi altro non fa che testimoniare solo il vuoto dentro di chi, come te, semplicemente non realizza cosa sia veramente un attentato, una strage, non ne distingue nemmeno il dramma e il peso rispetto ad una tragica e banale disattenzione in Adriatico, una cosa che va ben oltre lo strazio, la mutilazione dei corpi, oltre la morte stessa. Il fatto che ogni giorno tu veda gente amorfa, maleducata, genitori sui social mentre i figli automi sono lasciati incuranti immersi dentro gli Iphone, il fatto che nessuno si saluti entrando in un negozio, non ti attribuisce una minima giustificazione a questo vergognoso e patetico menefreghismo e di impoverimento verso il valore di una vita, quasi non fosse accaduto nulla, quasi non avesse a che fare con te, sia che si tratti di una testimonianza di quel vuoto, sia che si tratti di una tua forma inconscia di difesa personale emotiva all’accaduto. E se hai figli, non puoi essere mossa nient’altro che da una sorta di triste desiderio di partire anche solo per andare là e consolare, abbracciare uno ad uno quella madre, quei padri, quei genitori che conducevano fino al giorno prima, la tua stessa identica vita che racconti all’inizio del tuo post. Allora ti rendi conto che….bastava magari una città diversa, 5 minuti dopo, 10 centimetri più a destra o sinistra… e i tuoi baci mattutini, le litigate per il bagno, anche tu non le avresti mai più vissute. Ecco l’unica vera “fatica” che devi fare, abbi la compiacenza, non sentendoti colpita da tutto ciò, di evitare di farci partecipi del tuo nulla, condito dalla retorica di chi si vuol comunque distinguere dal mondo che, con modi diversi, vive e sente quel lutto come proprio, se non altro per rispetto.
il messaggio è che vorrei essere molto di più che solidale, che questi fatti ci devono colpire sì, ma nel profondo, spingerci a fare qualcosa ogni giorno per cambiare questo mondo. Non penso di sottovalutare la gravità del dolore o di un attentato. La mia migliore amica, che è più di una sorella è stata coinvolta nell’attentato di Bruxelles… So di cosa parliamo. Vorrei certamente abbracciare quella madre e tutte le altre che perdono ogni giorno i propri figli. Il dolore è tanto che rischia di non essere più dolore. Il dolore ci deve far cambiare… rendere migliori. Se no è inutile, se no davvero vincono loro.
Giovanna, una voce allo stadio. Stilistico, formale, accademico, in sostanza retorico, al pari di tutti gli altri. Spiace cercherò di seguirti per conoscerti meglio ma questo è al pari di molti. Di solidale qui ci sono alcuni commenti però.
Per la verità ho scritto di getto, presa da una rabbia improvvisa, lasciando lì il lavoro. Di solito scrivo di sport. Sono disabile e faccio triathlon. Ne è nata una discussione incredibile. La prendo come un dono. Sostegno e critiche sono comunque un insegnamento.
Grazie, ogni tanto ci vuole qualcuno che ci faccia ricordare chi siamo….chi eravamo
Grazie a te!
La solita voce fuori dal coro che per distinguersi e fare più ascolti (in questo più click) ci ricorda che anche in Africa ogni giorno muore qualcuno. Non c’è differenza tra te e una Barbara d’Urso o un Emilio Fede qualunque.
Una differenza almeno c’è Mattia… ho studiato e studio ancora, lavoro per pochi centinaia di euro al mese, questo blog è semplicemente il mio diario, non arrivo a fine mese… e dico quel che penso. Mio malgrado pare. Questo articolo ha innescato una discussione inaspettata che considero un grande dono. E nel bene e nel male un grande insegnamento. Grazie di aver partecipato.
parole disarmanti e vuote.e insopportabilmente retoriche. sembra uno spot del mulino bianco.Uno prende un tir e ammazza 84 persone tra cui molti bambini e il commento è ” Volemose bene…”
Moralismo d’accatto di chi facendosi scudo con ” l’amore universale” se ne frega del prossimo. Che tristezza!
Non era retorica, davanti alle cose più grandi di me cerco sempre di capire che cosa posso fare io, nel mio piccolo. Certamente non era una riflessione su come il mondo può sconfiggere il terrorismo.
Che peccato non riuscire a leggere nel profondo quello che giovanna voleva comunicare……ma ci sta anche questo……io mi sento di dire che se riuscissimo ad avere rispetto per noi stessi …..come dice giovanna “tutti i giorni” con l esempio allora ci sarà rispetto pet gli altri…..volevo solo aggiungere una cosa…….ogni anno si celebra lo sterminio degli ebrei e tutti gli altri stermini nel mondo!!!!!!!! Gli indiani d america…….i russi …..i tibetani e potrei continuare……hai perfettamente ragione giovanna Cominciando dal piccolo si può arrivare al grande……..ma l uomo non sa farlo…..che peccato…..non c’è etica…ora potrei apparire anche io generica
Ho letto l’articolo proprio perché mi ha sorpreso il titolo. Leggo ciò che hai scritto e mi pento di avere perso cinque minuti ad avere letto queste riflessioni, senza senso oltretutto. “Quello che ci è stato tolto non ce l’hanno tolto gli estremisti islamici, abbiamo fatto tutto da soli” Vai a spiegarlo alle vittime e alle famiglie delle vittime, poi ne riparliamo. Detto ciò non aggiungo altro, perché questo articolo fa veramente pena!
In uno degli ultimi attentati, quello di Bruxelles alla metro, è stata coinvolta la mia migliore amiche, siamo più che sorelle. Per fortuna lei è salva. Vive ancora là, si occupa di relazioni internazionali. Vive a rischio. Le vittime e le loro famiglie hanno subito un lutto che non è colmabile con le parole. la mia riflessione, come anticipavo all’inizio, partiva da riportare questo fatto alla mia vita e a ciò che a me poteva insegnare. Cosa posso fare io, che sono una persona normale, che vivo nella provincia italiana, che non valgo nulla? Ecco, da qui nasceva la riflessione.
Salve,
sono in parte d’accordo, ma in parte no.
Dice: “Questo mi chiedo oggi. Quella bambola a fianco di una bambina morta per me è uguale al pensiero di tutti i bambini che muoiono ogni giorno. Io non ce la faccio a sentirla diversa. Potrebbe essere mia figlia. Vero. Ma ogni bambino lo è. È morta perché qualcuno l’ha …”.
La bambina è diversa perché degli altri morti, purtroppo, non sappiamo nulla… E’ il mezzo di comunicazione che ce l’ha resa diversa, tuttavia io da persona relativamente informata so che ogni giorno nel mondo (per fame, ad esempio) muoiono molte migliaia di bambini… L’importante è sapere che quello che i media propinano è solo una parte della realtà, e spesso piccola.
Ha scritto ancora: “Avranno la meglio se noi non iniziamo a riprenderci la nostra cultura, che non ha nulla a che fare con la religione, con la solidarietà, con l’Occidente. È una cultura fatta di autenticità, di sudore, di semplicità, di rispetto per il mondo e i suoi abitanti. Di rispetto per la vita. Di amore. Quello che ci è stato tolto non ce l’hanno tolto gli estremisti islamici, abbiamo fatto tutto da soli. Ma è una buona notizia, da soli possiamo tornare noi. Tornare umani.”,
Riguardo a questo punto, io direi invece che la nostra cultura ha forti basi giudaico-cristiane: non sto parlando assolutamente di religione e non parlo di Chiesa, anche se siamo circondati da chiese e non da moschee… Non si può essere forti se non riconoscendo le proprie peculiarità… Il ministero per le pari opportunità si chiama, non per l’uguaglianza perché uomo e donna (benché debbano avere gli stessi diritti e le stesse opportunità, dovrebbero averle…) sono diversi: la diversità va riconosciuta non per discriminare, ma anzi per aiutare a raggiungere parità di opportunità, la diversità va riconosciuta per esaltare le proprie potenzialità. Così l’occidente è cristiano di cultura: in fin dei conti non penso che ci sia qualcosa di male ad ammettere (preciso che non sono ateo: non sono ateo non vuol dire che creda… Diciamo che ho la mente aperta o provo a tenere la mente aperta) questo fatto, è lapalissiano… Negare ciò è negare quello che siamo e se neghiamo quello che siamo, allora non c’è speranza. Si badi bene che io sono per una netta separazione tra Stato e Chiesa, che in Italia purtroppo ancora non c’è… Si noti anche che io penso che prima di tutto, chi viene da noi, deve essere un cittadino: un pochino dobbiamo cambiare noi e un pochino deve cambiare lui, intendo l’immigrato. Se sei un musulmano io sono d’accordo a farti professare la tua religione, a costruirti delle moschee, anche se nel tuo Paese d’origine tu non mi permetteresti di fare altrettanto, perché io agisco secondo i miei principi e voglio comportarmi in modo diverso, cioè nel modo che ritengo più giusto. Quindi, come detto, un bel riferimento anche (e sottolineo anche) alle nostre radici culturali cristiane ce lo metterei: c’è chi si rifà a Confucio (e alcune cose dette da Cristi, già Confucio le aveva dette prima), c’è chi si rifà al Buddha, chi a Socrate eccetera. Ebbene, noi possiamo rifarci non solo a questi grandissimi uomini, ma anche a una figura che è quantomeno grande come la loro, se non di più, un uomo che è stato ucciso benché fosse innocente. Un uomo che in tempi barbari predicava di amare i propri nemici… Non mi sembra male, no?…
Per il resto sono d’accordo: in particolare riguardo al concetto che il mondo segue le sue regole ma noi, giorno dopo giorno, seguendo i nostri principi, lo possiamo cambiare. O meglio, è solo così che si può cambiare il mondo: seguendo i nostri principi giorno dopo giorno, senza abbassare il nostro comportamento agli standard altrui, ad esempio. Per esempio, se un vicino non ti saluta mai? Tu invece continua a salutarlo! Perché? Perché lui è libero di non salutarti, e di essere maleducato, ma tu sei libero di continuare a seguire i tuoi principi di educazione e di buona convivenza:-) Arrisentirla!:-)
Grazie di aver arricchito in maniera così importante questa discussione. Mi sta molto a cuore la questione delle radici e certamente le nostre sono quelle che descrive. Purtroppo della religione troppo spesso passa la superficie, e a questa non voglio dare corda per non cadere nelle facili e pericolose dicotomie. Sulla figura di Cristo, nonostante io non mi possa più definire cattolica (magari ci sarà occasione anche per parlare di questa storia, la mia di fede, di dolore e di cambiamento), mi trova completamente d’accordo. Uno degli esempi che porto più spesso ai miei figli è proprio Gesù. Da lì parto. Sempre. Grazie davvero, mi ha arricchito davvero leggerla.
La cosa Migliore sarebbe Ignorarli
Pensate: che scopo avrebbe fare attentati se nessuno più ne parlasse
Devo dire che inizialmente ero abbastanza irritato avendo letto il titolo dell’articolo e se non me lo avesse segnalato un amico probabilmente non ci avrei speso neanche un minuto. la lettura invece mi ha fatto scoprire una persona e poi anche altre fra i commenti, che fa una fatica tremenda come me per sopravvivere in questa società fatta di consumismo portato all’eccesso che svuota la vita dei valori fondamentali necessari per una convivenza pacifica fra i popoli. l’unica consolazione è che alcuni come noi ci provano dobbiamo resistere e continuare a seminare germogli di speranza ed esempi positivi. ripeto è una fatica tremenda ma non dobbiamo mollare. grazie a tutti per l’attenzione e soprattutto a quelli che magari non sono d’accordo.
Grazie Massimiliano, trovo un grande dono che le mie parole abbiano stimolato questa discussione. grazie del tuo commento!
“Perché il mondo non si cambia il giorno dopo una strage si cambia ogni giorno. Con l’esempio soprattutto. Non c’è scampo. Con piccoli gesti quotidiani. Piccoli e costanti.” Giustissimo. Io includerei anche il modo con il quale comunichiamo. A me fa rabbia che una mamma con figli piccoli usi il turpiloquio. Siamo sicuri che facciano bene ai nostri figli parole come come “f..a” o “c…o” ? Ma io sono anziano e forse sono stato educato in una famiglia che su queste cose non perdonava.
Vittorio… la violenza delle parole è potente. Amo le parole, sono la mia grande passione e sono d’accordo con lei. Il mondo è cambiato molto, anche da questo punto di vista e alcune parole, che ad esempio prima erano tabù in tv o in radio ora sono normali. Devo ammettere che io non mi considero una principessa dal punto di vista del linguaggio, ma quando sento una volgarità in radio o tv, magari alla presenza dei miei bimbi, sento un profondo fastidio. Il mondo cambia… ma forse possiamo arginare anche questo aspetto. Grazie di aver partecipato alla riflessione.
Ho letto l’articolo ben tre volte, per accertarmi realmente di quello che ho letto e di ciò che mi ha trasmesso.
Le parole che ha scritto sono belle, bellissime, peccato che poco c’entrino con il gravissimo male che sta scuotendo il nostro “mondo”. I valori di cui lei parla stanno realmente svanendo, viviamo sempre più in un mondo fatto di fretta, di arroganza e maleducazione. Valori che poco tempo fa ci venivano sapientemente donati dai nostri cari. Ecco, di tutti questi valori forse ne è rimasto uno, ancora radicato in ognuno di noi, ed è quello di soffrire, piangere a volte, per la morte di persone che sfortunatamente si sono trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato. Quello purtroppo non lo decidiamo noi e non l’hanno deciso loro. Queste persone sono morte perché ha deciso qualcun l’altro per loro è questa a mio parere è una cosa inaccettabile. Per salvare questo mondo bisogna impegnarsi di più, in tutto, nel nostro quotidiano, sul posto di lavoro, con i nostri cari e con i nostri figli. Ma, Giovanna, ci lasci disperare e piangere per queste persone e per le loro famiglie che si sono viste togliere la vita senza il permesso di nessuno. La cronaca nera non mi è mai piaciuta soprattutto quando si parla di morti, morti innocenti. Parliamo di tutto, ma i morti, i morti non si toccano.
Ecco il commento, che è pure intelligente e moderato. Piangiamo, sono d’accordo. Di un pianto che cambia le nostre vite, le rende migliori.
Cara Giovanna,
il fatto che il suo testo sia spesso ‘mal’ compreso e’, purtroppo, testimonianza viva e reale di quanto lei scrive. Innanzitutto grazie per il coraggio di aver espresso un pensiero così profondo e tremendamente vero. Grazie perché questo non fa sentire soli nella ‘fatica’ quotidiana di costruire una società’ migliore, migliore perché con immensa fatica porta a guardare dentro noi stessi, innanzitutto, prendendoci la nostra responsabilità nel cammino ‘doloroso’ e faticoso, e (come testimoniano le risposte) spesso solitario nel contatto con noi stessi (e pertanto anche con l’alterita’). Senza questo cammino di fatica, il pianto resta solo un bisogno di commozione da soap opera, la colpa e’ sempre e solo degli altri, il miracolo e’ sempre e solo fuori di noi…nulla di più’ facile per continuare a vivere illudendoci di esseri migliori, le vittime, gli incompresi… (mentre, e proprio per questo, continuiamo ad uccidere, ahimè senza rendersene conto).
Grazie con il cuore. Grazie Davvero.
Roberta
Roberta, mi è venuta la pelle d’oca. Leggo e rispondo ai commenti quando riesco, tra un impegno di lavoro e l’altro, dopo aver messo a letto i bimbi. Ho scritto ciò che pensavo di getto, in maniera sincera e sentita, forse troppo schietta, ma onesta. Non è sempre facile leggere le critiche, alcune sono feroci, non sono abituata, sai… Poi ci sono commenti come il tuo che mi fanno prendere fiato. Ossigeno. Grazie infinite!
Ptrimaditutto ATEISMO PER NOI È PER I NOSTRI FIGLI. Avere l’amico immaginario porta solo alla pazzia.
In base a cosa, se non arroganza, ritiene di sapere che la maggior parte della gente condivide senza leggere? Lei conosce ‘la maggior parte della gente’? E ne conosce gli intimi pensieri e motivazioni?
No. Prevenzione, nei piccoli gesti (pacifici) del quotidiano è anche rinunciare a procurare shock partendo dalla ‘pancia’ e esporre (pacificamente) meditandoci sopra e filtrando attraverso cuore e testa. La pancia da sola produce solo fame (e riporta al cervello il dolore dei pugni in essa ricevuti).
Dici che di solito non parli di ciò che non conosci? Peccato hai perso un’occasione per stare zitta!
Ridicolo il tuo commento , veramente ridicolo
Giovanna, quando si scrive bisogna sempre avere l’umiltà di accettare opinioni diverse. Il mio commento non è stato approvato. La motivazione? Me la saprebbe dire? Aveva paura di incorrere in figuracce? Di cosa aveva paura?
Fabiana… oggi è sabato, questo non è il mio lavoro, ero in piscina coi bambini, dopo averli portati in biblioteca e fatto pranzo e cena. Sto approvando i commenti ora, alle 22.52 dopo averli messi a letto e rigovernato la cucina. Se legge potrà vedere che ho approvato tutti i commenti negativi, il suo immagino sia tra i 30 che devo ancora approvare… Lo troverà appena ci arriverò. E qualunque cosa ci sarà scritto, a meno che on ci sia un linguaggio scurrile e violento verrà pubblicato.
Che parole perfetto, azzeccate, giustissime! Condivido tutto, e ogni giorno come dici tu mi scontro con un mondo diverso e da quando sono mamma me ne rendo ancora più conto nell’educazione e crescita dei miei figli.
Svegliamoci!!!!
Grazie Sofia
Non sono d accordo…. Nel mio piccolo lotto ogni giorno perché i miei figli abbiano dei valori e possano contribuire un domani a al cambiamento di questa società e di questo mondo. Nel mio piccolo cerco di andar d accordo con i colleghi ,di non seminare zizzania inutile e mi commuovo nel vedere la foto di bambini coperti da teli sulle strade di un posto di villeggiatura e anche di quelli estratti dalle macerie di quelli che fino a pochi istanti prima erano edifici ,case , scuole nei paesi in guerra.
Sarei cinica ad applaudire questo articolo un po cinico a mio avviso. Perché penso che a tutti faccia male pensare che questo mondo sta andando a puttane e che purtroppo non abbiamo armi per fermare l’orrore.
Anch’io il giorno dopo una strage mi alzo, apro le finestre , respiro aria fresca,preparo la colazione ai miei figli e sembra che la vita sia sempre la stessa…. Ma mentre faccio queste cose prego perché queste cose non succedano qui,mentre salgo sull’autobus per andare a lavorare o mentre faccio la spesa al supermercato … Il pensiero c’è sempre e costante,forse succede che a volte chiudiamo gli occhi facendo finta che tutto è come prima…. Ma non lo sarà mai più.
Giovanna, sicuramente un pensiero molto sentito. Ma restano soltanto belle parole dettate dalle circostanze. E gli italiani sono molto bravi con le parole. Da secoli, credo.
Grazie Giovanna ! tutto ciò che lei scrive mi risuona profondamente.
Anch’io sono una mamma e anche una nonna.
Grazie Linda!
Cara Giovanna, eri partita bene ma poi hai fatto naufragare il tuo scritto su un’unico pensiero. Se dalla nostra cultura togli la religione, se vuoi ancora far viaggiare la nostra societa’ sul binario unico del pensiero debole, allora avrai poco da insegnare ai tuoi figli, se non una morale debole, qualunquistica ma soprattutto nessuna identita’.
Ciao Matteo, credo profondamente nell’identità culturale, non in quella religiosa in sé. La nostra cultura ha un fondamento essenziale che parte dal mondo ellenico e che passa da quello giudaico cristiano. credo che da li si parta per riconoscerci nel dialogo e nel rispetto della diversità. Il rispetto della diversità non è semplice uguaglianza. E’ arricchimento reciproco. Almeno questo è il mio pensiero. Se dal testo emerge che sono per il disconoscimento della nostra identità culturale me ne dispiaccio.
Bell’articolo….con tanta sincerità e tante verità…certo hai mille volte ragione…non posso condividere di piu. Dopo le parole adesso i fatti, ma già metterlo per scritto é una bella cosa. Pero’ gia per questo…grazie e brava Giovanna Rossi !
Grazie Paolo! Grazie di cuore!
il titolo va benissimo,
perche’ e’ reazionaria, perche’ e’ giusto, perche’ e’ sbagliato che noi a casa nostra ci sentiamo solo male per le cose che accadano vicino a noi, per esempio la bandiera francese sulle foto di profilo su facebook quand’e’ accaduto l’attacco terroristico a parigi. e’ sbagliato questa cosa umana che piu lontano una cosa male accadde meno ce ne frega a noi. per esempio un tsunami nel pacifico, i bambini morti in afghanistan, le guerre proxy combattute lontano da casa nostra, le attrocita giornaliere che accadono ogni, ogni, giorno…..
reazonaria, e umana, e comprensibile. l’autrice e’ una autentica umana decente. e lei fa parte della vera minorita, la minoranza della gente decente.
con il titolo soppratutto, e in piu l’articolo, sopra lei ha fatto un zoom sul immagine totale per porre un sentimento holistico e giusto
gettato il tribalismo animalesco per abbracciare l’intera umanita.
condivido in pieno e ho pianto leggendo quest’articolo.
il mondo e’ pieno di persone meravigliose.
condivido ampiamente la tua umanita’.
grazie per essere al mondo.
un abbraccione
(scusate son italiano pero vissuto al estero la mia prima lingua e’ l’inglese)
Gio
Commossa io a leggere il tuo commento. Grazie di cuore… Ricambio l’abbraccio!
Ho letto l’articolo e maggior parte dei commenti e vorrei dire la mia.
Anche nella mia famiglia cerchiamo di portare rispetto il più possibile, anche se complicato con tante persone.
Ma secondo me potevi evitare tante cose, innanzitutto il titolo, mi ha sconvolto ho pensato che non hai recepito niente, sei la regina dei ghiacciai.
Il contenuto: a dir poco è stato scritto ciò per i like perché si capisce che è stato fatto tanto per, secondo te le persone sono tutte menefreghiste? L’attentato a Nizza non è successo perché in quella lunga via ci fossero persone che non meritavano di vivere, chi sei Hitler? Purtroppo, e non ri si dovrebbe spiegare, ci sono dei psicopatici al.mondo che pensano che una persona mai vista le abbia imposto di uccidere a chi non crede in lui o nelle sue idee.
Per fartela breve hai fatto una bella figuraccia, il mondo va avanti cosi dal.principio dei tempi e non saranno le.persone come te a cambiarlo, ne quelle come me che portano rispetto a chi se lo merita.
Io sto ancora piangendo per quei morti e per quelli della puglia e per quelli dell’11 settembre, mi hai fatto ribrezzo con questo articolo inutile.
Vai a prendere un treno e a donare il sangue a quella povera gente in Puglia, comincia cosi, fatti una foto e postala, faresti una splendida figura e verresti ammirata per questo grande gesto..
Facile scrivere dal cesso di casa queste ca…te!!!
Basta perché è inutile parlare con queste persone!!
Ti auguro un imbocca al lupo nel cambiare il.mondo..
Sai.. rimango sbalordita dal tuo giudizio. Chiaro che non sai nulla di me, ma tanta astio mi sembra così inutile…
La presunzione di poter parlare per tutti.
Siamo in tanti a salutarci, a continuare a credere che la vita sia un valore inestimabile, che l’altro sia qualcuno da rispettare ed accudire, che i bambini siano il sale della terra, che l’amore non si “dice” ma si esercita.
Non siamo tutti ridotti a zero come dice quel testo.
La mia solidarietà non è circostanziata nè occasionale.
Io sono solidale con chi soffre.
Empaticamente sento il dolore dell’altro tutto nel mio cuore. E la tizia che ha scritto questo testo, se è riuscita a parlare di indifferenza e prevaricazione, è perché lei per prima non sa amare l’altro. E ora, nel senso di colpa del giorno dopo, generalizza e pensa che tutti siano indifferenti come lei.
Io no.
Non sono così.
E sono solidale con tutte le vittime. Perché chi ammazza un essere vivente ha ucciso anche me.
le generalizzazioni sono naturali quando si scrive, ovvio che non siamo tutti ridotti a zero. Ci mancherebbe! Il titolo è una provocazione, il significato è non sono solidale, ma molto di più… non sono solidale con loro ma con tutte le vittime delle ingiustizie del mondo…
Critichi chi su Facebook si è dato da fare per trovare l’immagine più figa, tu invece pare ti sia adoperata per cercare di scrivere un articolo figo , ( appunto cercare non significa riuscirci )e avere qualche visita in più .. Tristezza
Un articolo figo? L’ho scritto di getto, senza filtri come tutti gli articoli che scrivo qui sul mio blog. Ma lo prendo come un complimento. Comunque il mio blog parla della mia vita, sono invalida e faccio sport. Questo è un articolo che non c’entra nulla ma che non sono riuscita a trattenere. Ha scatenato una discussione, che io considero un dono. Lo sport è vita e non posso che lasciare che la vita entri nel mio mondo di sport.
Mi sembra alquanto banale e non lo trovo né provocatorio nè tantomeno empatico!
Credo che un’ottimo punto di vista potrebbe essere invece quello pubblicato oggi sulla stampa da Massimo Gramellini e che invito tutti a leggere!
Giuseppe Caruso
Buonasera Giovanna.
Innanzitutto, come numerosissimi lettori hanno fatto notale il titolo è assolutamente incoerente con l’articolo, immorale (come puoi non provare un senso di vicinanza e solidarietà con chi a pochi chilometri da casa nostra è stato colpito da una tragedia silimile?) e oltrettutto con notevoli errori in passaggi logici. Prima di tutto, ritieni davvero che disgrazie simili possano essere contrastate con un muto proseguimento della propria vita e con il semplice svolgimento delle proprie attività quotidiane (recarsi al lavoro, educare i figli ecc.)? Chi ha cambiato il mondo lo ha fatto con i grandi gesti. Queste “piccole azioni”, che (ATTENZIONE!) sono tese a migliorare esclusivamente il nostro piccolo universo (famiglia e conoscenze piu strette) e sicuramente non possono cambiare un ideologia estremista che è radicata e pronta a passare sopra a centinaia di vite umane pur di distruggere la civiltà occidentale. Trovo ridicolo che tu possa pensare che le stragi si possano combattere con i piccoli gesti e BASTA. Condividerei il pensiero sul degrado dell’educazione se l’articolo fosse incentrato sui propositi per cambiare la società dal punto di vista etico, morale, educativo e via dicendo. Ma dato che si parla della strage di ieri notte, trovo inappropriato il collegamento tra educazione, vivere la quotidianità con impegno, e la pretenziosità di poter frenare queste stragi! Rifletti bene sul tuo articolo, sul titolo INDECENTE, sui collegamenti completamente errati, sulle notevoli generalizzazioni che hai fatto (esprimere solidarietà su Facebook = diseducazione dei figli o degrado della società). Mentre io rifletto su quanti abbiano espresso approvazione nei confronti di queste tue righe sconnesse, ipocrite, radicate in un pensiero cosi superficiale. Preferisco chi posta solidarietà pubblicamente sui social network, almeno questi ci uniscono (seppur soltanto ideologicamente ed emotivamente) in questo abbraccio di amore e forza comune, che sicuramente molte madri francesi hanno bisogno di sentire, perché chiudendoci in riflessioni, positive, per carità, ma solitarie, allontaniamo anche chi, colpito dalle stragi, si sente abbandonato e ha perso fiducia in tutto.
Il titolo era una provocazione, affinché la gente leggesse e magari riflettesse. volevo dare un messaggio d’amore che ovviamente parte da Nizza e dallo sgomento con cui come tutti ho accolto la notizia. Ho ovviamente grande rispetto per le vittime e sento una vicinanza estrema, che appunto va oltre la solidarietà. la mia riflessione era una riflessione di getto, non filtrata e non studiata. certo ci sono delle generalizzazioni, ma soprattutto c’è il mio interrogarsi su cosa io possa fare nel mio piccolo… Grazie del tuo contributo a questa discussione che considero un grande dono.
Anche oggi ho fatto l’errore di andarmi a leggere pure i commenti…
Visto che ormai l’ho fatto, noto che il 90% delle critiche sono al titolo, il che vuol dire che chi critica ha proabilmente letto solo quello 🙁
Grazie per l’articolo Giovanna: ci ho visto espresso buona parte del mio pensiero sull’argomento.
Grazie Mario! Considero un dono la tua lettura, anche dei commenti!
Grazie Giovanna, hai espresso pensieri pieni di buon senso e concretezza: la nostra cultura è fatta di autenticità e sudore, di semplicità. Quando vedo il mondo “impazzire” vado col pensiero ai miei nonni, al loro mondo – contadino – così piccolo in confronto al nostro, così povero e così vero. Riaffondo le radici nel ricordo dei loro racconti e immediatamente torno con i piedi per terra. Vorrei continuare a parlare di questo più a lungo, magari ce ne saranno altre occasioni. Ti ringrazio di cuore.
Grazie di cuore a te Lara!
Io trovo questo articolo di una retorica populista disarmante…concetti dell’educazione o dell’incapacita’di accettare una sconfitta o di saluti mancati…banalità populista e imbarazzanti! È vero che ci vorrebbe maggior rispetto verso il prossimo, ma questo non c’entra nulla con chi vuole massacrare degli innocenti per deliri schizoidi! Certo poteva essere mia figlia…se fosse stata sua figlia morta o amputata avrebbe scritto con quel distacco Intellettuale provocatorio e irriverente? Ma sono i figli altrui! Quel titolo è di una violenza senza paragoni. Sono morti bambini e donne che festeggiavano in allegria! Spero di non leggere più nulla di suo!
Ciao giuliano, il titolo è una provocazione e il messaggio che volevo mandare è un messaggio d’amore verso tutti, compreso le vittime di Nizza ovviamente. Mi spiace a te non sia arrivato.
Complimenti per le tue parole….questo articolo dice tutto!! Bellissimo!
Io non voglio essere solidale con te che hai scritto un titolo sensazionale sulla pelle dei bambini morti a Nizza, parole tanto empie e leggere come l’aria che lascerebbero il tempo che trovano se non fossero decisamente meschine ed offensive, non comprendo come si può essere tanto irrispettosi del dolore altrui, non comprendo questo bisogno di innescare la solita scia, deprimente come sempre, di “mi piace. La tua mancanza di sensibilità va oltre l’indifferenza e per questo lascia spazio solo al mio disgusto, che credimi è autentico perché a differenza di quelli come te io non credo nei click, nei mi piace e tantomeno nella retorica strumentale fine a se stessa.
Ciao Ivan,
il titolo è una provocazione, come l’articolo del resto, una provocazione a me stessa prima di tutto. Ho scritto di getto, senza pensare alla forma. Credo che le mie parole non possano essere definite insensibili, mi spiace se ti sono sembrate così. per la verità sono molòto felice di aver suscitato una discussione che dura ancora e che farà riflettere. Questo intendevo la solidarietà che passa in fretta non cambia le cose. La riflessione credo di sì…
Giovanna, sono anche io una donna e una mamma che ogni giorno lotta con il mondo è cerca di crescere nel migliore dei modi i propri figli. E sono anche una di quelli che ha postato una foto e una frase di Goethe per mostrare solidarietà verso le vittime di Nizza. E sinceramente non mi sento per nulla una di quelle persone ” …che fino al giorno prima non hanno mosso un dito per rendere il mondo un posto migliore. Che attaccavano i colleghi, che pensavano solo al proprio vantaggio, che lasciavano correre i comportamenti scorretti dei figli…”. Si, forse insegno a mia figlia come abbinare un rossetto o come essere carina quando si esce ma questo non preclude il fatto che le insegni anche a rispettare gli altri e a fare dei piccoli gesti che possano in qualche modo rendere migliore questo mondo. E io sono solidale al 100% con le vittime di Nizza, come sono fiera del mio social post con foto e frase annessa. Peace.
Ciao Samuela, speravo si comprendesse che intendevo una certa solidarietà e un certo vuoto di valori. Postare una foto non credo sia sbagliato, come insegnare ad abbinare il rossetto. Ovvio che tutto ci può stare. La rabbia era verso chi lo fa senza essere cosciente che è egli stesso responsabile del mondo. certamente non della strage di Nizza, ma di come la nostra società si costruisce sì. Credo che ci sia una scala di valori sempre, come nel dolore. Quando muore qualcuno della famiglia lei esprime solidarietà? No, lei partecipa al dolore. Questo intendevo. NOn voglio essere solidale, voglio partecipare al dolore. E partecipare al dolore, non può non cambiare un po’ la tua vita.
Si può essere comprensivi, tolleranti, e correre in aiuto di chi ti è più vicino negli affetti e geograficamente, e poi tranquillamente saltare in aria in una metropolitana un’ora dopo uccisi da qualcuno che non ti ha mai visto nè conosciuto. Purtroppo le cose non hanno correlazione. Nella fantasia cattolica forse sì. A mio parere l’unica cosa che si può fare è cercare di avere sempre uno sguardo il più ampio possibile sul mondo, una coscienza politica, sociale, riflettere su quello che accade, non lasciarsi sopraffare dall’emotività. E’ l’unico modo per non far vincere la barbarie attuale. Ma anche un impegno in questo senso di ognuno di noi può non portare a niente, il male esiste ed esisterà sempre, e non è detto che sia dentro di noi o per forza nella nostra società.
ciao… io non sono cattolica, ma poco importa credo. Le mie considerazioni erano molto intimiste. Pensavo a cosa posso fare io davanti al dolore di certi gesti. Chiaro che non posso evitarli. Nessuno può.. neanche sconfiggere il male. Mi piace però il concetto di responsabilità, da lì partivo. Combatto la cultura degli alibi, li trovo pericolosi, perché annientano la nostra forza di cambiamento. Sono certa che il male esisterà sempre ma non voglio che questo mi impedisca di cercare di costruire un mondo migliore. Assolutamente laico per quel che mi riguarda.
Vero, purtroppo tutto vero. Anche il fatto che senza quel titolo non avrei mai letto l’articolo. È la stessa logica che anima le cose che tu stessa detesti: mettere una merda in superficie per invogliare ad annusare un fiore sommerso. Per questo, anche tu, sei pura retorica.
Forse può sembrare, in realtà non è così. È un articolo di pancia, chi mi conosce me l’ha scritto subito, prima che diventasse fonte di questa bellissima discussione. Mi hanno detto: ti si è chiusa la vena, vero? Non l’hai neanche riletto, vero? Forse per quello è stato così potente. So per professione che non basta la tecnica per farsi leggere… bisogna, nel bene e nel male essere veri. Qui lo sono stata. Posso non piacere. Certamente.
Giovanna io ti stimo, sia per il pensiero che hai espresso, che si avvicina molto al mio, sia per i modi educati e cortesi che usi nel rispondere ai commenti di persone che educate e cortesi non sono. Il titolo non è importante se non si è capaci di cogliere il senso di quanto hai scritto nel tuo blog. Non cambiare nulla, continua ad esternare i tuoi pensieri, resta ferma nella tua convinzione, che tutti nel nostro piccolo, possiamo portare il mondo ad essere un posto migliore nel quale abitare. Le critiche costruttive fanno crescere, per le altre hanno inventato il cestino.
Buonanotte
Sabrina
Grazie Sabrina, non sai quanto bene facciano le tue parole. Grazie di cuore!
Davvero scritto male, pieno di banalità e molto utopistico.
In sintesi: “Da domani iniziamo tutti a comportarci meglio e il mondo sarà un posto migliore. Se no poi è inutile che facciamo i dispiaciuti per le stragi.”
Scusi ma lo chiedevo nella letterina di babbo natale quando avevo 10 anni. Lo ha scritto di getto, ha scritto lei in una risposta ad un commento precedente. Ecco, si vede. La prossima volta almeno lo rilegga prima di postarlo e ci rifletta un po su.
Questo è proprio poca cosa. Meglio “un bel tacer”. Almeno “non fu mai scritto”.
Ciao Andrea!
Cerco di tenere vivo un po’ lo stupore dei bambini e la loro libertà. Non mi illudo di certo di sconfiggere il male, mi piace pensare che ciascuno di noi può fare qualcosa. Forse in questo pensiero trovo la mia forza, di fronte a episodi tanto efferati ed inspiegabili come quello di Nizza. Forse potevo tacere? Certamente, non l’ho fatto e mi assumo tutta la responsabilità per le mie parole. Chiunque ha la libertà di non leggere. Prendo questa discussione come un dono. Le parole, questo l’ho sempre pensato, prendono vita propria. Così è stato con questo articolo.
Non lo so. Sono profondamente combattuto. Penso.. non riusciamo a indirizzare le politiche del nostro governo per migliorare il nostro paese e la nostra vita quotidiana… figuriamoci le politiche internazionali. Mi chiedo… è colpa mia se noi occidentali sfruttiamo le risorse che non ci appartengono? veramente, è colpa mia? Quando mi hanno dato la possibilità di decidere, realmente, su questo? Io voto… scelgo tra un elenco di nomi… scendo anche in piazza a manifestare contro le riforme che trovo ingiuste e/o sconvenienti. Talvolta funziona. Poche volte… quasi mai. E allora mi chiedo… quanto potrò mai influire sulle politiche internazionali?? quanto decidiamo realmente su questo? …..ed infine: ma io, pur con tutto il risentimento di questo mondo….. mi metterei mai alla guida di un tir con l’obiettivo di schiacciare più civili possibili? bambini compresi? no.
Ciao Luca,
io credo che ci siano cose che decidiamo e cose che invece non sono sotto il nostro potere. Credo anche che dobbiamo mettere il nostro focus proprio su queste cose. Quelle che ci riguardano. Non è una gara a chi è migliore… Certamente tu sei una persona infinitamente migliore dell’attentatore. Il fatto che tu te lo sia chiesto è una cosa buona. credo sia importante chiedersi se davvero siamo le persone che vogliamo essere. E soprattutto guardare avanti a chi ci può ispirare, non stancarci di essere migliori.
A mio modesto parere, questo articolo non ha capo né coda. Sono pensieri buttati lì, estemporanei e sconnessi tra loro. Forse il tutto è dovuto al fatto che la cosa era ancora fresca e che l’articolo sia stato scritto di getto.
La solidarietà serve, non solo a pulire le coscienze, ma, che tu lo voglia o no, che tu lo creda o meno, la solidarietà è una delle forme più efficaci di quell’esempio che citi. Almeno per me stesso, la mia è molto viscerale e di pancia. Davanti un orrore del genere non riesco a non impazzire, e la solidarietà è il mio unico sfogo.
La morte è l’unica cosa inevitabile della vita, ma per me è una banalità considerare allo stesso modo tutte le morti del mondo, tutte le vittime del mondo. Sarei falso e incoerente se dicessi che la morte di Provenzano ha lo stesso peso delle morti di Nizza, che debba creare in me la stessa sofferenza. No, che diamine. Non giochiamo e non diciamo cazzate.
E poi, quale cultura dovremmo riprenderci??? È mai esistita la cultura di cui parli?? Se mi guardo indietro non vedo nulla di diverso da oggi, nulla che valga la pena di recuperare. Quello che l’uomo è oggi, è esattamente una versione più moderna di quello di ieri, ma l’homo homini lupus è sempre lo stesso. La cultura come forma di ‘soluzione definitiva’ alla disumanità non è da riprendere o da recuperare, ma da creare a partire da 0, perché non ne è mai esistito neanche mezzo atomo.
Ciao Enrico,
speravo, come ho già scritto, di riuscire a far capire che quella che io chiamo solidarietà del giorno dopo, non è la partecipazione al dolore, che ovviamente mi auguro di provare ogni giorno per tutte le morti ingiuste. E che apprezzo negli altri.
Parlo di vittime, di morte ingiuste nella mia riflessione, Provenzano non è una vittima. Un bambino morto su un barcone credo di sì… un bambino morto in Syria pure…
Per quanto riguarda la cultura possiamo parlarne, anzi trovo che interrogarsi su questo sarebbe bello. Anche con opinioni differenti. poi ripartire… da 0, 4, 6 non importa. Ripartiamo di lì. Sono d’accordo.
Premetto che non so chi tu sia e cosa sia ‘www.46percento’; sono arrivato a questo articolo tramite un link facebook di un contatto che ho di una persona che non conosco che è amica (credo) di un altro contatto che ho che non conosco e al quale ho chiesto l’amicizia perché ha messo come immagine del profilo una foto che mi piaceva. Il caos: questo è l’unico motivo del perché controllo, per non più di 20 minuti al giorno, Facebook. E’ come andare al mercatino delle pulci, ci vai pronto per poter passare del tempo a guardare cose inutili ma con la speranza in fondo di poter trovare qualcosa di interessante. Mi piace la concentrazione di cazzate mista a cose serie, a cose meno serie, l’operato delle associazioni no profit che sottoscrivo ma che non sto al momento aiutando direttamente (e chissenefrega giusto? tanto sono vicino al farlo se sono iscritto alla loro newsletter giusto?), le foto dei colleghi composti e ben vestiti che fanno foto con facce da idioti finto-ubriachi e la postano sul loro profilo, e poi anche link come quello a questo articolo.
Facebook è diventato una specie di colosseo, di Hyde Park Speaker Corner, dove chiunque puo’ assistere a degli spettacoli, chiunque può dire quello che pensa (?) sia giusto. Siamo tutti diventati opinionisti, “piccoli” giornalisti e politici, anche se quasi mai compriamo il quotidiano (o così crediamo di doverlo comprare di meno).
Questo articolo mi ha fatto venire voglia di scrivere. Mi ha fatto sentire che non sono solo e che ancora esistono persone con principi e voglia di fare e che riescono ad emergere da questa bancarella piena di cianfrusaglie. Vorrei scriverlo sul muro: ABBASSO L’IGNORANZA: ALTRO NON SO’.
Ciao Carlo!
Anche rispondere a questi inaspettati e infiniti commenti, anzi per la verità è più come passeggiare sul bagnasciuga dopo una burrasca. Ci soono pezzi di conchiglia taglienti, c’è spazzatura e poi ci sono meravigliose conchiglie e qualche rara stella marina portata dal mare. Oggi sei la mia stella marina. GRAZIE!
Una fatica bestia, tutti i giorni, e ancor più fatica spiegarlo ai propri figli che “perché mamma mi dici così che gli altri così non fanno?”, perché amore il mondo più bello lo costruisci ogni giorno tu, con le tue mani e non è colpa degli altri se è brutto ma tua, perché ti sarai arreso… ma la voglia di arrendersi c’è e sempre più spesso, che si combatte contro i mulini a vento. Raccogli la carta, rispetta le persone, assumiti le tue responsabilità sempre e assumermi le mie, che si insegna col buon esempio… e oggi piangiamo e domani ci rifaremo su le maniche.
Che articolo PESSIMO….totalmente delirante..il terrorismo non si combatte educando i figli..mi sta dicendo che per fermare le brigate rosse non avremmo dovuto fare arresti e combatterli atttivamente? Mi sta dicendo che la resistenza antifascista è stata un errore? mio nonno doveva ARRENDERSI e lasciarsi ammazzare perchè “Bisogna cambiare piccole cose ogni giorno”? MA LEI STA DELIRANDO????
Ciao, non sto dicendo assolutamente che non si debbano fare arresti, ma a quelli non possiamo pensare noi. Io mi sono semplicemente chiesta cosa potevo fare io mentre la polizia e i servizi segreti, nonché i governi pensavano ad arrestare i terroristi. Anche perché credo che proprio il principio di responsabilità di cui parlo abbia guidato suo nonno a compiere quotidiani gesti eroici e a resistere. Tutta la mia stima per la resistenza e tutti i movimenti di liberazione popolare.
Bravo Giovani!
non posso che NON essere d’accordo con questa mentalita’. Io vivo in Inghilterra dove il razzismo e l’ignoranza di base vivono con comprensione, e tolleranza, In giro per la citta’ nei punti di maggior traffico ci sono cartelli ” tu non sei nel traffico, tu sei il traffico”
Viviamo in una societa’in cui e’ sempre colpa diqualcun altro Su questo sono d’accordo con te, me noi abbiamo la responsabilita’ di come noi viviamo ed agiamo. Violenza ed odio sono sempre sbagliati, da qualsiasi parte vengano. Io voglio essere solidale con le vittime di Nizza, io voglio esere solidale con tutte le vittime innocenti, e per questo non concordo con il tuo articolo.
All the best to you
FRoberto
Grazie Roberto,
ovviamente il il mio pensiero, espresso con schiettezza e forse troppo impeto nell’articolo, è che non voglio essere solidale solo il giorno dopo.
Banalità totale , travolgente
Condivido e incollo il link. Copio e incollo il testo solo perchè venga letto interamente, perchè la penso in ogni parola come te e perchè non avrei saputo esprimere meglio il concetto. Un saluto Mara
Grazie Mara! Di cuore.
Fai affermazioni così stupide o alla meglio così banali che sono in imbarazzo per te. Hai ragione su un punto : non scrivere di cose che non conosci,non ti riesce bene.
Ciao Melanie, ho scritto di una cosa che mi ha colpito. Da cittadina, o meglio semplicemente da persona. Un punto di vista intimistico, personale, come dichiaro, credo che chiunque possa farlo… Almeno per me è così.
Dire le cose benissimo o dirle malissimo,sbagliate o esatte,non è che ormai sia importante.Ormai.Siamo tutti-tutti- a questo punto,in questa condizione.Lucidi o meno lucidi,sapienti o ignoranti ci troviamo ,ormai,tutti così.In bilico,insoddisfatti,minacciati,in pericolo.E non solo di morte.Colpevoli ? Solo in parte e per questa parte va bene,fa bene parlarne.Per l’altra parte no.Per l’altra parte, che raccoglie i reali responsabili, niente altro che l’inesorabile volontà di contare le migliaia di unità che costituiscono i popoli e manovrarle, resta importante.Io sono una di queste gocce,ognuno di voi le altre Ed è perfettamente inutile tutto quel che io e voi consideriamo.A meno che da gocce che siamo, prendessimo in altro modo di petto la difesa della nostra esistenza.Non è facile e non biasimiamoci se non riusciamo a farlo.Smettiamo di croceffigerci per quanto non riusciamo a risolvere Smettiamo di arrabbiarci rifiutando o confortarci accettando.La propria posizione non sarà in alcun modo influente,qualsiasi essa sia.Abbiamo perduto quel senso di interezza di vita ben prima di questo sfacelo.Se adesso ogni opinione,ogni atteggiamento e tutte le parole sono alla berlina della contraddizione non è solo colpa nostra.Ognuno,dicevo,è solo una goccia.Liquido passaggio.A meno che non ci diamo invece che atteggiamenti e parole, fatti. Pesanti e concretissimi fatti. Fatti che siano tutte le parole che pronunciamo,la forza dei nostri pensieri .Per compierli dovremmo aderire di più alla propria coscienza ed essere pronti a sbalzarci fuori, per il tempo che serve,dall’ordine sia pure insoddisfacente della nostra quotidianeità,quella che ancora svegliandoci ci fa aprire le finestre ,pulirci i denti,portare i bimbi a scuola,aprire la porta dell’ufficio come descrive l’autrice dell’articolo.Dovremmo infatti separarci dai nostri normali giorni e fattivamente entrare nell’anormalità della guerra.La nostra,stavolta Ma vera ! Quella che distrugge proprio la normalità dei ritmi,delle ore , non ti assicura ne pranzo ne cena, la tranquillità dei figli, tantomeno il sonno e arriva persino a spegnere la TV o a farti dimenticare di e da facebook !! Una guerra vera non arriva a far stragi a sorpresa mentre sei al concerto, al grande magazzino o al bar.Una guerra vera non te la scordi uscendo di casa,non ti fa portare i bimbi su una piazza in festa e, piuttosto , in guerra resta l’assillo di tutti gli istanti, finchè non si placa.Altrimenti non si può chiamare guerra ma terrorismo ed è altra cosa perchè si insinua nella quotidianeità invece che spezzarla,non toglie la normalità dei giorni,non interrompe i nostri ritmi e ci fa ricaricare il cellulare sempre quando occorre ! Insomma non si tratta per cambiare le cose,di cosa diciamo o scriviamo,ormai.Ormai di significativo potrebbe essere solo la guerra,una vera guerra.Ma poi ? Poi ce la facciamo per il tempo che serve a star fuori di questa mostruosa normalità ?
Ciao, oggi ho scoperto una donna in gamba, intelligente, che scrive benissimo e ha il dono di saper trovare il giusto tono nel parlare di argomenti difficili. Ho letto l’articolo grazie al titolo, del quale ho intuito subito la portata provocatoria che mi ha spinto ad approfondire, trovandomi a leggere parole che avrei desiderato saper esprimere. Ho letto anche moltissimi commenti, alcuni violenti e pessimi purtroppo, a questo scritto. Credo che vengano proprio dalle persone che tu descrivi così bene, quelli della solidarietà di facciata, del si deve dire così, delle pecore sociali che diventano iene di fronte a un pensiero che non capiscono e che va oltre i loro piccoli schemi mentali. Mi dispiace che tu abbia attirato anche queste persone ma d’altra parte quando si va a pesca e si tira su la rete dentro ci può essere di tutto e questo è sicuramente un rischio che corre chi si mette in gioco scrivendo coraggiosamente in pubblico. Tu dici che i più solidali di facciata sono proprio quelli che fino al giorno prima (ma ancne il giorno dopo, c’è da scommetterci) attaccano i colleghi e non fanno niente per cambiare il mondo. Quelli che non è mai colpa loro, hanno sempre la verità in tasca e così via. Ecco l’identikit di chi ti offende, su questi commenti, con parole piene di astio e aggressività. Li hai denudati, non te la perdonano. Abbracci
Wow… mi hai lasciato senza parole. Grazie Simona. Di cuore.
FA A N T A S T I C A !
Retorica di basso giornalismo Giovanna Rossi che ami “guardare oltre”. Ma sei riuscita a farti un’ottima pubblicità, all’insegna di Nizza. Come quelli di una radio populista che “dicono” di NON voler pubblicare video osceni del lungomare francese. Parlarne pubblicamente prendendone le distanze è davvero un modo piccolo di promuovere le proprie “doti”. Tu ci sei riuscita. Complimenti!
Sai Francesco 46percento è il mio diario, non sono una giornalista, qui annoto i miei pensieri. Soprattutto parlo di sport e invalidità, in quanto appunto sono invalida. Questa volta il dolore e la rabbia per i fatti di Nizza è uscita istintiva. proprio perché questo è il mio diario tendo a riportare le cose alla mia vita, agli insegnamenti che posso prendere. Così è nato l’articolo… semplicemente.
Ti stimo molto, io credo che se ogni cittadino avesse la possibilità di leggere questo messaggio e si impegnasse ogni minuto della propria giornata il mondo sarebbe un posto migliore, un luogo sicuro. Quello che fa l’italiano è soltanto lamentarsi scaricando poi però il compito di risolvere i problemi su qualcun altro invece di porsi in prima persona dinanzi ai problemi stessi. Purtroppo io credo anche che sia difficile cambiare la mentalità di un paese ormai pesantemente condizionata dai media e dalla tecnologica e perciò credo che stiamo andando verso un punto di non ritorno.
Non arrendiamoci Stefano. Una piccola cosa ogni giorno. Il mondo deve diventare un posto migliore.
Articolo che sposo in pieno, titolo forse un po’ troppo forte e provocatorio
Grazie Claudio.
Giovanna forse il titolo non rende bene il contenuto del post.
In ogni caso ci sono molte cose interessanti in quello che dici e che condivido.
Condivido soprattutto il tuo richiamo allo sforzo quotidiano di fare le scelte migliori secondo i propri principi e valori. Questo comportamento è un atto di vero eroismo più dei proclami. A volte ci riesce a volte no. Questo ci fa comprendere la nostra fragilità di cui dobbiamo sempre tenere conto. In ogni caso penso anche che chi ha responsabilità pubbliche non può rimanere silenzioso rispetto a questi fatti. Se non lo capiamo e ne prendiamo solo le distanze rischiamo uno sdegnoso isolamento che in questi casi non aiuta ad unirci. Con simpatia.
Grazie Gianluca, possiamo essere tutti piccoli grandi eroi quotidiani. Lo credo anche io.
Titolo ad effetto, crudele. Ai limiti dello sciacallaggio sensazionalista.
Contenuto didascalico.
PS: articolo solo per genitori, tra l’altro
Riflettere non è sempre la chiave di risoluzione di ogni tipo di problema …. soprattutto quando non si ha sufficiente malizia , sufficiente cultura , sufficiente intelligenza , sufficiente memoria storica , sufficiente informazione , sufficiente educazione e come lascia intendere la sottile provocazione della Sig.ra Giovanna Rossi ….resta un primo passo imprescindibile . Mars
il mio commento non ti è piaciuto. Peccato. Sarebbe stato più democratico pubblicarlo. Non insegni ai tuoi figli che la divergenza dinopinioni è preziosa?
Solo felpe e merendine?
Questo non è il mio mestiere… vivo di altro ahimé. Questo è il mio diario. Tutti questi commenti mi hanno inondato letteralmente. A tutti ho voluto dedicare la giusta attenzione e per questo ho tardato nell’approvarli. Se li leggi tutti capirai bene che non ne ho censurato neanche uno! Anzi, uno sì, era una riga di volgarità inamissibili. Le altre critiche ci sono tutte, anche le più ingiuste e crudeli. Solo le 23.09 sono sveglia dalle 5.30 per lavorare e ho finito alle 21.30, ho mangiato, sistemato la cucina e ora rispondo agli ultimi 25 commenti in sospeso. Mi perdonerai…
Scusa, ti sei messa nei pani di parenti delle vittime?Provaci , prova immaginare che sei andata a Nizza con la tua famiglia per le vacanze e uno di tuoi figli è rimasto ucciso, e dimmi cosa senti leggendo le tue parole. Noi ci facciamo male anche da soli, è vero, ma non è questo momento parlarne e soprattutto collegato a questa tragedia. Male che ci facciamo noi è ben differente da quello che è successo in Nizza. Anche voi che le applaudite.. provate immaginare di essere stati li, a Nizza…
L’articolo era una riflessione che voleva andare oltre questo aspetto, non certo negarlo, ma pensare cosa posso fare in onore delle vittime.
Sempre a guardare il dito! E intanto la luna passa!
Un abbraccio a tutti
Rodolfo
Anche qui tutti pronti ad ergersi a giudici, Se scrivi quello sbagli perchè…..se scrivi quell’altro sbagli ancora perché….. tutti a criticare chi pensa di cambiare il mondo da dietro un monitor. E che dire invece di chi passa il tempo a demolire chi, dopotutto, sta scrivendo ‘in casa propria’ semplicemente per far conoscere il proprio pensiero, la propria inquietudine e, perché no, le proprie incoerenze? Un blog, dopotutto E’ casa di qualcuno, e bisognerebbe entrarvi in punta di piedi. La sincerità ti espone, e tu l’hai fatto. Hai anche tastato il polso di chi critica, ma anche di chi, di solito, tace e ingoia il proprio pensiero, spingendolo ad esprimersi. Un’ opinione non cambierà il mondo, ma auspico sia catartica almeno per chi scrive e dia spunti a chi, di solito, tace. Chi critica e basta, continuerà a farlo, essendo lo sport più diffuso. Continua così!
Mamma mia… grazie Paola! Brividi… “Un blog, dopotutto E’ casa di qualcuno, e bisognerebbe entrarvi in punta di piedi.” Questa la uso da qualche parte. Sai, visto che questo blog è stato travolto da un intera città che ci è entrata in solo giorno, dopo che aveva avuto per tanti mesi solo sporadici visitatori, ho preso come un dono tutto questo caos. Ma in effetti sto soffrendo molto per certi commenti, pur ritenendo fonte di prezioso insegnamento le critiche. Leggere il tuo mi ha riaperto il cuore. Grazie!
Oggi giorno, viviamo in un’epoca globalizzata dove con un clic si può teoricamente conoscere tutto.
Ma non e’ cosi, in realtà nessuno conosce niente.
E così il terrore diventa ancora più terrore.
Perché ti senti attaccato dagli alieni, dai mostri, da tutto quello che da bambino ti faceva piu paura, dal buio e dal mostro che si nasconde in lui.
Non capisci bene come si è arrivati a questo punto. Ti sei perso i capitoli precendenti.
Ti sei perso Beirut che era solo due giorni fa, Beirut dove 43 persone hanno perso la vita.
Ti sei perso l’intervento russo in Siria.
L’attentato ad Ankara alla vigilia del voto.
I massacri in Sudan.
Gli attacchi agli hotel a Mogadiscio.
Non capisci dove ti trovi. In che epoca stai vivendo”.
Momenti nei quali la rabbia, l’indignazione, la commozione, l’angoscia, la paura, l’empatia, la disperazione rimbalzano sui social network e vengono frullate insieme, omogeneizzate, rese indistinguibili.
Fiumi di parole, migliaia di considerazioni, diluvi di analisi più o meno sensate, ma anche pensieri senza pretese, gesti banali, scelte scontate: tutto contribuisce a una sorta di straniamento collettivo.
Che è insieme sospensione del giudizio e fucina di nuove, complesse, domande.
In questo confuso coacervo di idee, opinioni, ipotesi a volte si creano emergenze, questioni, domande “sociali”; nascono contrapposizioni nuove, quelle che sembrano sfumature acquisiscono rilevanza enorme, ciò che può sembrarci superfluo diventa vitale, decisivo.
Insomma, parlare del perché la risposta occidentale sia così forte in questi momenti non è affatto banale. Chiedersi cosa ci porta a sentirci ora tutti francesi e a liquidare in poche righe gli attentati di Beirut, di Kabul o del volo russo sull’Egitto è vitale. Capire il perché di certe dinamiche, raffrontarle col passato, decrittarne il significato, è fondamentale.
Cominciamo con lo sfatare un mito: non è vero che i media non parlano degli attentati in Libano, delle stragi in Nigeria, della situazione della Siria. Si può discutere sul livello di attenzione e approfondimento, ma la retorica del “e nessuno ne parla” è stucchevole. Una bugia…….
Può bastare il criterio di prossimità per spiegare la differenza di impatto sull’opinione pubblica? No, non più e non solo. Sia perché, come detto, la globalizzazione ha portato in dote la moltiplicazione delle fonti e la rapidità della trasmissione delle informazioni; sia perché il concetto di “prossimità” non può più essere declinato in termini esclusivamente geografici.
Non è la distanza da noi a determinare il modo in cui viviamo un evento e il valore che esso assume.
L’unica componente che sembra avere un peso rilevante è quella relativa alla mole di informazioni che abbiamo a disposizione. Alla quantità e alla qualità delle immagini, delle testimonianze, dei riscontri, della copertura in tempo reale degli avvenimenti, insomma.
È un cane che si morde la coda.
Ma è evidente che il bombardamento di una simile quantità di informazioni, analisi, scenari produce proprio quell’effetto straniamento che porta su un piano “altro, diverso” il fatto in sé, rendendolo unico, eccezionale, diverso.
Però, gli attentati di Parigi quello di Brussels, quello di Nizza, sono anche la conferma del cambio di passo nella strategia del terrore. La scelta è stata quella di colpire le persone comuni nella loro quotidianità: una cena al ristorante, una partita di calcio allo stadio, un concerto in un teatro, un viaggio, oppure semplicemente festeggiare e guardare i fuochi d’artificio.
Nessuno è al sicuro, sembrano dire, perché la “colpa” è lo stile di vita, l’appartenenza a un certo modello di società.
Nessuno è al sicuro perché tutti sono coinvolti in quello che è uno scontro ideologico e religioso, prima che politico e militare.
Nessuno è al sicuro perché tutti possono essere raggiunti dalla violenza e dalla rabbia.
È una strategia chiara e, purtroppo, efficace. Perché mira a sovrapporre la lotta politico / militare alla vita quotidiana, a portare lo scontro ideologico nella vita di ognuno di noi, a coinvolgerci in una guerra che prima sentivamo lontana e di cui non conoscevamo la brutalità.
Una tattica che riesce a creare (o approfondire) solchi, distanze e barriere, senza lasciarci scelta, costringendoci a un’adesione (il più delle volte inconsapevole) a una causa che nemmeno conosciamo.
E che forse nemmeno esiste.
Già, perché la maggior parte di noi non ha che questo tipo di percezione della “guerra di civiltà”.
Ne fa esperienza in questi momenti e spesso finisce per arruolarsi, mettere l’elmetto e dare concretezza e sostanza a tale bipolarismo.
Finendo con il fare proprio il gioco del terrore (dei suoi mandanti, ovunque essi siano, e di coloro che ne beneficeranno) e sancendo il successo di tale strategia.
Un falso dualismo che però si nutre di ogni nostra scelta di campo. Che cresce ogni volta che guardiamo con paura il nostro vicino di posto in metropolitana. Che vince ogni volta che abbiamo la tentazione di cedere diritti in cambio dell’illusione della sicurezza.
Probabilmente è questo che facciamo, anche inconsapevolmente, quando usiamo l’avatar con la bandiera francese, ad esempio. Ma siamo sicuri di doverci biasimare? Ecco, a mio modo di vedere la questione è, se possibile, ancora più complessa.
Perché prima ancora del giudizio razionale, è la componente emotiva a prevalere in momenti come questo.
Ci sentiamo coinvolti perché potenzialmente potremmo vivere la stessa situazione, ci sentiamo coinvolti perché la nostra quotidianità è quella delle vittime di Parigi, ci sentiamo coinvolti perché vediamo la guerra entrare nelle nostre vite con tutto il suo carico di violenza, ci sentiamo coinvolti perché cominciamo a temere per la nostra sicurezza, ci sentiamo coinvolti perché affiora il dubbio che esista un “nemico” accanto a noi, ci sentiamo coinvolti perché la brutalità è a un passo da noi, ci sentiamo coinvolti perché emerge tutta la nostra debolezza, tutta la precarietà della nostra esistenza. E reagiamo come fa chiunque si sente in pericolo: cerchiamo un rifugio, cerchiamo conforto nell’abbraccio degli altri, cerchiamo unità e solidità laddove vediamo disgregazione e incertezza, cerchiamo qualcuno che ci dica che a noi non accadrà, cerchiamo qualcuno che sia come noi, cerchiamo un modo per non sentirci soli.
Lo facciamo nel modo più conformista possibile? Forse, ma è davvero il caso di essere così severi con noi stessi?
IO DICO DI NO
Tu dici di leggere aldilà del titolo, ma non ci riesco, quello che mi rimane è solo un tentativo di procurarsi più click, esattamente come tanti giornali “infami” già fanno.
Non credo che ci si crei una credibilità così e se riuscirai a creartela non sarà per il pubblico giusto.
Mi piace l’articolo hai ragione ma solo a meta’ le cose non si cambiano solo in casa. E’ da ingenui continuare a pensare questo quando fuori c’e ‘ um mondo vastissimo con centinaia di diverse realta’ . Certo il lavoro inizia con noi. Ma casa nostra sara’ sempre limitata. Dobbiami relazionarci anche al resto del mondo e essere dinamici in questo per influenzarlo al meglio.
Sono assolutamente d’accordo. Una cosa non credo escluda l’altra. In fondo è un continuo scambio tra dentro e fuori.
C’era una volta un rabbino che dopo mangiato usava fare una passeggiata nel viale alberato che costeggiava la strada di casa sua, tutti i giorni alla stessa ora. E tutti i giorni alla stessa ora incontrava un altro signore, anche lui con la sana abitudine di passeggiare dopo mangiato. Il rabbino salutava il signore quando lo incrociava, tutt i i giorni, tutte le volte, all’andata e al ritorno. E il signore non rispondeva mai. Nonostante ciò il rabbino non smise di salutare il signore, tutti i giorni, due volte al giorno. Dieci anni dopo scoppiò una guerra. Il rabbino si ritrovò in fila, sul bordo di un binario, in attesa di essere ispezionato dal soldato di turno, prima di salire su un treno diretto ad un campo di lavoro. Passò un soldato e poi un altro e poi arrivò un ufficiale. Il rabbino riconobbe in lui il signore maleducato che non aveva mai risposto al saluto e il signore maleducato riconobbe il rabbino. Si guardarono negli occhi un lungo attimo e poi il rabbino disse: “buongiorno signore” come aveva fatto per tutti quegli anni. E a quel punto successe una cosa inaspettata: l’ufficiale rispose al saluto e ordinò ad un soldato di lasciar andare il rabbino. Fine
grazie.
E’ un articolo che fa riflettere e ci interroga, vuole smuovere le nostre coscienze che sono sempre più assopite, nessuno è insensibile davanti alle morti ma dopo qualche giorno quando i media non ne parlano più rimane solo un ricordo, e la speranza che non accada più, tutto ciò è normale e giusto ma non basta. E’ x questo che dobbiamo interrogarci sul nostro quotidiano sulle azioni ma anche sui pensieri e opinioni, se il nostro vicino ci ha fatto una richiesta di aiuto e noi l’abbiamo ignorato, se vive una situazione difficile e si sente solo, quante di queste cose ci capitano tutti i giorni e magari solo perche’ nn abbiamo tempo ci voltiamo dall’altra parte. E’questo che è difficile e costa fatica . Autoeducarsi è difficile quanto educare ma giorno x giorno…. provarci
Grazie Giusi delle belle parole. Sono convinta che questa sia la strada. Non si risolveranno tutti i mali del mondo ma qualcosa lentamente migliorerà.
Ho letto il tuo articolo dopo essere rimasta basita dal titolo. Hai trattato argomenti secondo me giusti ma per buona parte fatti al popolo sbagliato.
E’ forse qualche altro popolo che dovrebbe rientrare nella sua patria (in toto) e insegnare costantemente ogni giorno ai propri figli a lottare per distruggere l’odio e la pazzia dato che non solo non esternano alcun tipo di solidarietà ma continuano a fare la loro vita, a fare gli “gnorri” e semplicemente si limitano a prendere le distanze da questi “pazzi”? E’ ora di finirla di continuare a dire che l’islam non c’entra con i pazzi di qua, non c’entra con i pazzi di là…………ma nemmeno i non pazzi alzano un dito per fare qualcosa. E qua continuano a piovere bombe…
Perché dal tuo articolo sembrerebbe che noi ci dovremmo sobbarcare di una certa responsabilità se questi “pazzi” che non appartengono al mondo umano, a mio avviso, mettono bombe a destra e a manca o si mettono alla guida di un camion e compiono stragi di innocenti. Forse il tuo articolo andrebbe girato a qualche altra comunità, ammesso e non concesso che ti leggano. Perché loro, con noi, non vogliono parlare, non vogliono comunicare, non ti salutano, non ti guardano nemmeno in faccia, se non obbligati dal lavoro o dalla scuola. Mi spiace cara Giovanna, ma io non mi sento assolutamente responsabile né credo di aver nulla mancato nella mia piccola modestissima vita quotidiana e nell’educazione di mio figlio.
Buongiorno Serena,
la mia riflessione non voleva essere un trattato di sociologia politica. A prescindere dal fatto che non credo che gli stranieri o gli islamici debbano tornare nelle loro nazioni, credo anche loro, che come ognuno di noi, possano fare molto per cambiare e migliorare il mondo.
Non credo neanche sia giusto che ci si senta in colpa, le mie parole erano molto intimistiche. Che cosa può scatenare in me un tale dolore? Cosa posso fare io che non sono un politico, un poliziotto, un parente delle vittime?
Tutto qua. Io non credo che l’odio migliori il mondo, mi spiace ma su questo il mio cuore non sente ragioni.
brava, hai scelto “il modo più bello, l’immagine più figa, le parole più appropriate”. ma potevi scegliere meglio il titolo.
“Ogni tanto mi escono gli articoli sui fatti di cronaca”.
E secondo me ti escono male. La prossima volta tienili dentro.
Buongiorno!
Questo blog è il mio diario, nessuno è tenuto a leggere, credo che condividere pensieri sia una cosa onesta e coraggiosa. Quello che accade dopo è sempre un dono. Nonostante tutto.
Ciao Giovanna, condivido in pieno il senso del tuo intervento: svegliare le coscienze dal torpore quotidiano che si desta solo di fronte a fatti macabri ed eclatanti!!!
Certo che tra le tante espressioni di solidarietà e condivisione del pensiero, leggo anche molte “code di paglia” che, sentendosi chiamate/i in causa reagiscono con una certa permalosità. Bene, come sosteneva un certo Gurdijeff, è utile tutto ciò che genera attrito.
Complimenti cara Giovanna, come counselor e come insegnante di Biodanza, credo fortemente che la nostra crescita sia fatta di tanti piccoli passi quotidiani piuttosto che di gesti eclatanti.
Chiunque abbia un minimo di visione storica delle cose ha da tempo compreso che solo un cambio culturale che determina un apprecisa presa di coscienza può cambiare davvero le cose.
Solo uscire dal torpore quotidiano ci porta da qualche parte a partire dai nostri piccoli fatti quotidiani. Per cambiare le cose abbiamo una strada sola: cambiare noi stessi!
Grazie Giovanna, un abbraccio.
Grazie a te Marco di aver colto il senso profondo delle mie parole. Ricambio con affetto l’abbraccio.
Non discutono o commento il titolo o il contenuto, ma “INSEGNIAMENTO” non si può proprio vedere! Giornalista? Mah!😁😁😁
Grazie Patrizia, pensa che l’articolo ha avuto più di 600.000 visualizzazioni e nessuno (compresa me!) si era accorta del brutto refuso. Anche perché giornalista non sono, ma mi sono sudata una laurea in lettere un bel po’ di anni fa!
Scusa sai… rileggendo l’articolo non ho trovato la parola INSEGNIAMENTO, se ti riferisci a INSEGNIAMO, è la forma corretta, in quanto la I fa parte della desinenza del verbo. AMARE AM-IAMO, INSEGNARE INSEGN-IAMO. Trovo molto utile in ogni caso la segnalazione di refusi.