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Cicciottelle, gnocche o X? Riflessioni di donna oltre le Olimpiadi

19 Agosto 2016 By Giovanna Rossi 4 commenti

Si può dare delle cicciotelle a delle atlete olimpiche? Si possono fare apprezzamenti più o meno audaci sul culo di una beacher? Si può definire una campionessa “la moglie di”? Si può andare al mare col burkini? Le Olimpiadi e questo ultimo scorcio di estate, hanno sollevato questioni che vanno ben oltre lo sport. Questioni di cui parliamo da anni. Le donne ad esempio. O il sessismo in tutte le sue più o meno grottesche o brutali declinazioni.

46percento olimpiadi

Ho acceso la tv mentre Lucilla, Guendalina e Claudia stavano giocandosi il famoso terzo posto andato perduto. Appena le ho viste ho pensato “Perché sono così fuori forma? La forma fisica è un aspetto essenziale della prestazione…” E ho pensato anche che fosse un po’ la solita cosa all’italiana, che erano brave ma forse sarebbero potute essere più brave. Che scegliamo noi quanto alzare l’asticella. Che spesso anche ad alti livelli ci accontentiamo. È stato un attimo. Ed è stato un veloce pensiero in libertà. Tra il lavoro e l’allenamento.

Quando il giorno dopo ho visto il titolo quel pensiero però si è ripresentato: “Ecco, la solita cosa all’italiana, invece di dire, magari nell’articolo e con le dovute argomentazioni, che erano visibilmente fuori forma, fanno un titolo che risulta offensivo!” A me che, forse come tanti altri, avevo fatto quel pensiero il giorno prima, è parso più un buttarla sul ridere, sullo scherzo, che una vera offesa.

Come quando da bambina tutti scherzano sulle mie guanciotte paffute e sul mio appetito, ma nessuno si prendeva la briga di togliermi le due fette di torta che tenevo in mano. E oggi è ancora peggio… tutti a riempirsi la bocca di salutismo formato bambino, di diete bilanciate nelle mense e poi a scuola ogni settimana festeggiano un compleanno e si sbafano ogni sorta di porcheria. Tanto sono bambini…

Ecco, quel cicciotelle, a me non ha fatto gridare allo scandalo, almeno non più di tanti titoli orribili che leggiamo ogni giorno. A me ha dato più fastidio che, proprio quel titolo, diventasse una sorta di schermo che proteggeva le ragazze in quanto atlete. Diventavano donne da non offendere e non sportive a cui chiedere sportivamente ragione della loro perfomance. Tanto sono donne…

Come le campagne che ciclicamente tornano fuori a favore delle donne in sovrappeso. Dove l’estetica si confonde con la salute e finisce in un “volemose bene” che accontenta le oversize, con il loro momento di gloria e le magre che godono a vedere queste grassone fare le “bone” in bikini. Non è che magari ognuno può essere come vuole essere? Prendendosene le responsabilità e le conseguenze? Il rischio di infarto o i fischi di apprezzamento per la strada, la presunta simpatia della rotondità o l’altrettanto presunta tristezza della magrezza?

matteo balli

Ecco, questo non mi piace, essere una categoria. E la cosa grave è che a me sembra che un po’ ce la cerchiamo. Capiamoci. Il mondo è stato “maschiocentrico” per tanto di quel tempo che paghiamo ovviamente ancora lo scotto, ma siamo sicuri che ora le cose stiano davvero così? Non è forse più vero che le donne hanno nuova coscienza del loro potere e lo utilizzano alla stregua di un uomo.

Forse dobbiamo smettere di pensare di essere uguali o di rivendicare una sorta di uguaglianza. Questo concetto di uguaglianza mi ha sempre fatto un po’ paura. Come il concetto di laicità. La libertà è vestirsi all’Occidentale… E chi l’ha detto? La libertà è vestirsi come si vuole!

E non cominciate con la storia della repressione, del giogo culturale fin dall’infanzia. La cultura plasma tutti, la nostra cultura cattolica ci fa ultimi in tantissimi diritti civili ad esempio, ma l’evoluzione è un percorso. Lento. E le rivoluzioni possono nascere solo da dentro. Non possono essere imposte.

Mi piace molto di più pensare al pluralismo, alla libertà di espressione. Al fatto che è proprio la diversità la gioia della vita. Sarà che sono vecchia, ma a me i ragazzi tutti a modo, con le sopracciglia fatte meglio delle mie, depilati che neanche un neonato e che profumano più di mia nonna quando si preparava per la messa, proprio non ce la faccio a farmeli piacere. Vedo già con orrore il momento in cui mia figlia si presenterà a casa con il pomatato di turno e si litigheranno l’epilady.

Come mi dà fastidio quando sento donne che dicono cose da chiodi sulle prestazioni sessuali dei propri uomini che neanche fossero vitelloni anni 80 al bar. Sarò vecchia, ma qualche mese fa la chat delle mamme dei miei figli ha cambiato la propria immagine del profilo. L’amministratrice ha messo un bel fusto, un moraccione con lo sguardo “trombino” e una tartaruga da paura, sapete cosa ho pensato? Se avessi trovato l’immagine del lato B di una donna come immagine del profilo della chat dei babbi, mi avrebbe fatto schifo… Il segno del loro cervello bipolare (sesso e ego a comandare). Invece? Invece lo aveva messo con tutte le buone intenzioni una tranquilla e simpatica mamma, e sapete perché? Perché stiamo cambiando.

Matteo Galacci, 46percento, #primaditutto, Giovanna Rossi, Figlia in auto, Cronaca, Muore

I nostri figli parlano di amori tra maschi e sentono Hillary Clinton arringare le folle. Mio figlio fa la lavastoviglie mentre mia figlia se ne sta comoda in camera a leggere.

Non fate finta che non sia così… Lentamente e in maniera confusa, ma stiamo cambiando, e ciò che fa più male al cambiamento è guardare al passato. Metterlo continuamente in relazione con la storia. Gli anni 70 sono passati, adesso certe ragazzine la danno via per una borsa firmata. Togliamoci il parka. Smettiamo di difendere le categorie, difendiamo le persone, accettiamo le loro scelte. Soprattutto facciamo in modo che questa accettazione non sia una fuga dalle responsabilità. Facciamolo per i nostri figli, perché possano davvero scegliere cosa vogliono essere, ma poi sappiano risponderne ogni giorno. Perché c’è una bella differenza tra un ragazzo che va a caccia di Pokemon e uno che si allena tutti i pomeriggi per inseguire un sogno, tra una ragazza che vuole fare la cantante e studia notte e giorno e una che vuole andare in tv e cerca scorciatoie. Difendiamo la diversità dei sogni e soprattutto impariamo la forza di conquistarli. Non è più questione di genere. Ma di persone.

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Archiviato in:2+1 (essere mamma) Contrassegnato con:donne, olimpiadi, sessismo

Commenti

  1. Matteo dice

    19 Agosto 2016 alle 18:50

    Che dire… Condivido in pieno!!!!
    Dal cicciottelle, che anche a me ha fatto sorridere pensando che ormai sui giornali nn sanno più come fare i titoli per vendere a tutto il resto…
    Un mio pensiero sul cambiamento delle donne è che forse la loro “emancipazione” è basata su un modello sbagliato ovvero quel mondo “maschiocentrico” che nn mi piace e nn condivido… Il bello di essere diversi è avere caratteristiche diverse, a volte complementari e a volte intercambiabili ma entrambe importanti nn ce n’è una più di un’altra sono tutte importanti e da valorizzare! Pensiero contorto nn so scrivere bene come te! ;P baciiiii

    Rispondi
    • Giovanna Rossi dice

      19 Agosto 2016 alle 20:17

      Invece pensiero chiarissimo per me. La penso proprio così. 🙂 Grazie Matteo!

      Rispondi
  2. Marco dice

    23 Agosto 2016 alle 14:53

    Vorrei essere una crisalide prima di essere farfalla.
    Mangio mangio mangio mangio, poi dormo dormo dormo.
    Infine mi sveglio e sono una gnocca da paura. 😀 (cit.)

    Scherzo 🙂 Sono fondamentalmente d’accordo con quello che hai scritto anche se a proposito di arciere cicciotelle (dato che ho fatto tiro con l’arco per qualche anno) non hanno tutti i torti. Allenamento fisico: zero. Solo concentrazione mentale e disciplina.
    Sbagliato perché gli gioverebbe parecchio anche dal punto di vista prestazionale.
    Quello che comunque è sbagliatissimo è il contesto ed il modo in cui questo quotidiano ha fatto questa critica… Una critica deve essere costruttiva e detta al momento giusto. Mio parere…

    Rispondi
    • Giovanna Rossi dice

      23 Agosto 2016 alle 17:19

      Ciao Marco,
      😀 Sono assolutamente d’accordo! Diciamo che la deriva dei nostri quotidiani ormai temo sia inarrestabile…

      Rispondi

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Mi chiamo Giovanna.
Fino a qualche anno fa non sapevo cosa fosse il triathlon e trattavo lo sport con la diffidenza di chi è abituato ad usare solo il cervello. Ho cambiato idea grazie ad un intervento che mi ha costretto a ricominciare da zero per non finire sulla sedia a rotelle.
Oggi sostengo che le difficoltà possono essere meravigliosi trampolini di lancio e che lo sport mi ha cambiato la vita insegnandomi cose che nei libri non avevo trovato.
Lo racconto qui.

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