Quando esattamente due anni fa ho inaugurato questo blog con l’articolo Da 0 a? mi definivo un’aspirante triathleta. Ero una mamma super impegnata e per giunta invalida a cui era venuta la folle idea di fare triathlon. Avevo scelto questo spazio per raccontare la mia avventura, le mie paure, le mille emozioni che provavo. Davanti a me c’era il sogno di tagliare un traguardo, dietro avevo una vita che con questo sogno apparentemente non c’entrava nulla.
Dopo due anni sono qui, ancora sul blog a raccontarmi. Mi sento profondamente cambiata, mentre la mia vita è sostanzialmente quella di un tempo. Sono ancora mamma (e ci mancherebbe!), ancora invalida (per i miracoli ci stiamo attrezzando!) e sono ancora un’aspirante triathleta (almeno nel cuore, tecnicamente ho passato l’esame!).
Lo scorso anno feci un bilancio vero e proprio del cammino sportivo che avevo percorso, lo trovate qui se vi va. Fare bilanci è importante, perché ci fa capire quanta strada abbiamo percorso e ci fa capire soprattutto se la direzione intrapresa è quella giusta. Quando sono partita non facevo più di due vasche a stile senza fermarmi, ora da 50 metri (perché non conto più le vasche!) sono passata a farne almeno 1.400 ad ogni allenamento. L’allenamento in piscina per me rimane una delle cose più difficili e noiose del triathlon, ma ciò che conta è che quello che sarebbe sembrato impossibile solo 2 anni fa, ora è la mia quotidianità. Per non parlare della corsa o della bici. Partita da 0, fatti incredibili progressi e, cosa più importante, ancora in viaggio!
È giusto guardarsi indietro allora e scorgere il puntino lontano da cui abbiamo compiuto il primo passo, quello che tendiamo a dimenticare, perché spesso il quotidiano è soprattutto fatica e gli obiettivi si raggiungono a piccoli passi, lenti e sofferti a volte. Se al contrario guardiamo il cammino percorso nel suo insieme il miglioramento balza subito agli occhi e ricarica meritatamente lo spirito!
Allora perché mi sento ancora un’aspirante triathleta?
Nel mio piccolo ho fatto tanta strada, lo ammetto, ma quando si compie un percorso di cambiamento importante, come quando si fanno scelte decisive, bisogna tenere alta la guardia e riconquistare ogni giorno ciò che si è diventati. Questo è il motivo per cui voglio sentirmi sempre un’aspirante triathleta. Ho lavorato quasi un anno per poter affrontare la mia prima gara senza mettere in pericolo la mia salute, oggi lavoro ogni giorno per consolidare la mia nuova vita da “atleta”. Mi succede qualcosa di simile anche con il peso. Sono stata per lungo tempo sovrappeso e ora sono un’aspirante magra. Riconquisto ogni giorno la mia buona forma fisica, sapendo che non devo mollare, che dentro di me abita ancora la Giò cicciona, quella che è in grado di mangiare 1 kg di gelato o un pacco intero di biscotti dopo cena o di prendere il vaso della Nutella e farlo fuori.
Ritengo che la trasformazione fondamentale di questi due anni sia stata passare dalla scarsa attività fisica allo sport, considero questo aspetto ancora più significativo del fatto che ho iniziato a far sport in uno stato di invalidità. È un vero e proprio cambio di paradigma e voglio conquistarlo ogni giorno. Questo atteggiamento, che sento indispensabile, è molto simile all’impegno che richiede la vita di coppia. Al di là dell’innamoramento o delle promesse fatte all’inizio di una storia, la conquista è sentirsi uniti giorno dopo giorno, rinnovando il proprio amore, anche quando ci sono ostacoli, anche quando costa fatica. Non darlo mai per scontato. Viverlo.
Cosa farò quindi nel 2017?
Nuoterò, pedalerò e correrò! In questa stagione metterò un po’ alla prova la triathleta che ora vive in me. Non con una nuova distanza, non con una nuova sfida da condividere, ma giorno dopo giorno, con l’allenamento costante e il superamento di tutti i limiti possibili. So di averne alcuni invalicabili, più di tanti altri, ma non voglio stancarmi di cercar soluzioni per poter fare sempre meglio, nel mio piccolo, in coda al gruppo, ma sempre meglio.
Il mio obiettivo è riuscire a fare almeno 3 Triathlon Sprint, dopo che lo scorso anno a causa di una brutta bronchite e conseguente incrinatura di una costola ho dovuto rinunciare a buona parte della stagione. Soprattutto però voglio misurare la gioia che mi dà il triathlon ogni giorno, le sfide che mi pone quando devo organizzare la giornata come un tetris, la soddisfazione quando abbatto i miei tempi di qualche secondo, le emozioni della fatica sulla strada. Lo sport è diventato un importante maestro di vita e su questo aspetto ci saranno anche delle importanti novità professionali nel 2017, ma ci sarà tempo per parlarne.
Questo anno di assestamento sarà fondamentale per capire se possiamo chiedere di più al mio corpo a livello strutturale, inseriremo nei miei allenamenti distanze più lunghe, cercheremo di capire se posso correre di più (come spero!) e prenderemo le misure di tante cose. Le idee per il futuro sono piuttosto chiare dentro di me, ma i grandi obiettivi hanno bisogno di tempo e tanto lavoro. Il 2017 sarà quindi un anno di semina.
Quindi ora sotto a preparare lo Sprint di Rimini del 6 maggio, quest’anno la stagione inizia presto e io sto già pensando a come sopravvivere all’acqua gelida del mio Adriatico. In una parola… testa bassa e pedalare e meglio… zitta e nuota, 46percento!
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