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La famiglia di mia figlia (appunti di una mamma sulla famiglia allargata)

31 Marzo 2017 By Giovanna Rossi 8 commenti

Qualche giorno fa mi è tornato tra le mani un disegno che Margherita ha fatto a scuola lo scorso anno: la sua famiglia, che non è una famiglia qualunque ma una numerosa famiglia allargata. Questo tema della famiglia e di tutte le sue possibili declinazioni,  mi sta tanto tanto a cuore, soprattutto quando si parla di famiglie così dette irregolari, anche se io, a 40 anni ormai suonati, sfido chiunque a definire un concetto davvero condivisibile di regolarità o di famiglia tradizionale. Quando si tratta di certi argomenti rischio sempre di diventar polemica e inopportuna, allora rimango a parlar del mio, credendo però che alcune semplici riflessioni possano essere utili a tutti, soprattutto a chi fatica ad arrendersi ai cambiamenti famigliari che spesso la vita ci impone. Ma in questi casi arrendersi è la via per trovar pace.

Giovanna 46percento - la famiglia allargata di mia figlia

Antefatto pre famiglia allargata (potete prendere appunti!):

Mi sono separata da Paolo, il padre dei miei figli Alberto e Margherita che loro erano piccolissimi (2 anni lei, 4 mesi lui). Il destino fin da subito non ci aveva voluti famiglia “tradizionale” in quanto entrambi venivamo da un precedente matrimonio.

Lui aveva già due figli, Camilla e Giovanni, fratelli dei miei quindi per parte di padre. Dopo la separazione si è unito ad una nuova compagna, Paola, e qualche anno fa hanno preso un cane, Luigi.

Io ora sto con Gabriele il quale ha una figlia di nome Matilde, che tecnicamente è la non sorella dei miei figli, con cui divide affetti, desideri e spazi per buona parte della settimana. Abbiamo anche noi un cane: Chuck, 40 chili di affettuosa e dirompente stupidità.

Quindi i miei due ragazzi hanno un babbo e una mamma come ogni altro bambino, due quasi fratelli, una non sorella, una quasi mamma, un quasi babbo, due cani (uno alla volta).

Premessa d’obbligo

La famiglia di mia figlia non è una famiglia allargata di tipo idilliaco. Non ci troviamo a festeggiare insieme i compleanni, non ci chiamiamo al telefono per fare due chiacchiere, ma credo che sia una famiglia in cui vige la regola base per poter funzionare: l’amore per i propri figli messo al primo posto. Prima della rabbia, della ripicca, della gelosia. A volte il meccanismo si inceppa, è umano, ma in generale credo che Margherita abbia rappresentato ciò che sente: la sua famiglia è formata da tutte quelle persone, non una di più non una di meno.

Giovanna 46percento - famiglia ricomposta

Le conseguenze “disastrose” della famiglia allargata (astenersi benpensanti)

I genitori hanno un nome: già, perché in una famiglia standard di solito i nomi dei genitori scompaiono nei meandri degli appellativi famigliari: mamma, ma, mammina o mami che sia, papà, papo, babbo, papino o altre declinazioni del caso. Invece se sei la mamma di una famiglia allargata hai l’onore di essere anche chiamata per nome. Il lato oscuro è che in casa non si sente solo un sottofondo continuo ed insistente di “mamma”, “mamma”, “mamma” ma ogni tanto c’è anche qualcuno che urla “Giò”,”Giò”,”Giò”… Almeno si varia!

Sei costretto a dare spiegazioni: “Signora… che bella figlia, come le somiglia!”, “Grazie, molto gentile. Sì è una bellissima bambina, ma non è mia figlia, è la figlia del mio compagno”. Ogni tanto sì, bisogna dare spiegazioni, e a volte sì, sono scomode. Ma alla fine possono diventare un gioco, come un gioco può diventarle non darle. Ci si guarda con intesa, si sorride e poi magari dentro all’ascensore del supermercato si scoppia a ridere. “Facciamo così… se vi va lo spieghiamo, altrimenti lasciamo correre che tanto noi lo sappiamo bene chi è il papà e chi è la mamma, giusto?”

Sei costretto a dare rassicurazioni: i bambini sentono tutto, sentono quando soffriamo, sentono che ci sono situazioni in cui è più difficile stare (quelle ad esempio in cui si sta tutti insieme) ma con i bambini si può parlare. “Il babbo mi fa arrabbiare alcune volte, è normale sai… Ma io ti voglio un bene incredibile e anche lui ti vuole lo stesso bene”. Si possono disseminare le giornate di frasi che fanno bene. E questa buona abitudine vale per tutte le famiglie! Parole che aiutano a riappacificare i bambini, ma ancora di più noi adulti, con gli equilibri precari e con le relazioni complesse. Ai bambini importa essere amati e poter essere liberi di star bene con entrambi.

Giovanna 46percento - famiglia allargata e fratelli

Si moltiplicano le relazioni: i bambini che vivono in una famiglia allargata hanno molte più relazioni famigliari primarie. Ed è una buona notizia perché gli affetti non vanno per sottrazione o diminuzione. Ogni mamma che ha più di un figlio lo sa. Non è che se faccio 4 figli divido per 4 il mio amore di madre, l’amore si moltiplica, cresce in proporzione a quanto ne dai. Quindi se Margherita ama Paola, la compagna di suo padre, non toglie nulla a me. Anche se io, con la mia aria un po’ snob da professoressa mancata, detesto la sua mania per la parrucchiera, le unghie e tante cose che per me contano 0. Sono consapevole però che il lei Margherita possa trovare in lei qualcosa che in me non trova e che questo la possa far star bene.

I ruoli vengono rispettati: è rarissimo che un bambino di genitori separati in condizione normale (senza abbandoni, genitori problematici, etc…) confonda il ruolo del padre o della madre. È una questione di DNA, di sangue, di logica, di quotidianità, ditela come volete, tuo padre e tua madre rimarranno sempre i due riferimenti principali della tua vita. Nel bene e nel male. Questo ruolo ha nelle sue caratteristiche la sua innata protezione, ma è ovvio che va rispettato dal terzo genitore, che non deve pensare minimamente di sostituire o mettere in discussione.

Giovanna 46percento - famiglia ricomposta

Semmai riconoscere una diversità ma insegnare ai bambini che la diversità va rispettata e che una volta cresciuti saranno loro a scegliere le cose da prendere da uno o dall’altro. A me questa definizione di “terzo genitore” piace da morire, perché davvero se fai bene il tuo mestiere di “nuova compagna/moglie”, “nuovo compagno/marito” il tuo ruolo è importante. Troppo spesso c’è la tendenza a fare “gli zii”, a non assumersi la responsabilità del ruolo educativo. Invece è sostanziale! Anche se siamo i quasi genitori e non i genitori stessi abbiamo il compito di essere figure guida, con tutti gli oneri e gli onori del caso. Abbiamo il diritto di amare e il dovere di farci carico della responsabilità di questo amore, a maggior ragione perché questo amore non è naturale ma si costruisce e si coltiva ogni giorno.

Gli arketipi: in un periodo della nostra vita Gabriele ed io abbiamo frequentato una pedagogista perché ci aiutasse nella gestione della famiglia e nel preparare il grande cambiamento di vita dovuto al nostro trasferimento. Un percorso meraviglioso dentro di noi che ci ha aiutato moltissimo. Tra i tanti bellissimi temi trattati un giorno parlammo degli arketipi e di come i bambini cerchino le figure ancestrali di cui hanno bisogno nelle persone attorno, non esclusivamente nel padre e nella madre. Più persone positive hanno vicino più per loro aumenterà la possibilità di essere ciò che davvero vogliono essere. Anche di capire ciò che gli piace e ciò che invece non vogliono diventare. Trovo bellissima questa possibilità e ogni giorno lotto contro me stessa per accettare che mia figlia possa un giorno rivelarsi molto diversa da me e prediligere cose per me futili, o abbandonarsi ad una vita facile o arrendevole piuttosto che appassionarsi e seguire i suoi sogni. Io posso solo seminare, come ogni altro genitore e come l’altro genitore, sarà lei che sceglierà cosa raccogliere per la sua vita.

Giovanna 46percento - famiglia allargata e bambini

Questa idea di famiglia fluida forse è meno rassicurante, meno strutturata, potenzialmente destabilizzante, ma a viverla mi sembra una potente risorsa in cui trovare la propria identità. Forse è vero, ci si può smarrire tra adulti urlanti, gelosie mal gestite e rancori deliranti, ma la sfida è proprio quella. Se ci siamo assunti la responsabilità di separarci o se, come accaduto a me, abbiamo subito la separazione (processo che implica comunque una presa di responsabilità), dobbiamo ora essere all’altezza del ruolo che abbiamo. Dobbiamo essere più che genitori e lavorare ogni giorno per fare della nostra famiglia, qualunque forma abbia, un nido in cui far crescere le ali dei nostri figli e in cui prepararci a vederli spiccare il volo un giorno. Noi potremmo indicargli l’orizzonte che ci sembra migliore, ma saranno loro a scegliere la metà del loro viaggio.

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Commenti

  1. ilaria dice

    1 Aprile 2017 alle 9:54

    cara Giovanna, ho appena finito di leggere le tue parole e mi sono entrate nel cuore come una lama nel burro ….. scrivi cose importanti con la naturalezza di chi è pervasa da una profonda serenità.
    Sto affrontando la tua stessa strada, in salita, e oggi mi hai dato la forza ed il coraggio di andare avanti senza paura.
    grazie
    ilaria

    Rispondi
    • Giovanna Rossi dice

      3 Aprile 2017 alle 9:38

      Grazie Ilaria! le tue parole mi commuovono. ci vuole coraggio e tanta volontà. Sarà una strada in salita, ma certamente ti darà grandi soddisfazioni. Quando riusciamo a trovare serenità e pace, facciamo un favore prima di tutto a noi stessi. Ti abbraccio forte!

      Rispondi
  2. Carlotta dice

    15 Luglio 2017 alle 16:10

    Io penso che le mamme o i papà che diventano appunto terzi genitori non possono sostituire il posto dei veri genitori e a sua volta i terzi genitori non li possono volere bene come ne vogliono ai loro bambini

    Rispondi
    • Giovanna Rossi dice

      16 Luglio 2017 alle 12:46

      Certo!
      L’amore ha molte forme, il bene che si vuole ad un genitore è differente da quello per un fratello o per un figlio. La bellezza dell’amore è che uno non esclude l’altro. L’amore si moltipla! È la sua magia.

      Rispondi
  3. Leo dice

    30 Agosto 2021 alle 0:43

    Bel concentrato di nulla. Grazie per questo spot sulla famiglia allargata di cui nessuno aveva bisogno. È proprio vero ciò che diceva Umberto Eco: Internet ha dato diritto di parola a schiere di imbecilli, Ma tranqui.la… il mio sarà l’ unico commento non positivo. Concludo dicendo che questa situazione che descrivi mi fa ribrezzo e che sono orgoglioso del mio essere retrogrado se questa deve essere la modernità.

    Rispondi
    • Giovanna Rossi dice

      30 Agosto 2021 alle 8:42

      Ciao Michele (Leo?)! Grazie del commento, che conferma quanto ci sia bisogno di parlare di famiglia oggi, nel senso più largo e profondo del termine. Comunque sono d’accordo con te su un punto: internet ha dato diritto di parola a schiere di imbecilli. Un caro saluto!

      Rispondi
  4. Leo dice

    16 Ottobre 2021 alle 23:24

    A distanza di mesi ribadisco.: Bel concentrato di nulla! Solo pura e semplice autogiustificazione per il proprio egoismo. Raccontati pure la storia del ” l’importante è che ci sia l’amore!” e non preoccuparti. Il mondo è pieno di persone come te e non come me perciò non avrai nessun problema a bollarmi come idiota retrogado. Io vedo nella mia esperienza figli spaesati, adulti che fanno il bello e il cattivo tempo. Buona vita comunque! Il mondo è di quelli come te.

    Rispondi
    • Giovanna Rossi dice

      18 Ottobre 2021 alle 8:52

      Buongiorno! Sarei felice di invitarla a prendere un caffè e farle conoscere quella bambina che ora è una splendida ragazza che frequenta la terza il Liceo Classico e che continua a vivere la sua meravigliosa famiglia. Ah.. anche i suoi fratelli se la cavano bene. Grazie a dio le nuove generazioni hanno poco a che fare con noi!

      Rispondi

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Mi chiamo Giovanna.
Fino a qualche anno fa non sapevo cosa fosse il triathlon e trattavo lo sport con la diffidenza di chi è abituato ad usare solo il cervello. Ho cambiato idea grazie ad un intervento che mi ha costretto a ricominciare da zero per non finire sulla sedia a rotelle.
Oggi sostengo che le difficoltà possono essere meravigliosi trampolini di lancio e che lo sport mi ha cambiato la vita insegnandomi cose che nei libri non avevo trovato.
Lo racconto qui.

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