Riconosco nella fatica il miglior strumento di miglioramento personale e sociale. Mi hanno sempre insegnato che le cose bisogna guadagnarsele e che nulla avviene per caso.
Ho imparato che i pilastri fondamentali della salute sono lo sport e l’alimentazione, l’ho imparato dopo aver sofferto di disturbi alimentari, dopo aver ricominciato a camminare da un letto di ospedale.
Credo che il cambiamento sia indispensabile, faticoso e indispensabile, e credo che chi non è disposto a cambiare non meriti la mia piena fiducia. Hanno provato per anni a convincermi che non potevo cambiare, che non aveva senso che facessi sport, che ero di costituzione robusta, che non ero adatta e che così sarei rimasta sempre, che era meglio non sognare troppo in grande, che era meglio rimanere piuttosto che andare, che il buono era vicino a me, che la strada nuova era sconosciuta e per questo pericolosa.
Per fortuna ma non mi hanno mai convinto fino in fondo. Ci è voluto l’intervento e la paura di morire per scoprire che il mio corpo e la mia mente sono nelle mie mani. Ma soprattutto che corpo e mente sono potenti!
Vivo lo sport come via verso la salute, perché mi avevano detto che non avrei più potuto prendere in braccio mio figlio o andare a fare spesa da sola. E invece lo sport mi ha restituito ciò che il destino mi aveva tolto. Devo allo sport una quotidianità fatta di cose semplici, quelle di tutti, cose che per me sono un lusso. E ogni giorno ringrazio. Lo sport, ma anche la forza che la maledizione dell’intervento mi ha innestato dentro.
Ho anche scoperto in questi anni che lo sport è un grande maestro di vita. Onestà, impegno, gioco di squadra, impegno, costanza, impegno, forza. Quella forza che cresce dopo aver superato mille ostacoli, dopo esserti preparato per oltrepassare un limite. E non importa quanto alto questo limite sia, se è il tuo merita tutto il rispetto, merita la sottile gioia della vittoria.
Voglio impegnarmi ogni giorno a migliorare il mio stile di vita, perché credo che non si finisca mai di imparare e di migliorare. Mai. Ho conosciuto la malattia, l’ospedale, la morte e per questo voglio divulgare la cultura della prevenzione, voglio fare tutto ciò che è in mio possesso per diffondere la cultura del benessere. Prima di tutto con l’esempio.
Credo nella positività, sempre, e nella gioia che ti scoppia dentro quando superi ostacoli. I regali che valgono di più sono quelli che ci facciamo da soli, quando prendiamo in mano la nostra vita, iniziamo a volerci bene e iniziamo a costruire il nostro sogno.
I valori a cui lo sport e la disabilità mi hanno ancorato sono precisi. Pur vivendoli ogni giorno e pur facendo parte della mia vita, non avevo mai pensato di metterli nero su bianco. Poi un giorno, dopo una grande delusione, ho dovuto riflettere sul motivo per cui era partito il progetto #primaditutto. Cosa mi era capitato? Perché non avevo continuato ad allenarmi da sola ma avevo sentito il bisogno di coinvolgere altre persone?
Quel giorno ho preso un foglio bianco e ho iniziato a scrivere le parole con cui inizia questo post. Scrivere ciò in cui credo e ciò che con il #primaditutto avevo voluto dire. Come sempre accade, scrivere aiuta a chiarire i pensieri e aiuta soprattutto a dare forma alle idee.
Ho capito che lo sport e i limiti con cui ho dovuto fare i conti hanno semplicemente rinsaldato alcuni valori che ho sempre portato dentro. Il tempo mi ha cambiata e io sono cambiata con lui. Ho fatto un sacco di errori, ho affrontato qualche pesante sfiga, sono diventata più resistente, ho capito a fondo alcune cose.
Il tempo che tanto temiamo è uno degli strumenti più potenti che la vita ci dona. Il potere della mente, il potere del corpo, il potere del tempo. Tutto nelle nostre mani. Dobbiamo solo smettere di sognare e rimboccarci le maniche.
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