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Preparare la prima Mezza Maratona con 12 vertebre bloccate. Ecco la mia sfida per il 2018.

11 Luglio 2018 By Giovanna Rossi Lascia un commento

A novembre, precisamente l’11, precisamente tra 4 mesi, correrò la mia prima mezza maratona. Lo scrivo così, semplicemente, perché la semplicità fa paura. E oggi, oggi che scelgo di dichiarare questo obiettivo, di paura ne ho tanta.

giovanna rossi Asics Frontrunners_3746

Ho iniziato il mio viaggio da aspirante triathleta ormai qualche anno fa, quando nel 2015 iniziai a preparare da 0 il mio primo triathlon. Da quel giorno la mia vita si è legata ogni giorno di più allo sport e a questo blog che racconta le mie avventure di mamma, invalida e in qualche complicatissimo modo, sportiva. Ora sono ad un nuovo giro di boa, un nuovo inizio, una nuova trasformazione, un nuovo viaggio.

Perché preparare una Mezza Maratona?

Come sempre si intrecciano, si cercano, scappano e si confondono… ma più o meno le mie ragioni sono queste:

  1. Perché correre nelle mie condizioni dovrebbe essere impossibile. Ma non lo è!
  2. Perché il mio motore fa schifo, la carrozzeria pure, quindi devo sfruttare ciò che mi rimane: la testa.
  3. Perché ho sempre bisogno di andare avanti. Oggi per me andare avanti è correre.
  4. Perché una Mezza Maratona per chi è invalida al 46% ha il sapore di una maratona intera. Poi vedremo…
  5. Perché più di altri devo allenarmi senza fretta e senza sosta.
  6. Perché correre mi permette di lavorare sui miei limiti strutturali e mentali.
  7. Perché ho un sogno più grande nel cassetto, ma devo costruirlo un passo alla volta.
  8. Perché per questioni familiari non è l’anno giusto per preparare un olimpico.
  9. Perché non ho mai corso più di 10 km e già mi sembravano tantissimi.
  10. Perché questo obiettivo mi sembra impossibile e mi fa tremare il cuore (buon segno!).
  11. Perché più complicata è la preparazione più il viaggio dentro di te è profondo.
  12. Perché correre è come volare, forse lo è sempre, per me di più!

Giovanna Rossi gel Kayano 25

Dichiarare un nuovo obiettivo mi mette sempre un groppo in gola. So che dichiarandolo ne risponderò a me stessa e a tutti quelli che seguono le mie avventure qualunque cosa accada. So che sarà dura. So che non riuscirò a prepararmi esattamente come vorrei. So che ci saranno momenti in cui maledirò questa scelta (e un po’ anche il blog). Ma so che non posso aspettare che sia tutto a posto per partire, altrimenti anche questa volta non partirei.

Riparto invece da qui. Dai 7 km fatti all’ultimo allenamento, dalla mia schiena storta, dalle mie gambe asimmetriche. Riparto dal mio grande sogno nascosto nel cuore, un sogno che fa a botte con la mia invalidità ma soprattutto con la mia vita di mamma e di professionista. Un sogno da coltivare senza fretta ma senza sosta. Oggi riparto. Sulla strada c’è il mio immancabile allenatore (che tenta di farmi correre come dio comanda), ci sono gli amici runner veri (che fanno il tifo per la schiappa del gruppo), ci sono i miei lettori (che danno forza e coraggio sempre) e poi sopra tutto ci sono i miei ragazzi. I loro occhi dopo ogni fatica, i loro abbracci al traguardo. Perché a sognare sono capaci tutti, ma a lavorare per i propri sogni si deve imparare.

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Mi chiamo Giovanna.
Fino a qualche anno fa non sapevo cosa fosse il triathlon e trattavo lo sport con la diffidenza di chi è abituato ad usare solo il cervello. Ho cambiato idea grazie ad un intervento che mi ha costretto a ricominciare da zero per non finire sulla sedia a rotelle.
Oggi sostengo che le difficoltà possono essere meravigliosi trampolini di lancio e che lo sport mi ha cambiato la vita insegnandomi cose che nei libri non avevo trovato.
Lo racconto qui.

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