Il nostro cane si chiama Chuck, come Chuck Palahniuk, lo scrittore, quello che in tanti della mia generazione conoscono per Fight Club, ma che ha scritto tantissimi libri oltre a quello che è diventato un film epico.
Libri forti, geniali irriverenti e violenti, che per lungo tempo non mi hanno permesso di leggere altro dopo averli scoperti. Come abituarsi a mangiare messicano e poi passare alla minestrina. Impossibile. Quindi mentre ero in piena scuffia per Palahniuk arriva il cane, nero e grande come lo sognavo ai tempi dell’università, e non poteva che chiamarsi Chuck. I tempi dell’università… quando tra una lezione e l’altra girovagavo per le vie di Bologna invidiando, col mio futuro da umanista e la sana follia dei vent’anni, i ragazzi che vivevano per strada insieme ai loro cani: una simbiosi che mi sembrava pura magia. Ecco… se dovevo sognare un cane, sognavo un cane così: grande, di quelli che finché non li conosci non sai se sono buoni o cattivi. Perché in fondo le sfide mi piacevano ben prima di scoprire lo sport, ormai è chiaro!
La verità è che amo gli animali da sempre e i cani mi piacciono tutti (dai insomma quasi tutti, quelli minuscoli portati a spasso nei passeggini e nelle borsette proprio no). Ammetto che non provo troppa simpatia per i super mega cani di razza, perché ho un’idea un po’ (troppo?) naif dell’amore incondizionato che non si compra, ma in generale amo da sempre i cani e gli animali in genere. Eh si, uno dei motivi per cui sono vegetariana e anche quello che da sempre trovo poca differenza tra una mucca e un animale da compagnia… ma torniamo a Chuck!
Reggio Emilia 2014: un cucciolo in famiglia.
Nel 2014 Gabri ed io, avendo cambiato città da poco, pensiamo che sarebbe bello adottare un cane. Lui ha una spiccata preferenza per i cani grandi e io accetto di buon grado. Inizio a far attenzione agli annunci su Facebook, con la collaborazione di qualche amica esperta, ed individuo “Una cucciolata di 14 cuccioli in Toscana”. La storia è piuttosto strappacuore: i piccoli sono nati da una randagia che si aggirava per le campagne di Roma. Una signora, che le dava abitualmente da mangiare, accortasi che era visibilmente incinta, ha avvertito un’associazione cinofila. A quel punto due volontarie toscane sono andata a prenderla e lei, appena salita in macchina, mentre erano ancora in viaggio, ha partorito. Insomma è bastato scegliere il musetto più nero della cucciolata e andarlo a prendere piccolissimo dalla sua “balia umana”, perché la mamma tutti non poteva allattarli. Chuck aveva 40 giorni.
La madre era un simil corso, mentre il padre, come nelle migliori tradizioni randagie, sconosciuto. Ricordo come fosse ieri il viaggio per andarlo a prendere a Livorno io e Gabri, perché per i ragazzi il cane era una sorpresa. Era piccolissimo e puzzava da morire. Per me fu assolutamente amore a prima vista. E il momento poi in cui lo conobbero i ragazzi, che erano dei bimbi allora: li svegliai e come se nulla fosse li aspettai per la colazione in soggiorno, dove Chuck gironzolava beato. Uno spettacolo i loro sguardi quando si accorsero del cucciolo e capirono che era un nuovo membro della famiglia! L’inizio di questa storia è da Libro Cuore senza dubbio. L’inizio…
Chuck diventa grande.
Chuck cresce mese dopo mese, fa disastri come tutti i cuccioli. Mangia prese della corrente, qualche ciabatta, le maniche delle nostre maglie e dei nostri pigiami. Tutto nella norma. Rimane adorabile. Inizia però a diventare un cane forte, pesante (tra i 35 e i 40 kg) e piuttosto indisciplinato. Non aggressivo, ma certamente difficile da gestire. Sia chiaro, con noi è un agnellino, ma quando è in cortile sembra un diavolo e quando usciamo a passeggio io, con la schiena che mi ritrovo, non riesco neanche a condurlo, tanto tira. Ci rivolgiamo allora ad un’educatrice per imparare le regole di base. Le cose migliorano, ma migliorano solo in parte. È come se Chuck fosse un cane quando è con noi e diventasse un altro cane quando c’è qualcuno in giardino o quando qualcuno lo avvicina al parco. Abbaia impazzito e perde ogni collegamento con noi, come se gli si spegnesse la centralina.
Proviamo allora a cercare una soluzione di compromesso per convivere al meglio. La casa è grande, con il giardino: Chuck sta con noi quando siamo soli, sta in studio di sotto quando c’è gente. Si va al parco dietro casa, ma non altro. Quando siamo in vacanza ci pensa il vicino, che lo ha visto crescere, ma Chuck non è in grado di vivere con noi neanche le esperienze più semplici fuori casa.
Nel 2019 torniamo a Cesena: non c’è posto per il cane nella nostra nuova vita.
All’inizio del 2019 alcune questioni famigliari impreviste ci costringono a tornare a vivere Cesena. Abbiamo pochi mesi per pensare ad una nuova casa, riorganizzare il lavoro, trovare un rinnovato equilibrio per la nostra famiglia tra la parte reggiana e quella cesenate. Iniziano mesi che per me sono un inferno, per mille ragioni di cui forse un giorno scriverò ma non ora, un inferno fatto di emozioni devastanti, problemi da risolvere e questioni da gestire. La più complicata a livello logistico trovare casa in affitto in una zona che permetta a Gabri e me di andare al lavoro a Reggio e che possa contenere la tutta nostra famiglia, che al completo è composta da 5 persone. Un appartamento grande quindi (perché una villetta come a Reggio non è proponibile) in una città universitaria… praticamente impossibile.
Alla fine un appartamento che fa al caso nostro sembra saltar fuori ma il proprietario ci fa sudare sette camicie prima di controfirmarci la proposta, nonostante il nostro bisogno di avere qualche certezza per organizzare la vita dei ragazzi. Appartamento in cui fin da subito sembra impossibile pensare di portare un cane come Chuck. Un cane che non si lascia avvicinare da nessuno, un cane che abbaia, un cane ingestibile da chiunque non fosse noi. Oltretutto Gabri ed io avremmo lavorato a Reggio Emilia… impossibile.
E io, sinceramente, in quel momento pensavo che nella sofferenza emotiva che stavo vivendo per questo inaspettato cambio di vita, Chuck doveva essere l’ultimo dei miei pensieri. Faremo la rinuncia alla proprietà e lo porteremo in canile.
Ok, il nostro cane finirà in canile.
È questo il momento in cui inizia davvero questa storia. Il momento in cui ci rendiamo conto che non abbiamo scelta e iniziamo a muoverci tra Comune e associazioni cinofile. Il momento in cui mi sono sentita dire le peggio cose, come se non fosse abbastanza straziante quello che stavo facendo. Il momento in cui mi sono sentita sola a risolvere un problema che da sola non potevo affatto risolvere. In canile non c’era posto, un cane maschio nero di taglia grande è impossibile da fare adottare (ovvio che ci abbiamo provato!). L’unica via era farsi fare un certificato da un veterinario che lo classificasse come aggressivo e morsicatore, questo mi hanno consigliato. In questo modo Chuck avrebbe avuto una via preferenziale per il canile, ma in canile sarebbe rimasto per sempre, possibilmente isolato anche dagli altri cani. Non potevo arrivare a tanto, non volevo farlo, ma i giorni del trasloco si avvicinavano e la tensione pure. Mail, telefonate, spiegazioni, consulenze… per settimane oltre a tutto il resto da gestire e alla vita da mandare avanti c’era anche questo. Arriviamo alla conclusione di dover trovare una pensione in cui portare Chuck finché al canile non ci sarà posto. Iniziamo questa nuova ricerca ma è estate e anche le pensioni ci danno il ben servito. Fortunatamente tramite amici di amici, tramite persone che sanno prendersi davvero a cuore i problemi anche quando non sono i loro, ne troviamo una, che non è una vera e propria pensione, ma un “ricovero” per cani disabili. Accettano di tenere Chuck per un po’ ma ci avvertono: “Se crea dei problemi lo tornate a prendere immediatamente”. “Va bene” (in quel momento non andava bene nulla). Lo portiamo via io e Gabri, meccanicamente, come fare uno scatolone. Iniziamo il trasloco verso Cesena. Inizia la nostra nuova vita senza Chuck.
La vita senza il nostro cane.
Settembre 2019. Siamo a Cesena nella nostra nuova casa. Chuck è in pensione a Carpi in attesa del canile. Lo andiamo a trovare una volta a settimana. Tutto dovrebbe essere sulla via della risoluzione ma io non riesco a dormire. Gabri neppure. Ci sono mille motivi per non riuscirci in fondo. Una parte di me, quella razionale, sa di aver fatto la scelta giusta, l’unica possibile, ma l’altra no, non può accettare questa soluzione. Come spesso accade da quando lo conosco è Gabri, che durante una furiosa litigata (la furiosa sono io, lui rimane sempre dannatamente calmo), pronuncia una frase che lì per lì, mi fa imbestialire, poi mi pietrifica, poi germoglia. Chi ci ama spesso dice cose terribili che diventano salvifiche. La frase era questa: “Io e te abbiamo affrontato situazioni inaffrontabili per la maggior parte delle persone, se c’è qualcuno che può salvare Chuck siamo noi. Dobbiamo solo trovare il modo”.
Dobbiamo solo trovare il modo: la nuova vita del mio cane.
Ricominciano allora le telefonate. Questa volta l’obiettivo è capire se esiste un modo per gestire Chuck, trovare qualcuno che ci aiuti a farlo, capire quanto dobbiamo investire economicamente (perché sì, anche i soldi sono qualcosa con cui fare i conti per noi, come per tutti immagino). Le ricerche questa volta partono da Cesena. Ovviamente a tutti devo spiegare la nostra particolare situazione logistica, dove abitiamo, come è Chuck… nell’ordine ricevo le seguenti risposte “Impossibile”, “Non puoi tenere un cane se lavori in un’altra città”, “Dovevi andare da un educatore più bravo quando era piccolo”. Poi, grazie ad un amica, quando sono già piuttosto avvilita, ricevo il numero di telefono di un tal Goffredo, che lavora coi cani difficili del canile di Cervia. Tutte le persone che avevo contattato ovviamente erano qualificate come educatori eccellenti di cani difficili. Uno più uno meno… Provo.
“Vieni con il cane” è stata la risposta questa volta. E noi abbiamo organizzato un week-end in cui portare Chuck a Cesena. Week-end organizzato nei massimi dettagli in quanto Chuck, come sapete non amava la macchina e stava per affrontare il suo viaggio più lungo. Lo andiamo a prendere un venerdì sera dopo il lavoro Gabri ed io, facciamo un paio di tappe durante il viaggio, pensiamo a tutto… tranne ad una cosa. Che Chuck si possa rifiutare di fare le due rampe di scale per raggiungere il nostro appartamento!
Vi lascio immaginare la scena da film comico e grottesco in cui in due prima, e in quattro poi (perché nel frattempo erano tornati i ragazzi), tentiamo con ogni mezzo di farlo salire. È letteralmente terrorizzato. Il tentativo, partito verso le 19, finisce alle 22 quando Gabri prende in braccio i quaranta chili di un Chuck sfinito e lo porta su. Il film tragicomico prosegue il giorno seguente quando per portarlo giù siamo costretti ad utilizzare una portantina gentilmente offertaci dalla vicina che la utilizzava per portare su e giù il cane malato. Vicina che ovviamente aveva preso a cuore il caso di Chuck, essendo rimasta senza il suo adorato Chou chou da qualche mese.
“Vieni con il cane” dicevamo, quindi una volta portato giù Chuck ci avviamo verso Cesenatico dal famoso Goffredo, con pochissime aspettative mie, molta paura e una stanchezza infinita. Il navigatore ci porta in piena campagna dopo un lungo tratto sterrato e parecchio dissestato. Cani che abbaiano, recinti, box. Tutto regolare. Entro nel campo, ci sono alcune persone con la maglietta rossa (quella del centro scoprirò poi).
“Fai scendere il cane della macchina”
“Ci sono dei cani liberi e delle persone…”
“Fai scendere il cane”
Ecco… ci sono momenti in cui la vita si rivela, come alla fine di una salita in bici che vedi il mare. Quello è stato uno di quei momenti in cui ho sentito che potevo fidarmi completamente, ho capito che Goffredo era speciale. Ho fatto scendere Chuck.
“Voi (io, Alberto e Margherita) dovete muovervi. Ignorate Chuck che verrà da voi. Non preoccupatevi. State tranquilli. Camminate”.
Uno alla volta, Goffredo e i suoi hanno liberato qualcosa tipo 12-14 cani. Ricordo che ero tesissima, ma lui ci raccontava quello che passava nella mente dei diversi cani, faceva proprio le voci e leggeva i loro gesti. Più passava il tempo, più passava la paura. Per me, ovviamente. Chuck, al contrario, era terrorizzato e la paura, infatti, era la chiave di tutti i comportamenti che aveva avuto fino al quel momento. Ad un certo punto mi sono accorta che era arrivata anche una persona con un bambino e io ero lì, con Chuck libero, che non faceva nulla di male.
“Il tuo cane ha una paura fottuta. Se hai voglia di lavorarci, non solo lo potrai tenere ma ti divertirai con lui!”
Ecco, quel giorno, sarà per sempre uno dei giorni più belli della mia vita. Quel giorno ho capito che vale la pena superare le proprie convinzioni, vale la pena fidarsi e che si può cambiare la vita di qualcuno semplicemente facendo il proprio lavoro. Goffredo ha cambiato la mia vita, non solo quella di Chuck, insieme a Franca che da quel giorno è stata la nostra Maestra e lo è ancora.
Epilogo, o forse meglio lieto fine.
Sono passati poco più di nove mesi da quel giorno. Chuck è qui con me mentre scrivo, nel nostro appartamento a Cesena. Abbiamo lavorato duramente perché questa cosa fosse possibile. Perché lui superasse le paure che poteva superare e imparasse a convivere con quelle insuperabili. La strada è ancora lunga, ma sappiamo come percorrerla e abbiamo a fianco le persone giuste. Ho imparato ancora una volta che i “lieto fine” non esistono se non ce li guadagniamo giorno dopo giorno. Ma se siamo disposti a lavorare sodo, arrivano. Sono passati nove mesi e da quel giorno un sacco di nuovi amici sono entrati nella nostra vita. Qualcuno a 2, qualcuno a 4 zampe. Perché quel luogo sperduto nella campagna di Cesenatico, in cui ho passato inaspettatamente uno dei giorni più belli della mia vita, è la casa di una grande tribù, o forse di un grande branco, che si chiama Extrema Thule. Un luogo in cui non si possono amare gli animali senza amare le persone. Un luogo che mi ha dato speranza, quando solo di speranza avevo bisogno. E oggi mi da allenamento, supporto, professionalità. Un luogo in cui Chuck ha ritrovato la sua nuova vita, il suo lieto fine.
Educare un animale difficile (o disagiato come in famiglia chiamiamo il nostro topolone nero) è una lunga scuola di coerenza, impegno e fiducia, che ti cambia la vita. Forse la vita cambia solo a chi ha il coraggio e la follia di cambiarla, ma a volte ci vogliono intorno le persone giuste. E in questo caso un discreto numero di cani.
Confermo e condivido, per superare l’ostacolo devi metterti a nudo (o meglio detto in gioco), resettare quello che eri per diventare quello che ora sei UN BUON PADRONE PER IL TUO AMICO FEDELE! Complimenti ciao Iona
Vero! E tu sei stata una delle persone che all’inizio mi ha dato più coraggio! GRAZIE!
La vostra storia, Giovanna, è meravigliosa. Grazie per averla condivisa. Un grande abbraccio a tutta la famiglia.
Grazie a voi! Tutti! 🙂
Ricordo benissimo il primo giorno di Chuck al campo Blade lo ha salutato subito 😉 sei stata brava a capire subito come funzionava e a non preoccuparti più di tanto lì è stato il primo passo verso la “guarigione” !!!! Brava Gio e Family !
Vero! Ogni cane che era li quel giorno c’era per un motivo. E ora che frequento un po’ di più il campo capisco che ogni bipede e quadrupede li ha il suo significato. Questa è la vera bellezza. Quante cose ancora da imparare, persone da conoscere, cani con cui “giocare”!
Bellissima la vostra storia. L’ho letta tutta d’un fiato e con molta commozione. Perché?
Perché è bella, perché è vera e perché nelle tue parole ho ripercorso la mia storia, le mie paure, le mie insicurezze.
Perché anch’io non potevo farcela da sola.
Ora raccolgo risultati e soddisfazioni. C’è ancora tanto lavoro da fare, ma so che questa è la strada giusta.
Ho la fortuna di aver conosciuto Chuck, te, i tuoi fantastici figli e Goff e Franca e tutto il gruppo Extrema Thule.
Bravissima Gio!!!
Grazie Mary! Non immagini quanto ti stimi per il percorso che anche tu hai fatto.
Salve, sono in una situazione uguale ho peggio ancora, con la mano nel cuore imploro vostro aiuto, per mio cane Bruno di un anno e per me, 😔🙏🙏😢
Sarò in un momento particolarmente sensibile, ma ho pianto.
Grazie.
<3 Grazie a te! Di aver letto e di aver condiviso queste grandi emozioni.
Ho visto la foto per caso su di una ricerca internet e l’ho riconosciuto subito.
L’ostacolo è la via. Come sempre sono i problemi a costringerci a percorrere nuove strade e senza tutti quegli ostacoli non avreste avuto la motivazione per arrivare al vostro “happy ending”. Quindi, per quanto via sia costato caro a livello emotivo e di sacrifici, va bene così 😉
Vero Sara. Va bene così! Grazie di aver fatto parte di questo percorso. <3
Bellissima storia. Ho anche io un cane ingestibile. Gelosa e possessiva con me, aggressiva con gli altri ma soprattutto con i bambini.
Mia figlia è andata con il padre ed io mi ritrovo sola con lei a decidere se darla ad un canile o farmi aiutare da qualcuno. Spero in questa seconda strada. Mi auguro anche io di poter scrivere con Liza e mia Figlia dinuovo con me.
Avere un cane è una responsabilità grande.
Avere poi un cane aggressivo e non saperlo gestire ancora di più.
Spero anche io in un lieto fine
Raffaella
Ciao Raffaella! Avere un cane, sono d’accordo, è una grande responsabilità. Prova a trovare una strada, spesso i cani che hanno questi comportamenti sono vittime di nostri comportamenti inconsapevolmente sbagliati. Non so di dove sei, ma ti consiglio davvero di contattare qualcuno come Goffredo di Extrema Thule. Certo che senza impegno i problemi comportamentali non si risolvono! Ti assicuro però che non è difficile se hai qualcuno che ti segue. Anzi… tutto avviene naturalmente. Ho visto cani trasformarsi, non solo il mio Chuck. Un grande in bocca al lupo!
Chuck le prime lezioni era tanto difficile, diffidente, pauroso ma pian piano si è fidato di noi e ha iniziato a fare grandi progressi. Ricordo una lezione intera per farlo salire sulla scaletta della foto ma che soddisfazione! Ora e un cane tra i cani, consapevole di se stesso e di chi lo circonda. Bravi voi e grande Chuck
Senza di te tutto questo, che per me è un autentico miracolo, non sarebbe accaduto. Lo dico col cuore!
Aiutooo…mio marito mi ha dato tempo una settimana per mandare via la cagnolina! Addozione a distanza ..ma purtroppo dopo quasi un anno,la situazione è veramente grave. Disastri e solo disastri. A chi posso rivolgermi ???? Ci sta distruggendo tutto sia in casa che in giardino. Situazione insostenibile!
Ciao Alice! il mio consiglio è di chiedere aiuto ad un educatore bravo. Spesso facciamo molti errori senza saperlo nella gestione dei nostri animali domestici. La mia vita è cambiata e quella del mio Chuck ancora di più da quando abbiamo imparato a gestirlo. Il mio consiglio è di rivolgerti a qualche esperto che ti possa aiutare a modificare comportamenti e abitudini. I cani hanno meccanismi comportamentali molto diversi da noi, spesso gli errori sono semplici e facili da correggere. Noi ci comportiamo con loro come se fossero umani e spesso li mandiamo in grande confusione e stress. In bocca al lupo, datevi una possibilità!
Grazie per questa storia. Come avete trovato Chuck quando siete tornati a prenderlo in canile?
Tre giorni fa ho dovuto riportare il mio cane in canile.. l’ho adottato 7 mesi fa, un cane di 13 anni, sordo, che ha passato 10 anni della sua vita in canile. Un cane diffidente, ma con me c’è stata una connessione e l’ho portato a casa. Mi ero appena trasferita in una città nuova, da sola, in un monolocale al quarto piano senza ascensore, con lavoro full-time. Il canile ha detto che non sarebbe stato un problema, e all’inizio sembrava tutto perfetto. Poi però sono iniziati i problemi: tendeva ad andare addosso alle persone in strada, non mangiava, essendo sordo ho dovuto comunicare con lui in modo diverso. Ho fatto una lezione con un addestratore ma poi il canile mi ha rimproverata consigliandomi un educatore, con cui abbiamo iniziato un percorso. Ma se ci sono stati miglioramenti in merito al cibo e allo stare in strada, sono iniziati i problemi di separazione e di iper-protezione nei miei confronti: ho passato mesi di rinunce alla vita sociale perché avrei trovato disastri in casa, bisognini, e un cane che abbaiava per ore e ore agitandosi finché non tornavo. Non ho potuto invitare persone in casa perché era un continuo ringhiargli addosso e puntarli ad ogni movimento di braccia o spostamento sulla sedia. Ha morso (solo graffiando per fortuna) 3 persone. Non potevo lasciarlo da solo ma neanche portarlo continuamente con me ovunque. Da solo con i miei genitori (che abitano a 500km da me) è stato un angioletto per 3 giorni in cui sono dovuta andare via per lavoro, non un ringhio, non un morso, ma appena sono tornata io di nuovo ringhi. Andava in protezione nei miei confronti. Da quel viaggio di lavoro, ha iniziato a distruggere cose e restare agitato ogni giorno anche quando uscivo per lavoro, cosa che prima succedeva solo in caso uscissi la sera o nel weekend. Adesso anche a lavoro. 8 ore di agitazione e abbaio continuo, ed io ad osservarlo impotente tramite la videocamera. Ogni giorno tornavo a casa e dovevo pulirla da cima a fondo, sono in affitto e ha rivinato cose che dovrò ripagare. Non ce l’ho più fatta e ho dovuto riportarlo indietro, e di certo le persone in canile non hanno aiutato umanamente, trattandomi non proprio in modo carino, a parte una volontaria che perlomeno si è rivolta a me in modo gentile. Mi avevano proposto di usare il canile come asilo, ma io sono arrivata oltre al limite, purtroppo anche a causa di un peggioramento della mia depressione. E riportarlo in canile non ha di certo aiutato sotto questo aspetto, ma non riuscivo più. Io sto malissimo, ho nausea da tre giorni per i sensi di colpa, mi manca e non faccio che pensare a lui triste dentro al box che non capisce perché io non torni… Mi distrugge. Ma non ho più le energie, da sola è impossibile.
Voi in quanto tempo avete ottenuto risultati tangibili con Chuck e l’educatore?
Ciao Elisa! Grazie di aver condiviso il tuo racconto. Ti sono vicina. Noi abbiamo lavorato con il gruppo cinofilo per circa un anno, e continuiamo a frequentarlo tutt’oggi. Per la mia esperienza ti posso dire che bisogna trovare un equilibrio tra le caratteristiche del cane e la nostra vita. Da quello che mi descrivi e per il poco che so, il cane stava cercando di prendersi cura di te, di proteggerti, si faceva carico delle tue fragilità. Alcuni cani sono maestri in questo. Sono animali dannatamente empatici e questo spesso è la loro rovina. Io credo che per quel po’ che ho capito di te e della tua vita, forse questo cane, che certamente merita molte attenzioni, non è il cane giusto… Non devi fartene un cruccio… So che è difficile, ma a volte noi possiamo fare più male che bene ai nostri cani. Ogni storia è a sé… come ogni persona, come ogni cane. Io ho avuto anche una famiglia che ha collaborato alla rinascita di Chuck, il mio compagno, i miei figli, che con me si sono impegnati per dedicare a lui il giusto tempo e le giuste attenzioni. In ogni caso, anche io devo avere particolari accorgimenti e la mia vita è scandita moltissimo dalle esigenze dei cani. Non lasciare che questa storia sia un peso esagerato sulle tue spalle. Prendi l’insegnamento che porta con sé. Se non riesci a dedicare il giusto tempo al cane (io ho lavorato con lui un anno 2 volte a settimana) stai tranquilla e getta via il senso di colpa. A volte i destini si incrociano, ma non sono destinati a camminare insieme per sempre. Ti abbraccio forte e ti auguro il meglio!
Hai preso il cane a 40 giorni di vita? Normale che fosse mordace, la mamma non ha fatto in tempo a finire di disciplinarlo, inoltre ha avuto una gravidanza numerosa e se era la prima volta che aveva dei cuccioli era pure inesperta. I cuccioli idealmente si tolgono a 60 giorni ma se si aspettano i 90/120 giorni è perfino meglio perché la loro educazione si può definire quasi conclusa. La mamma è la mamma e non c’è educatore cinofilo che regga. Cordiali saluti
Ciao! Analisi certamente corretta. Grazie del contributo. Il cane era figlio di una randagia recuperata da un’associazione, che appunto non ha potuto gestire tutti i cuccioli. Ora ho un secondo cane, che invece è stato con la mamma e con molti altri cani nei primi mesi di vita ed è tutta un’altra storia. Il mio Chuck, che sta per compiere 10 anni, sarà per sempre il cane del mio cuore. Gli dedicherò tutta la mia pazienza e i miei sforzi finché sarà con noi.
Bella storia comunque.
Salve, le scrivo perché siamo in una situazione molto simile e ci sono delle circostanze che purtroppo ci stanno facendo pensare a dover rinunciare al ns cane, con molta sofferenza e tristezza.
Il percorso da Extrema Thule è stato continuativo o di un weekend?
Perché noi siamo veneti e saremmo scomodi per una continuità..
Grazie
Salve! Io le consiglio di sentirli anche per una consulenza una tantum. Io ho fatto un percorso continuativo, ma trovo che Goffredo come pochissimi altri educatori sappia fin da subito individuare il problema è quindi facilitare la soluzione. Ci sono vicina e spero che possiate risolvere!
Grazie per la risposta tempestiva, ho scritto email a Goffredo.
Speriamo ci possa aiutare in qualche modo.