46percento

Il mio bicchiere mezzo pieno

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Dico di me

“Non è quello che ti succede. È  come lo affronti che conta.”

Mi chiamo Giovanna, sono nata nel ’76 (tanto per mettere in chiaro che non sono, ahimé, una ragazzina) e vivo a Cesena, ma ho passato 6 anni a Reggio Emilia con il mio compagno (Gabriele), 2 figli miei (Margherita e Alberto), una acquisita (Matilde), 5 tenere cavie peruviane (Skin, Rock, Dora, Lizbeth, Tommy) e Chuck, un incontenibile cagnolone di 40 kg che crede di essere un pincher. Dall’estate 2020 si è unita allo famiglia anche Lena (occhio… si legge LINA), mezza pastore australiano mezza drathar, “sorella” di Chuck e “bimba” di Margherita. Quindi io sarei la nonna?!?!

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Non sono un’atleta (non ci sono dubbi!) e fino a qualche tempo fa non potevo neanche definirmi un’appassionata di sport. Forse a ben pensarci neanche ora… mhm… ora sì! Mi muovo da sempre il minimo indispensabile perché fa bene e mantiene in forma. Per capirci odiavo i giochi della gioventù (febbri improvvise, mal di pancia salvifici mi hanno fatto saltare sempre le competizioni) e raramente non ero l’ultima ad essere scelta quando in palestra si facevano le squadre. Molto raramente. Insomma la classica schiappa quando si parla di sport e affini. A circa 12 anni, poi, mi hanno diagnosticato una scoliosi abbastanza grave e quindi il mio destino di adolescente è stato segnato dal busto e dalla piscina a vita. Anche lì nessun sintomo di eccellenza quindi corsi di nuoto standard due pomeriggi a settimana e via così nella più anonima banalità. Devo ammettere però che ho sempre adorato la bici, è sempre stata il mio mezzo di trasporto preferito, inizialmente per necessità e un’indole indipendente, poi per pura passione. Anche in questo caso nessuna velleità “sportiva” ma tra i piaceri puri e indiscussi della mia vita da sempre annovero quello di pedalare.

Sono una mamma (come tante). Ho due figli appunto, Margherita di 16 anni e Alberto di 14 anni e una “step-daughter” Matilde di 13 anni. Una cosa a metà tra la famiglia e la comunità infantile, a tratti più simile ad un manicomio. Meravigliosamente impegnativa!

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Lavoro (come quasi tutti) come account manager nella più grande agenzia di search marketing indipendente d’Italia, che detto così fa paura, ma in realtà aiutiamo “semplicemente” le aziende a farsi trovare e ad esprimere il loro massimo potenziale sul web. Amo il mio lavoro. Amo imparare sempre cose nuove e tenere il passo coi tempi, amo avere una squadra con cui raggiungere obiettivi. Ho un passato da giornalista o aspirante tale, oggi come ieri amo tutto ciò che è condivisione e relazione, forse proprio per questo alla fine esiste 46percento.

Sono invalida (qui siamo pochi, meglio così), a causa della mia scoliosi, che alla fine si è dimostrata progressiva, ma soprattutto di un intervento subito nel 2008 in cui mi hanno raddrizzato, per quel che era possibile, e poi bloccato con due barre di titanio e una manciata di viti. Nel 2012 ho subìto un secondo intervento per correggere una scompensazione ai danni del sacro.

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Sono una folle agonista (questo sì) mi piace vincere, mi piace impegnarmi nelle cose fino allo sfinimento, trovare sfide sempre nuove. Fino ad ora mi sono sempre cimentata con lo studio e il lavoro, ambiti in cui la probabilità di salire sul podio era abbastanza alta. Infatti di obiettivi in questi campi, come nella vita, ne ho raggiunti parecchi. E mi posso dire soddisfatta, sempre facendo i conti con tanti limiti e scelte che la vita ti mette davanti, ma soddisfatta!

Ora però sono qua. A confrontarmi con qualcosa di completamente nuovo e spaventoso a ben pensarci: il triathlon. Ma quando parte una scintilla e il cuore si accende il gioco è fatto, e il mio cuore un anno fa all’alba di una gara si è acceso. E ora batte, tenuto a bada da un cardiofrequenzimetro, per quell’acqua, quella strada, quella meta.

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Sarò una finisher? Questa era la domanda quando ho aperto il blog agli inizi del 2015. Mi sono allenata duramente per esserlo fino al mio esordio. Ora, se vi va, vediamo come prosegue la storia!

Qui trovate i miei Grazie!

Mi chiamo Giovanna.
Fino a qualche anno fa non sapevo cosa fosse il triathlon e trattavo lo sport con la diffidenza di chi è abituato ad usare solo il cervello. Ho cambiato idea grazie ad un intervento che mi ha costretto a ricominciare da zero per non finire sulla sedia a rotelle.
Oggi sostengo che le difficoltà possono essere meravigliosi trampolini di lancio e che lo sport mi ha cambiato la vita insegnandomi cose che nei libri non avevo trovato.
Lo racconto qui.

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