“Dona a chi ami ali per volare, radici per tornare e motivi per rimanere.”
La sensazione più chiara che ho provato al momento della nascita di Margherita è stata quella che mi avessero aggiunto un cuore. Mi sembrava di sentire tutto in maniera esponenziale, di avere una percezione della vita maggiorata. E allo stesso tempo mi sentivo privata completamente della creatività che aveva sempre distinto la mia vita. Difficile da gestire inizialmente. Avevo chiara la sensazione che fosse una questione biologica, un istinto primario di protezione e empatia a cui non si può sfuggire. Ecco, la maternità è uno di quei momenti in cui torniamo “animali”, in cui le barriere sociali e culturali, fanno un passo indietro. Come con il sesso, c’è un momento in cui si sente che è puro istinto e chimica, anche, e vorrei dire soprattutto, quando è amore.
Considero la maternità anche uno di quei momenti in cui la vita ti fa capire che si può andare oltre le proprie percezioni, le proprie certezze, le proprie forze. Il parto dovrebbe essere utilizzato dai coach, potendo, come momento formativo, altro che carboni ardenti!
La vita non smette mai di sorprendere, questo me lo ha insegnato la nascita di Alberto, quando pensavo che dopo il primo figlio fosse impossibile amare qualcun’altro così e invece… Insomma essere mamma ti scardina, anche con dolore, perché in un attimo tu non esisti più da sola e questo toglie il fiato, immobilizza, spaventa. Poi anche a questo ci si allena: ai nuovi ritmi, alle mille e una cosa da pensare, a tenere a bada le paure, a proteggere lasciando liberi. Insomma davvero la gara più difficile da affrontare! E un allenamento lungo una vita!
Oggi essere mamma per me è svegliarsi presto, fare lavatrici su lavatrici, aiutare nei compiti, scarrozzare i figli tutto il pomeriggio, cercare in ogni momento di fare il meglio per loro… soprattutto essere mamma per me oggi è essere un esempio. Più che cambiare pannolini, fare notti insonni, preparare da mangiare, lavare, stirare, la maternità per me si è rivelata una strada avvincente verso me stessa. I figli prima ti osservano e poi fanno domande. Il tuo esempio è tutto per loro. Questo mi ha cambiato moltissimo, è stato come uno scossone.
Come insegnargli a non odiare se io odio? Come a non mollare se io mollo? Come a trovare gioia nella fatica quotidiana se io non riesco? Una sfida importante, che avevo provato in parte quando a poco più che vent’anni negli Scout ero capo fuoco (educatrice dei ragazzi del Clan, quelli più grandicelli) e iniziai a percepire “di essere osservata”. Ecco… anche questo essere osservata mi ha portato fin qui. Vorrei insegnare loro l’amore per i propri sogni, la disciplina, la forza e la gioia ogni giorno, vorrei insegnarlo a loro per impararlo io.
Essere mamma riempie la tua vita di desideri, e i desideri richiedono un impegno continuo per raggiungerli. Vorrei che percepissero la mia fatica e la mia gioia e potessero condividerle. E vorrei, sopra ogni cosa, al di là di quel traguardo trovare i loro occhi, perché sono gli occhi che danno un senso ad ogni mio essere qui.