Domenica 11 dicembre 2016 il #Primaditutto team ha partecipato con 2 staffette alla maratona di Reggio Emilia. Il team era formato da atleti patologici (oncologici, cardiopatici, disabili…) che per mesi si sono allenati per affrontare questa grande sfida, seguiti dall’allenatore e riabilitatore cardiologico Gabriele Torcianti.
Perché la Maratona di Reggio Emilia?
La decisione di correre la maratona di Reggio Emilia è nata dall’obiettivo primario di dimostrare che lo sport può essere una valida terapia, sia per il corpo che per la mente, e che può essere di enorme beneficio nell’affrontare la malattia e la convalescenza che ne consegue.
“Ho cominciato a fare sport dopo il mio secondo intervento. – racconta Giovanna Rossi, ideatrice del progetto – “Ho dovuto imparare di nuovo a camminare e la riabilitazione mi ha dato la spinta per non fermarmi. Ascoltavo il mio corpo e capivo che se lo tenevo attivo i dolori diminuivano e io potevo tornare ad avere una vita normale, anzi, per certi versi una vita migliore di prima. I medici mi avevano detto che non avrei più portato a casa la spesa da sola e non avrei più preso in braccio mio figlio, invece guardatemi… faccio triathlon! Quando ho aperto il blog ho capito che non potevo più tenere per me tutto quello che stavo imparando, così è nata prima l’avventura del Challenge Rimini e poi il #primaditutto Team.”
Il team formato da 2 staffette che hanno corso i 42 km, dividendosi il percorso a seconda delle possibilità di ciascuno. I partecipanti hanno età diverse e diverse patologie: Cesare, ha un defibrillatore nel cuore, Giordana, è stata operata di tumore ovarico, Rosy, ha combattuto un tumore alla mammella come Federica e Chiara, Anna, ha un subito l’asportazione di una parte di entrambi i polmoni. Questi sono solo alcuni dei nomi che daranno un volto a questo importante progetto, che ha come obiettivo l’utilizzo dello sport nella prevenzione secondaria e la diffusione di sane e fondamentali abitudini attraverso l’esempio concreto.
Si può ritornare a fare sport dopo un evento ischemico e dopo un tumore? Il #primaditutto team non solo dimostra che è possibile, ma si prefigge di trasformare l’obiettivo sportivo in un obiettivo di salute e di vita.
“La malattia ci ha insegnato che dobbiamo vivere alla giornata – È solita ripetere Mariagrazia Marina Davolio, tutor del team – Ma con un obiettivo si vive meglio! Io che sono sempre stata una sportiva ho capito quanto mi abbia aiutato avere un corpo in forma nel momento in cui ho dovuto affrontare l’intervento e le terapie per il tumore ovarico. Ho capito, soprattutto, quanto la fatica a cui mi aveva abituato lo sport sia stata fondamentale in alcuni momenti. Ricordo che facevo la radioterapia con una maschera che non mi faceva quasi respirare, chiusa dentro la tac… Ecco, quando non ne potevo più io, che di maratone ne ho corse tante, pensavo… dai che è il 35esimo km… non mollare!”
Ecco il foto racconto di questa indimenticabile avventura. E dopo la Maratona di Reggio Emilia chissà quale altro obiettivo aspetta il #primaditutto team per il 2017!